Rapporti di buon vicinato

A casa dei Maiores, ovvero a Merdopoli, era pratica diffusa suonare alla porta di fronte in caso di bisogno. La dirimpettaia era madre di famiglia calabra e fra lei e l’Amperodattilo vi è sempre stato un traffico di generi alimentari alla bisogna. Il traffico si fece più fosco, truffaldino e a base di litri d’olio quando l’Amperodattilo ebbe il figliolo diripettaio come alunno, ma in tali rapporti è meglio non indagare. Comunque sia nell’infanzia di Koris si ricordano svariati episodi a base di “Vai a chiedere alla vicina un limone/la farina/uno stinco umano/il peperoncino”.A Boulogne nelle nebbie di Avalon, nel Collegio per studenti presunti potenziati, tale pratica era portata agli estremi, estendendosi a piatti, pentole, sedie e persino tavoli. “Tranquilla che te li riportiamo” era il commento d’obbligo, senza ovviamente precisare le tempistiche di resituzione. Onde evitare l’appropriazione indebita di stoviglie mai rese, Koris si era dotata di piatti dalle fantasie più perverse, per riconoscerli immediatamente dal cattivo gusto. Ma il Collegio era un luogo particolare, fuori dallo spazio, dal tempo e soprattutto dalle convenzioni sociali, dove ricevere telefonate alle otto di sera del calibro “Veniamo a mangiare da te, apparecchia per quattro, anzi fai cinque che forse viene anche il primo che passa” era la norma. La risposta no non era quasi mai un’opzione, nessuno si stressava a cucinare e nella camera di Koris e Sophia regnava il “Facciamo una pasta con X”. Alla X si può sostituire qualunque cosa, dagli spinaci alla nutella (sì, tutto questo è realmente accaduto).
Koris fino ad oggi non sapeva se l’usanza di suonare in caso di bisogno di generi alimentari fosse diffusa anche in Francia. Essendo suo malgrado assieme a gente precisina, fa sempre in modo di avere quanto serve per evitare pipponi epici sulla sua disorganizzazione.
Stasera è capitato che Koris abbia deciso di fare una crostata. Considerandolo una questione d’onore, di vita o di morte. E capita che ha tre uova su quattro. E non c’è la Coop aperta fino alle otto a portata di mano, come in Collegio.
Koris tergiversa. Si tratta di onore contro timidezza cronica. Vince il “salviamo l’onore”.
Va a bussare alla vicina di sotto. Deserto. Koris non riesce mai a beccarla, né quando le lancia per sbaglio in cortile mollette e calzini, né in qualunque altra occasione.
Vicina di sopra. Che poi è l’ultima speranza, perché non è che si muoia di voglia di andare a bussare al contrabbandiere del terzo piano. La vicina apre, in costume da bagno. Koris inalbera la faccia da culo magistrale.
“Ciao! Hai mica un uovo?”
Le esita. Koris si rende conto che forse lo scambio di generi alimentari dell’ultim’ora non è una pratica francese, ma ormai è tardi. E invece se ne va da casa della vicina con un uovo e un scodella di passato di melanzane.
“Ho fatto una festa ieri sera, ne è avanzato parecchio e io non riesco a finirlo da sola”
Che non sarà il Collegio, ma almeno esportiamo buone abitudini. Farsi preparare la cena dai vicini, per esempio.

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13 thoughts on “Rapporti di buon vicinato

  1. fradicuneo 23 luglio 2013 alle 08:09 Reply

    In tutte le case in cui sono stata ho sempre avuto buoni rapporti di vicinato, e se non era scambio di cibo, era ed é fare due chiacchiere…in generale mi piace sentirmi comoda e a casa fin dal momento in cui apro la portina 🙂

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    • Yaxara 23 luglio 2013 alle 08:42 Reply

      Ma io sono timida come me sola. Se non ci fosse stato di mezzo il mio onore non so se avrei bussato.

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  2. Nathan 2000 23 luglio 2013 alle 08:31 Reply

    Credo che questa usanza sia, alla fine, universale. Ma dalle parti del meridione d’Italia è addirittura una consuetudine (che è diventata legge). 🙂

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  3. Fannes 24 luglio 2013 alle 08:32 Reply

    Ottimo. Già che l’hai vista in costume, è carina? Posso venire a trovarti e magari ci facciamo cucinare qualcosa? XD

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  4. Tetto 25 luglio 2013 alle 20:39 Reply

    Ottimo inizio. La prossima volta sai che puoi buttarti molto più tranquillmente.
    Anch’io l’altra sera mi sono ritrovata con tanti bei fiori di zucca, colti dal frugolo nell’orto, ma senza l’uovo (appunto) per impastellarli.
    Per fortuna in questo borgo selvaggio ho a chi chiedere!
    non so se a Firenze avrei avuto la faccia tosta di suonare ai vicini.

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    • Yaxara 26 luglio 2013 alle 10:57 Reply

      Ma sì, alla fine la faccia tosta si trova sempre. Ma nei borghi selvaggi è più facile!

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  5. vidaemquadrinhos 27 luglio 2013 alle 21:00 Reply

    Chiedere è lecito, rispondere è cortesia 😀 Adesso mi rimetto in pari con gli altri post!

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  6. TheGravedigger 9 settembre 2015 alle 09:45 Reply

    Ti abbiamo sempre riportato tutto! E quel 4-5 mi pare un numero abbastanza basso…Mi ricordo telefonate tipo: abbiamo giocato a basket, siamo in 10, più altri 2-3 imbucati. Ci prepari da mangiare?

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    • yaxara 9 settembre 2015 alle 11:17 Reply

      Ah, e quelle strane somiglianze coi miei piatti nel vostro mobile erano del tutto casuali? Poi non citavo i pranzi post basket per non tirarmela…
      E comunque mannaggatte che commenti post di seimila anni fa…!

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      • TheGravedigger 9 settembre 2015 alle 13:18

        TheGraveDigger scava, scava..

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