Anniversario di una tegola sul cranio

25 aprile del 2015, Koris si sveglia e scopre che piove. Cioè, ha piovuto tutta la notte e ora pioviggina. Koris ha un rendez-vous per andare ad arrampicare, ma le sue speranze si affievoliscono. Manda un sms esplorativo, le rispondono “tempo dimmerda, giornata copertina, serie tv e divano”.
Ora, Koris avrebbe anche un altro appuntamento maturato la sera prima, durante la discussione con un Paguro che si è deciso ad uscire un minimo dal guscio. La discussione in merito si è svolta più o meno così:
“Io domani andrò a fare una passeggiata fotografica”
“Ah, peccato, io ho già un appuntamento con amiche per andare ad arrampicare se fa bello”
“Ah, ecco. Beh, se cambi idea… no, volevo dire, vai ad arrampicare, ma nel caso…”
“Ho capito, ho capito”
Ora, Koris sa, da anni e anni di film americani e non, che buttarsi sul telefono a dire “sono libera!” è uno sputtanamento totale. Per usare un gergo collegiale caro al Mathematicus, è come se a Risiko! dovessi conquistare le armate gialle e mostrassi la carta “obiettivo” a tutti. Sono cose che non si fanno, ecco.
Però questo è un segno di Zeus, che capperi. Il meteo prevedeva gran sole fino a ieri sera e oggi sfacelo quanto basta per bagnare le falesie, ma non abbastanza per una passeggiata. Solo una coincidenza? Io non credo.
“Com’era la storia della passeggiata fotografica?”
“Ci vediamo all’una al solito posto”
All’una sta uscendo il sole, è decisamente un segno del cielo. O della legge di Murphy, perché Koris ha il k-way nello zaino assieme alla Pentax. Il paguro in questione ha la più orribile maglietta di tutto il suo guardaroba e un’enorme macchina fotografica in spalla. Koris lo guarda lo stesso come se fosse fatto di zucchero filato: appetitoso, ma da maneggiare con estrema cautela.
Si parteper la Sainte Baume, sotto un cielo che non ha ancora deciso se fare bello o meno. Si arriva al Col de l’Ange e si inizia a scarpinare. Koris è finalmente riuscita a sviare il discorso dalla speleologia al personale e ascolta di dottorati complicati e relatori che seguono la via della stronzaggine predicata dal Replicante, delle foto alle farfalle con trappole di marmellata, dei dolci della nonna alsaziana.
A un certo punto, la tracolla della Pentax decide di suicidarsi. Koris sarebbe tentata di buttare tutto nello zaino e rimandare il bricolage a data da cestinarsi, ma ogni tanto fare la principessina e farsi riparare la tracolla paga. Forse.
In un momento di consultazione della carta, Koris è tentata di toccare con mano se il paguro è mobido come sembra, ma non acceleriamo troppo. È un paguro, e se ti dice “cazzovuoi?” lì, nel mezzo del nulla di Cuges les Pins?
Bisogna passare ancora il Pic de Bertagne con un po’ di Koris-sarcasmo fritto e le foto macro agli iris perché il paguro si decida a porre la domanda che Koris aspetta da un paio di settimane.
“Se il tuo indirizzo mail è un personaggio del Flauto Magico, devo dedurre che ti piaccia Mozart”
E qui Koris parte con una sua proposopea su Handel “che questa estate vado a vedermi l’Alcina”, su Rossini che dopo di lui il nulla, su opere varie e avariate, su Wagner e che Koris ci ha anche provato ad ascoltarlo, ma ha rischiato di non svegliarsi mai più. Si ferma in mezzo a tutto questo casino.
“Scusa, non sono una musicista io, sono solo una cialtrona che ascolta e capisce poco, però sei la prima persona con cui posso parlare di musica senza essere presa per matta…”
“Figurati. Del resto sei la prima che mi dice che apprezza Handel e che le fa schifo Wagner, come a me”
“Poi ascolto anche musica medievale, sostanzialmente perché adoro le cazzate in latino”
“Mai studiato latino. Ho studiato greco antico, in compenso”
SDENG! Più o meno è il rumore che fa una tegola virtuale infrangendosi sul cranio di Koris, che si impala sul posto.
“Anche tu?!”
“Come anche tu? Chi altro?”
“Beh, anche io!”
Si torna a parlare di musica. Il paguro chiede a Koris se conosce Monteverdi. Qualcosina, l’Orfeo, il Ritorno di Ulisse in Patria…
“Certo che lo dici tu suona molto meglio” sorride il paguro. Koris a quel punto non è bene padrona dei suoi piedi, ci si inciampa mentre cammina a due palmi dal suolo. Arriva alla macchina, ma in realtà alla macchina non vorrebbe arrivarci mai.
“Allora la prossima volta porto musica da ascoltare. Conosi *segue nome di compositore sconosciuto 404 not found*?”
“No, te l’ho detto, sono ignorante”
“Beh, mi avrebbe stupito il contrario, se mi avessi detto che lo conoscevi avrei pensato a una menzogna”
Che, oh, ora facciamo pure i test? Guarda che Koris è rincoglionita, mica puoi pretendere.
“Ascolti musica antica, hai studiato greco… non dirmi che per caso leggi anche libri”
“No, per quello sono completamente analfabeta. A parte il mio attuale trip per la Francia nell’Anno Mille”
“Io ho appena finito un volume di saghe islandesi, forse mi rileggo Zola che era la lettura della mia adolescenza”
SDENG! Un’altra tegola. Koris è a un livello di rincoglionimento tale che fra un po’ non sa manco come si chiama. Però, memore delle balle senza fine del Senzaddio, decide di fare anche lei un test.
“Io all’esame di stato ho portato la Medea di Euripide. Anche voi in Francia dovete preparare un testo?”
“Sì, ma possiamo sceglierlo personalmente. Io preferivo le commedie, ho portato gli Uccelli di Aristofane”
SDENG! A ‘sto punto non è più una tegola, è tutto il tetto che crolla sul cranio di Koris, spaccato a metà come un melone e rigurgitante arcobaleni. In poche, pochissime occasioni Koris è mai stata così stordita.
Scende dalla macchina, saluta con “a domani!” perché il sottoterra è una solida realtà, e si barcamena a casa sua alla meno peggio, sempre senza toccare terra.
Quando si impossessa del telefono per chiamare i Maiores, urla fuori di sé.
“Handel! Aristofane! Zola! Fare foto! È l’uomo della mia vita!”
“… cosa?”
“Voi non capite, è la mia ultima possibilità! O lui o nessun’altro!”
“Ora calmati, nessuno è l’ultima spiaggia…”
“No! Non ne esiste un altro come lui nell’universo!”
Ogni appello alla calma cade nel vuoto siderale delle comunicazioni Italia-Francia.

