Di solito quando si viaggia ci si deve adattare al cibo, tanto bene o male qualcosa da mangiare si trova sempre. A costo di dover sopravvivere per tutto il soggiorno a patate e formaggio.
C’e’ tuttavia un limite a tutto. Ci sono principi fondamentali che non possono crollare. Colonne dell’umanita’. Pilastri dell’esistenza.
Uno di questi e’ la colazione.
Si prendano due italiane e tre francesi e li si metta in un hotel di categoria medio-bassa-raso-terra in una capitale dell’est Europa. Diciamo Mosca, per esempio. Prendiamo siddetto campione alle ore 8:30 del fuso orario locale, ore 6:30 percepite dalle cavie ancora settate sul fuso di Parigi. Li si sieda in una sala con orribili tovaglie verdi. Si cerchi di spiegare loro in una lingua straniera, diciamo il russo, che la colazione consiste delle seguenti pietanze: the, yogurt di conservanti con scadenza nel 2020, pane (che sa di pandoro scaduto da tre anni) con arrosto, frittata di soli albumi d’uovo e porridge di farro. Ci sono anche degli involtini di carne (o aringa?), ma sono a pagamento.
La reazione del gruppo di cavie potrebbe essere inattesa.
Prima di tutto il gruppo si deprime, pensando che potrebbe non sopravvivere a una settimana di trattamento simile. Poi passa alle contromisure.
Le contromisure consistono nel mischiarsi ai locali e rischiare le incomprensioni linguistiche di un supermercato russo, dove ovviamente nessuno parla inglese e i caratteri latini non sono pervenuti. Il gruppo si concede circa trenta secondi di incomprensione davanti a un enorme scaffale di sola vodka, dopodiche’ si appropria di: una scorta di bevande latte-e-cacao in cartocci (che probabilmente non vengono elargite nemmeno ai pargoli russi, cresciuti a uova e salmone crudo fin dalla culla), biscotti secchi, marmellata di mirtilli, Kinder cioccolato (!) e un caffe’ solubile in acqua calda perche’ il 99.9% dei fisici non sopravvive senza caffe’ (lo 0.1% e’ Koris). Un francese particolarmente spiritososi appropria anche di una mortadella.
La mattina successiva la cucina russa (di quello che si e’ scoperto essere un ostello dell’equivalente ortodosso di Comunione e Liberazione, data la presenza di immagini sacre e di dubbio gusto ovunque, una chiesa al quindicesimo piano e un’oscillante rete wifi dall’eloquente nome "pilgrim") offre collosi spaghetti e salsicce (ricordiamo che sono le otto del mattino). Ci sono alcuni elementi occidentali che fanno mestamente colazione, provati dall’assenza di caffe’. Poi scende la truppa, che si appropria del pane dal sapore di pandoro avariato e dell’acqua calda. Quindi sfodera il bottino, imbandendo la tavola per una perfetta colazione degna di questo nome. Le inservienti russe e gli ospiti fissano ad occhi spalancati.
"Ma quelli hanno la marmellata!"
"Io non glielo lascerei fare" (n.d.K. e’ il Replicante che dice questo)
"Ehi, ma come avete fatto?"
"Segreto professionale. Vuoi caffe’? Possiamo spacciarlo, ma si paga"
Morale della favola: d’accordo l’adattamento, ma non siamo nati per soffrire. Non quanto pellegrini ortodossi, comunque.
Petit dejuner sur la Moskova
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Ho fatto una cosa simile in Olanda… per il viaggio di ritorno piuttosto che darmi in pasto ai fast-food, sono andato in un supermercato dell’Aja e ho dato fondo alla mia conoscenza filo-germanica di affettati, pane e derivati:)
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@Faber: comprensibilissimo. Noi non potremmo sopravvivere senza. Contando poi che nella zona non c’e’ nulla con cui rifarsi!
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Giusto!!!! Le sofferenze sono già abbastanza "puntuali" e di propria sponte… Ma a nessuno di voi è venuto in mente di portarsi qualcosa da terra di Linguadoca? Intendo prima di mettersi in viaggio!!!!
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@Nathan: onestamente no, si pensava che si trovasse un buffet sul posto. Solo che nessuno sapeva che il posto era un ostello ortodosso…
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Ho sempre sopportato di tutto all’estero, ma una colazione senza caffellatte, fette biscottate e marmellata no, non potrei sopportarla a lungo!
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@Gattara: appunto. Uno puo’ anche adattarsi a mangiare stinco di montone a pranzo e a cena, ma sulla colazione non si transige. Oggi c’erano wurstel col ketchup. Si stanno occidentalizzando, non c’e’ che dire…
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e la focaccia calda dell’Amperodattilo? E’ sogno e realtà? ma quacuno disse che il pane altrui sa di sale., quindi come si faceva per i viaggi estivi portarsi tutto da casa!!!!!!
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@Amperodattilo:appaiono in sogno icone ortodosse che si rimboccano le maniche dorate e impastano la focaccia, altroche’. E qui il pane altrui sa di aringa (o di carro armato, come diciamo da queste parti).
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Il caffè è il sale della vita, anche se è più buono con lo zucchero: non si può transigere sul punto!
In un giro dei paesi dell’Est viaggiavo con moka e fornelletto elettrico al seguito, mai più senza!
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Dicono che sale e caffe’ sia veleno (io non lo so, sono l’unico essere umano che non fruisce della bevanda). Pero’ si’, alla prossima avventura nell’est Europa si parte con la spesa da casa, per paura di non rimediarla in loco.
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