Koris non è sparita col malloppo dopo la conferma dell’indeterminato, mandando qualcuno a timbrare il cartellino al suo posto come un truffaldino impiegato comunale. No, non si è nemmeno presentata al lavoro con giornale e settimana enigmistica, declinando ogni incarico con la scusa di essere troppo occupata. Però ci stiamo lavorando. Dovremmo forse anche trovare una blog-categoria per questa cosa, che non sia “pentole a pressione nucleare” perché è un po’ lunghetta.
E a proposito di pentoloni di uranio, in questi giorni la vita di un fisico sui social network è messa a dura prova dai neo-diplomati esperti di sicurezza nucleare. Questo non è un blog di divulgazione perché Koris non è capace, qui non si parla di situazioni geopolitiche in quanto troppo complesse da sviscerare in maniera ottimale, tuttavia Koris si sente di dire una cosa: i reattori non sono programmati per esplodere. La cricca di fisici e ingegneri non è una sorta di Umbrella Corporation con l’obiettivo di irradiare il pianeta e farcirlo con una croccante panatura di frammenti di fissione. In linea di massima sanno quello che fanno, esistono verifiche su verifiche, non si va a naso chiedendosi “signò, so’ due etti e mezzo de plutonio, che faccio, lascio? Se le avanza ci fa una testata nucleare”. Dulcis in fundo, per un numero limitato di incidenti gravi ci sono migliaia di ore di funzionamento nominale, quindi forse bisognerebbe rivedere un po’ la percezione del rischio. Fine dell’excursus che meriterebbe un post a sé con competenze che Koris non ha.
Tornando a minchioneggiare, sabato Koris ha rifatto dopo anni, secoli, millenni un pozzo di cento metri, venduto come P66 più P37. Avrebbe voluto anche armarlo, ma quando c’è troppa gente Koris si sente sotto pressione e fa stronzate (un aspetto a cui bisognerebbe lavorare). Però tutto sommato fino a due-tre anni fa sarebbe stato impensabile anche solo riuscire a motivarsi per mettere le chiappe nel pozzo, quindi possiamo considerarla una vittoria. Miracoli della tranquillità ritrovata, questa crisi dei pozzi avrebbe dovuto passare molto più rapidamente, ma quando hai già altri cazzi nella vita di tutti i giorni i problemi si ingigantiscono.
Per restare in tema, pare che Neutroni Porcelloni abbia un certo numero di “casseruole al culo”, termine francese che indica metaforica polvere ammassata sotto al tappeto e scoperta al momento sbagliato. Si parla di management del terrore, mobbing, umiliazioni e gente spremuta fino all’ultima goccia. Niente che Koris non sappia già o che non abbia sperimentato sulla propria pellaccia, ma leggerlo nero su bianco in qualche modo legittima certi sentimenti che in quell’epoca parevano esagerazioni della Koris-testa. E si conferma che mollare Neutroni Porcelloni va archiviata fra le migliori idee delle Koris-esistenza.
Continuando su argomenti sensibili, l’editor del Koris-malloppo è missing in action per ragioni della sua VitaVera. Koris è un filo indispettita perché questa storia si sta trasformando nella tela di Penelope quando dovrebbe volgere a una conclusione. Ma visto che non si può andare a prendere gente per la pelle delle chiappe, al momento si deve subire. In compenso Koris ha all’incirca deciso di rimettersi in esercizio cercando di scrivere una paginetta di “cose a caso” al giorno (tecnica battezzata con Junior “il metodo mini-Sanderson”), tanto per vedere se è ancora capace.
Sul lato letture, Koris ha capito che Neil Gaiaman non è proprio il suo autore preferito, ma era anche l’unica scelta sensata dallo spacciatore di libri usati, i cui scaffali vuoti o pieni di fuffa non danno molte alternative. Koris teme di dover abbandonare la sua libreria di fiducia, visto che fra pagamenti online impossibili e forniture scarse comprare un libro è diventato complicato; venerdì è andata senza un’idea in testa alla libreria dei ricchi (dove va ‘thieu, per capirsi), ne è uscita con un gialletto marsigliese della trilogia di Fabio Montale e un libro scelto del tutto a caso. Il secondo è “Il bazar dei piccoli miracoli”, scelto col criterio “ma sì, leggiamoci un autore giapponese contemporaneo”, e Koris non vuole preventivamente sapere se fa schifo. Che vita difficile.
Nota di chiusura: questo post poteva intitolarsi cose come “un’esistenza quasi normale”, ma dopo l’ultimo titolo del genere è arrivato il coviddi, quindi magari anche no.