Mangrovie, scimmie e risotti

Marseille, in teoria emisfero boreale, in teoria 43° di latitudine nord. Ma vista l’umidità debordante e la temperatura che si ostina a sfiorare i 30°C, siamo stati teletrasportati non lontano dall’equatore. Koris aspetta solo la comparsa delle mangrovie per strada, ché i pappagalli e gli scimpanzé ci sono già.

Parlando di primati poco evoluti, Capo Giuseppi ha ri-convocato Koris per finire la conversazione che aveva sapientemente tagliato causa impegno di cui si era dimenticato, una variante della tecnica della tanatosi per evitare le situazioni spiacevoli. Questa volta però si era preparato un discorsetto in pieno stile “divide et impera”, perché non c’è niente di meglio che scaricare la colpa su chiunque non sia al vertice. Il succo del discorsetto: sì, il collega avrebbe dovuto avvertire Koris della divisione del lavoro, ma siccome Koris ha un piglio molto dinamico (sic) e talvolta sembra stressata (sic), il collega si sentiva troppo in soggezione a comunicare. Quindi Capo Giuseppi non sta dicendo che Koris dovrebbe cambiare perché questo è il suo modo di essere, però sì, dovrebbe cambiare. Koris si è ripromessa di cambiare, ma non carattere, bensì laboratorio. Meno 727 giorni alla domanda di trasferimento, a meno di congiunzioni astrali favorevoli che stavolta col cazzo che si rinuncia.

Nel mentre? Nel mentre l’idea è di godersi lo stipendio, lo smodato numero di ferie all’anno, lo smartworking e altre cose approvate da Duccio Patané che ormai è il work-coach ufficiale. Del resto un sacco di colleghi non sembrano farsi alcuna paranoia sulla riuscita o meno di certi progetti, quindi perché dovrebbe essere un Koris-problema? Che tanto ad accollarsi i problemi altrui non si va da nessuna parte se non sul balcone per buttarsi di sotto. Anche no, abbiamo già visto il film.

Koris ha sviluppato un odio per il progetto gestito in modalità AGILE. Dove AGILE dovrebbe essere un progetto in cui non c’è un obiettivo e si va sentimento. Che non va bene nemmeno per l’interrail post-laurea, figuriamoci per una mini-pentola a pressione nucleare. Come spiegare l’organizzazione del progetto senza svelare dettagli e rendendolo comprensibile? Proviamoci con un risotto.

Arrivate in cucina e vi dicono che c’è da fare un risotto. “Ok, un risotto come?” direte voi. Vi rispondono un risotto allo zafferano per quattro persone. Vi mettete a cucinare il risotto allo zafferano. Avete appena aggiunto le prime mestolate di brodo quando vi dicono che sarebbe meglio avere il risotto allo zafferano per dodici persone, hai visto mai arrivino degli invitati in più. “Ma poi arrivano questi invitati in più? Non è che mi tocca buttare via tutto?” chiederete. “Vai tra” vi rispondono. Il riso cuoce, la dose è per dodici persone, state per aggiungere lo zafferano quando arrivano e vi dicono “per il risotto è meglio orientarsi sul piselli e pancetta, preferiscono”. E di ‘sto zafferano che ne fare? Lo mettete da parte che hai visto mai. “Quante dosi di sto risotto piselli e pancetta?” chiedete, già un po’ scazzati. “Iniziamo per quattro, ma potrebbero diventare dodici” vi dicono. Iniziano a girarvi i coglioni. Siccome avete buttato tutto una volta, iniziate a fare il risotto per quattro persone, anche perché pare che in frigo non ci sia abbastanza pancetta per dodici e bisognerebbe mandare qualcuno a comprarla. Il risultato sembra buono quando arrivano di nuovo in cucina e dicono “alla fine bisognerebbe fare piuttosto un risotto uva e pancetta. Sempre per quattro o per dodici, non è chiaro. Ah, e potrebbero esserci dei vegani, quindi bisogna accomodarlo a modo, questo risotto”. Mentre buttate al cesso tutto e ricominciate, torna in auge l’idea del risotto piselli e pancetta per dodici e tutti glorificano il mistico portatore di pancetta che ha fatto tutto lui. Avete voglia di mandare tutti affanculo e aprire un chiosco di piade in Martinica (feat. Celia). “Allora, questo risotto uva e salsiccia, si può avere vegano o no? Anche crudista non sarebbe male” aggiungono. Iniziate a informarvi sulle concessioni territoriali in Martinica.

Non avete capito una fava? Nemmeno Koris, ragion per cui cerca di prendere le cose sportivamente che tanto, che il risotto si faccia o meno, questi vogliono solo instagrammare i piatti, che nella vita vera sarebbe depositare brevetti. Se poi il risotto non è commestibile, amen. Koris farà presente a Capo Giuseppi che questa gestione non è compatibile col suo modo di lavorare. Capo Giuseppi visualizzerà il messaggio e se ne sbatterà la ciolla.

Insomma, tocca prendere corsi intensivi di FotteSega. Se almeno Giove fosse clemente col clima sarebbe già un passo avanti.

Mettere il primate poco evoluto a fare il risotto potrebbe essere la soluzione

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6 thoughts on “Mangrovie, scimmie e risotti

  1. er matassa 7 settembre 2022 alle 11:52 Reply

    Ho amato questo post.
    Tieni duro Koris: se può consolarti, è tempo di “migrazioni” per tutti:)
    Un abbraccio

    EM

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    • yaxara 7 settembre 2022 alle 13:52 Reply

      Solo che essendo migrata l’anno scorso non ne ho nemmeno voglia…

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  2. Celia 7 settembre 2022 alle 13:49 Reply

    lifegoal: chiosco di piade, chiringuito sulla spiaggia, e biblio-barca che faccia la spola fra le isole.

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    • yaxara 7 settembre 2022 alle 13:53 Reply

      Sul chiringuito ho delle perplessità, ma la biblio-barca assolutamente.

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  3. un Lich 13 settembre 2022 alle 06:52 Reply

    Però, che vita emozionante questo risotto: il trans-risottismo nuovo orizzonte della gastronomia. Non mi meraviglierei se poi si risvegliasse come Prima Portata Senziente e vi uccidesse tutti, a partire da Capo Giuseppi.

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    • yaxara 13 settembre 2022 alle 16:14 Reply

      Sarebbe una degna conclusione e sarei d’accordissimo col risotto.

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