Da quando, qualche giorno fa, un mercante di carne (si chiamano così le aziende che mandano gente a lavorare per altra gente) si è fatto vivo per proporre un contratto in subappalto a Neutroni Porcelloni, Koris è andata fuori di testa. Non è stata nemmeno una cosa molto ragionata, “manco a li cani” è uscito d’istinto. Tuttavia è uscita anche tutta la melma che forse era confinata o forse no; insomma, la copertura di menzogne va-tutto-bene-per–ora è crollata e no, non va bene un tubo.
Koris si ritrova presa da momenti di panico a ripetersi “non voglio, non voglio, non voglio”, che riguarda un po’ l’essere disoccupata fra 16 mesi, ma ancora di più il lavorare senza alcuna soddisfazione, facendo una vita assurda, guidando per due-tre ore al giorno ed essendo sempre stanca. Koris si sveglia di notte pensando che deve assolutamente dormire o le prenderà il colpo di sonno in macchina, poi si rende conto che la situazione non è più la stessa e che ora come ora non ci sono tragitti al volante, cerca di tranquillizzarsi e quindi le viene l’ansia perché andrà a finire che dovrà tornare su Neutroni Porcelloni con un contratto-capestro. Che quando per chiunque altro sei troppo vecchia e troppo fuori profilo, oppure quando per un posto pensato per te trovano qualcun altro che è più bravo ad essere te, beh, è o quello o un luminoso futuro di disoccupazione e mensa dei poveri, a cui conviene elargire donazione a mo’ di investimento per l’avvenire.
Il clima aiuta? Ma manco per il cazzo. ‘thieu è stanco e di umore terrificante per via della situazione sanitaria e del buffone dell’Eliseo che propina “il faut vivre avec le virus”. Che poi anche lì bella poetica, siamo passati dal “nous sommes en guerre” a “massì che ce frega, il vairus c’è ma a noi ce lo puppa, l’importante è l’economia”. E alla fine l’economia sticazzi, visto che non ci sono segnali positivi e chissà cosa succederà. Trallalà. Gli unici tranquilli sono i Koris-colleghi dallo stipendio di giada e dal posto fisso incrollabile, che in smart working dalle loro villette in campagna si lamentano giusto dei progetti che non avanzano. Vabbè, qualcuno deve pur essere felice o meno a pezzi.
Al lavoro ormai Koris non sa nemmeno più in che anno siamo, cosa deve fare, perché lo deve fare. Se non ci fosse stagista J forse Koris passerebbe le giornate a fissare il muro; tanto gli spettrometri non vanno, il progettone di Obi Wan Kestronzo sarà ritardato oltre il termine del Koris-contratto, la motivazione è inesistente. In questo limbo sospeso Koris ha i flash del suo personale Vitenam nel biennio 2017-2019: rivede il MegaCapo che dice “I am not listening, your opinion does not interest me”, le tornano in mente dolorosi dettagli sopiti come i file Excel da 2000 righe, si trova a pianificare conti che non deve più fare, pensa a dove ha lasciato una macchina-cesso che non ha più. Un po’ come in Gatti Veterani, solo che non fa ridere. Ogni tanto il cervello si ripiglia in tempo, ogni tanto no e tocca cercare una qualunque cosa concreta per accorgersi del presente. Che si rivelano per nulla rassicurante, quindi da capo al fine. C’è serenità.
Koris è la solita esagerata? Di sicuro, dai, lo sappiamo che c’è chi sta peggio. Ma intanto sta così e non è che possa raccontarsi più di tante frottole al riguardo.
