Per chiunque non abbia vissuto gli spensierati nonché tossici anni ’90, i Pattumeros erano dei mostriciattoli giocattolo definiti dal fabbricante “geni delle discariche”, una sorta di divinità minori della rumenta/munezza/rusco e tutte le possibili declinazioni regionali. Venivano venduti in sacchetti della spazzatura, da aprire nell’acqua ove sprigionavano sostanze ormai vietate dalla commissione europea per l’ambiente e dal buon senso, ma all’epoca nessuno se ne curava e i bambini ci tuffavano le mani dentro; poi trent’anni dopo ci lamentiamo dell’inquinamento delle falde acquifere. I Pattumeros in sé avevano un’estetica discutibile e un’utilità dubbia al di fuori della collezione, ma vuoi mettere la gioia di tirarli fuori dalla rumenta? Ne consegue che questo sarà un post per stomaci forti.
Koris non è mai stata una signorina-gnegne e la zozzura non le fa troppa paura, altrimenti non sarebbe (stata?) una speleologa. In questi otto anni ha pulito chilometri di corde che parevano uscite dal nido di un dinosauro con la diarrea, ha spazzolato tute di cui si era dimenticato il colore originario, ha lucidato ferraglia con incrostazioni di fango in reconditi ingranaggi inaccessibili. Si ricorda in particolare un’uscita alla Grotte du Barry in cui tutto (e letteralmente tutto, umani compresi) era così disgustoso e zozzo che venne imballato in sacchi della spazzatura (ok, gli umani no) e portato il giorno dopo a lavare al primo fiume disponibile perché non era pensabile portare in casa quella roba. Menzione speciale al dover pulire la tenda dalle deiezioni dei simpatici uccellini canterini o delle meno simpatiche e meno canterine lumache senza guscio, più piccole ma non per questo meno copiose. Insomma, Koris pensava di situarsi a un livello di schifo piuttosto elevato. Poi venne l’Aliena.
Il vantaggio del latte in polvere rispetto alla tetta “produzione limitata” è che i biberon sono diventati all you can eat. Lo svantaggio del latte in polvere è che avendo dei biberon all you can eat ci si illude che qualunque momento di urla feroci possa essere curato col cibo. A peggiorare le cose c’è l’incapacità di Alienottola a esprimersi altrimenti che urlando o cercando di ciucciare cose ma anche persone. Tre giorni fa l’Aliena frignava, Koris era cosciente che l’intervallo delle tre ore fra un biberon e l’altro non era ancora passato, ma non trovava altra spiegazione al pianto disperato. Ha quindi deciso di usare la stessa tecnica collaudata dall’Amperodattilo quando gatta Spin miagolava senza posa: riempirla di cibo. L’Aliena ha sembrato gradire il trattamento, ha finito il biberon, ha fatto un ruttino pro-forma e quindi è stata parcheggiata sulla sdraietta in un apparente stato di beatitudine. Koris si è illusa di avere un attimo di tempo per se stessa, poteva magari guardarsi un film. Tuttavia l’Aliena ha deciso per lei: un remake della celeberrima scena de “L’esorcista”. Ha vomitato l’intero biberon e forse più a getto d’idrante su tutina, body, asciugamano messo a inutile protezione della sdraietta e sdraietta. Non sembrava troppo turbata dall’evento, a differenza di Koris, che sperava nell’intervento di un adulto responsabile. Poi si è ricordata di essere lei, l’adulto responsabile. Ha cambiato l’Aliena, in cui la possessione demoniaca di Pazuzu sembrava passata, ha preso tutte le parti tessili vomitate e si è messa a lavarle, a mano, rimpiangendo il fango della Grotte du Barry. C’è da dire che pensava che avrebbe vomitato anche lei davanti al rigurgito alieno, invece per ora se l’è cavata solo con una pletora di pensieri suicidi. Un progresso, forse.
Si pensava che dopo lo tsunami gastrico non si poteva scendere (o salire) di più sulla scala dello schifo, ma l’Aliena ha deciso che non c’è un limite al peggio. Stanotte alle due ha richiesto attenzioni. Già che nella nostra società tecnologica nessuno si sia ancora inventato un assistente per i risvegli notturni è grave. Koris ha messo a scaldare i biberon preparato a un’ora in cui la presunta adulta era ancora in grado di intendere e di volere (circa), quindi è andata in esplorazione del pannolino alieno. Niente rifiuti tossici, Koris ha pensato di sfangarla senza troppe difficoltà con un cambio, un biberon e un rutto. Si è lanciata nel primo step col pilota automatico, mentre l’Aliena urlava perché è un esserino che tiene al proprio pudore, si vergogna se sta a culo scoperto. Alle battute finali, l’Aliena ha tirato un calcio al pannolino in via di chiusura e ha liberato le budella su qualunque cosa fosse a tiro di intestino (questa pratica ha assunto il nome in codice di “caccapulta”): pannolino, body, fasciatoio coperto da un asciugamano su Ampero-consiglio rivelatori vitale. Koris avrebbe di nuovo voluto avere un adulto responsabile da cui andare a piangere, poi si è ricordata di non averne. Ha preso l’Aliena scagazzata e ancora urlante in braccio, ha tolto l’asciugamano vittima, ha buttato il pannolino, ha cambiato il body. Appena pulite le sante chiappe chiuso il secondo pannolino, l’Aliena ha sganciato un’altra bomba tossica. Tutto da rifare, ma almeno non ci sono state vittime collaterali. Terzo pannolino, altro cambio al volo come se ci fosse un timer e una carica di esplosivo pronta ad esplodere… oh, ma è così: terzo rumore inquietante, terzo pannolino sacrificato. Koris inizia a capire Medea, si contiene sapendo di non avere a disposizione il carro alato del Sole per fuggire lontano. L’Aliena urla il suo disappunto nella notte, ma per Koris-fortuna la caccapulta è scarica; mentre si ricarica con un biberon, Koris si appunta di dover lavare a mano le vittime notturne, rimandando all’indomani e maledicendosi in più modi. Per un puro caso le macchie spariranno con una copiosa dose di sapone solido.
Non che Koris non fosse al corrente di codeste luride abitudini dei neonati e della loro propensione a produrre ingenti quantità di rifiuti organici (e di rifiuti tout court, visto il numero di pannolini consumati e no, quelli lavabili non sono una soluzione praticabile). Però non pensava che in poco più di un mese riuscisse a pulire le peggiori schifezze senza battere ciglio. Deve essere un segno inequivocabile della sua trasformazione di Pattumeros.