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Abbruttimento e brutture

‘theiu se n’è partito per la sua settimana di vacanza supplementare perché egli può, quindi da sabato Koris è padrona dei luoghi. Subito è stata colta dalla sindrome dell’Amperodattilo per cui la casa doveva essere pulita pulitissima, persino le fughe delle piastrelle della doccia e sotto a quel mobile in cui ormai la polvere sta costruendo architetture faraonica. Peggio che peggio, Koris-massaia è stata anche contenta e soddisfatta del risultato, durato più di cinque minuti per l’assenza di Zozzorath nei paraggi. Poi è tornata se stessa, ha giocato a Civilization IV per un numero di ore che per pudore non riporteremo, ha cercato di finire The Moment of Silence, punta e clicca con un’ottima storia e un gameplay discutibile, ha guardato un numero elevato di episodi di “The Fall” perché nessuno le ha detto di andare a dormire.

La prossima volta che ‘thieu se ne va in vacanza da infame perché egli può, al suo ritorno troverà almeno due gatti di cui è fiero obiettore di coscienza. Colpa sua, chi va all’osto perde il posto e si sa che i felini saltano volentieri sulle sedie libere. Del resto nella famiglia Koris è chiaro che i gatti non si adottano ma si appioppano.

In laboratorio è un delirio. Koris ogni giorno sgrana un rosario di bestemmie per non aver mandato quel cv a Neutronland dopo essersi fatta infinocchiare da Capo Giuseppi, che le ha rifilato un bidone degno dell’e-commerce delle origini, quando si mandavano le scatole dei telefoni coi mattoni dentro. Negli uffici temporanei è arrivata l’acqua ma si raggiungono temperature di fusione nucleare. Il caldo dà alla testa un po’ a tutti, si rifanno cose su cose perché nessuno sa davvero cosa vuole. Koris se lo porta già menato da casa, decide che in linea di massima il 90% delle merdate che vede non è un suo problema, però si rompe gli zebedei lo stesso.

Si pensava che più in basso di così non si potesse andare quando sono tornati alla carica i tizi che hanno accollato a Koris lo studio infatti del periodo di prova. Lo rivogliono, ma più bello e puccioso. Si è provato a spiagargli che Capo Giuseppi aveva forse previsto cose nel 2023, dall’altra parte hanno risposto che no, Capo Giuseppi sapeva benissimo che c’era budget per il progetto quest’anno e quindi si deve tirare fuori la ciccia. Tre ore di riunione passate a sparare mirabolanti balle per prendere tempo, compreso “le termiti rosse ci hanno mangiato il server, spiace”, mentre si scrive di nascosto a Capo Giuseppi che nonostante l’invito aveva amorevolmente fatto sega. Capo Giuseppi si degna di rispondere stamattina con “ah, sì, se n’era parlato a fine aprile, poi ci siamo scordati. Magari facciamo qualche calcolo durante l’estate”. Koris vorrebbe decorarsi l’ufficio con le budella del messere in questione, anche perché luglio sarebbe agli sgoccioli, che minchia di estate resta? Contando che ci sarebbe questa trascurabile cosa chiamata vacanza, e Koris non avrebbe alcuna intenzione di rinunciare al suo diritto alla disconnessione.

Insomma, Koris dovrebbe essere in ferie giovedì sera, ma potrebbe non arrivarci incensurata. Andrà a radere al suolo qualche città troppo vicina in Civilization IV.

Ritratto di Koris a due giorni dalle ferie

E in tutto ciò

Koris non è sparita col malloppo dopo la conferma dell’indeterminato, mandando qualcuno a timbrare il cartellino al suo posto come un truffaldino impiegato comunale. No, non si è nemmeno presentata al lavoro con giornale e settimana enigmistica, declinando ogni incarico con la scusa di essere troppo occupata. Però ci stiamo lavorando. Dovremmo forse anche trovare una blog-categoria per questa cosa, che non sia “pentole a pressione nucleare” perché è un po’ lunghetta.

E a proposito di pentoloni di uranio, in questi giorni la vita di un fisico sui social network è messa a dura prova dai neo-diplomati esperti di sicurezza nucleare. Questo non è un blog di divulgazione perché Koris non è capace, qui non si parla di situazioni geopolitiche in quanto troppo complesse da sviscerare in maniera ottimale, tuttavia Koris si sente di dire una cosa: i reattori non sono programmati per esplodere. La cricca di fisici e ingegneri non è una sorta di Umbrella Corporation con l’obiettivo di irradiare il pianeta e farcirlo con una croccante panatura di frammenti di fissione. In linea di massima sanno quello che fanno, esistono verifiche su verifiche, non si va a naso chiedendosi “signò, so’ due etti e mezzo de plutonio, che faccio, lascio? Se le avanza ci fa una testata nucleare”. Dulcis in fundo, per un numero limitato di incidenti gravi ci sono migliaia di ore di funzionamento nominale, quindi forse bisognerebbe rivedere un po’ la percezione del rischio. Fine dell’excursus che meriterebbe un post a sé con competenze che Koris non ha.