Una delle prove che Koris non era più in sé, da una conversazione con Junior

Una delle prove che Koris non era più in sé, da una conversazione con Junior

P.S. Koris voleva scrivere questo post un anno fa, ma era troppo stordita.

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16 thoughts on “Anniversario di una tegola sul cranio

  1. fradicuneo 25 aprile 2016 alle 11:09 Reply

    Beeeeeelllooooo!!!

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  2. Celia 25 aprile 2016 alle 11:12 Reply

    … ❤
    (anche nel mio caso c'era di mezzo una macchina fotografica, ma la faccenda è stata molto più lunga, molto più insospettabile, e un po' meno romantica. voglio dire, ho conosciuto Moroso perché insultavo un suo compagno di associazione durante un torneo, vabbè.)

    però ora voglio la versione narrata da lui!

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    • yaxara 26 aprile 2016 alle 14:12 Reply

      La versione di lui non è data se non “ogni tanto rallentavo apposta per vedere se mi avresti aspettato”.

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  3. Mezzatazza 25 aprile 2016 alle 12:51 Reply

    Ahahaha, che bello! 🙂

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  4. elena 25 aprile 2016 alle 17:41 Reply

    però vorrei descrizione accurata della sua maglietta definita “orribile”…..dev’essere veramente stata brutta per distrarti dalla morbidezza pagurica ….un bacio, elena

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    • yaxara 26 aprile 2016 alle 14:11 Reply

      Bianca, con un topo in mezzo, dotato di zaino da montagna (credo fosse la maglietta del gruppo speleo in cui era da ggggiovine)

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  5. altrirespiri 26 aprile 2016 alle 11:29 Reply

    beh… auguri!

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    • yaxara 26 aprile 2016 alle 14:10 Reply

      Era più una cosa che avevo voglia di scrivere che un anniversario 🙂 Ma grazie

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      • altrirespiri 26 aprile 2016 alle 14:36

        ma ad una storia così bella si augura sempre di durare, anche senza anniversari!

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      • yaxara 29 aprile 2016 alle 07:46

        Grazie! E’ quello che si augura 🙂

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  6. laTigli 26 aprile 2016 alle 15:44 Reply

    oooooh, che bella storia, che splendido inizio… 🙂

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  7. vidaemquadrinhos 28 aprile 2016 alle 21:11 Reply

    Perché mai non ho commentato questo post? ❤
    (Cuori a profusione)

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