Tornando a minchioneggiare, sabato Koris ha rifatto dopo anni, secoli, millenni un pozzo di cento metri, venduto come P66 più P37. Avrebbe voluto anche armarlo, ma quando c’è troppa gente Koris si sente sotto pressione e fa stronzate (un aspetto a cui bisognerebbe lavorare). Però tutto sommato fino a due-tre anni fa sarebbe stato impensabile anche solo riuscire a motivarsi per mettere le chiappe nel pozzo, quindi possiamo considerarla una vittoria. Miracoli della tranquillità ritrovata, questa crisi dei pozzi avrebbe dovuto passare molto più rapidamente, ma quando hai già altri cazzi nella vita di tutti i giorni i problemi si ingigantiscono.

Per restare in tema, pare che Neutroni Porcelloni abbia un certo numero di “casseruole al culo”, termine francese che indica metaforica polvere ammassata sotto al tappeto e scoperta al momento sbagliato. Si parla di management del terrore, mobbing, umiliazioni e gente spremuta fino all’ultima goccia. Niente che Koris non sappia già o che non abbia sperimentato sulla propria pellaccia, ma leggerlo nero su bianco in qualche modo legittima certi sentimenti che in quell’epoca parevano esagerazioni della Koris-testa. E si conferma che mollare Neutroni Porcelloni va archiviata fra le migliori idee delle Koris-esistenza.

Continuando su argomenti sensibili, l’editor del Koris-malloppo è missing in action per ragioni della sua VitaVera. Koris è un filo indispettita perché questa storia si sta trasformando nella tela di Penelope quando dovrebbe volgere a una conclusione. Ma visto che non si può andare a prendere gente per la pelle delle chiappe, al momento si deve subire. In compenso Koris ha all’incirca deciso di rimettersi in esercizio cercando di scrivere una paginetta di “cose a caso” al giorno (tecnica battezzata con Junior “il metodo mini-Sanderson”), tanto per vedere se è ancora capace.

Sul lato letture, Koris ha capito che Neil Gaiaman non è proprio il suo autore preferito, ma era anche l’unica scelta sensata dallo spacciatore di libri usati, i cui scaffali vuoti o pieni di fuffa non danno molte alternative. Koris teme di dover abbandonare la sua libreria di fiducia, visto che fra pagamenti online impossibili e forniture scarse comprare un libro è diventato complicato; venerdì è andata senza un’idea in testa alla libreria dei ricchi (dove va ‘thieu, per capirsi), ne è uscita con un gialletto marsigliese della trilogia di Fabio Montale e un libro scelto del tutto a caso. Il secondo è “Il bazar dei piccoli miracoli”, scelto col criterio “ma sì, leggiamoci un autore giapponese contemporaneo”, e Koris non vuole preventivamente sapere se fa schifo. Che vita difficile.

Nota di chiusura: questo post poteva intitolarsi cose come “un’esistenza quasi normale”, ma dopo l’ultimo titolo del genere è arrivato il coviddi, quindi magari anche no.

Basso profilo che la sfiga ci vede benissimo

Terza dose e oltre

Koris è di un umore fetido e potrebbe essere un nuovo effetto collaterale (nonché l’unico) della terzo dose di vaccino, altro giro, altro regalo. Che poi le è anche venuto il dubbio che si stesse vaccinando abusivamente, perché il foglio diceva “dose ad almeno sei mesi di distanza”, tutto il resto del mondo diceva “cinque mesi”, quindi anche impostore nel vaccinarsi. Ma ormai è fatta, una settimana e ci sarà un green pass rubato in più in giro, colpa dei Marsigliesi che non controllano nulla, green pass compreso. Per inciso, c’è una chiara decadenza dei locali in cui vengono allestiti i centri vaccinali: la prima dose era al blasonato stadio Velodrome, la seconda al più modesto Palais de Sport, la terza in un centro congressi qualunque. Per la quarta si piazzerà uno spacciatore dall’aria losca nei cessi della stazione, a questo punto.

L’umore fetido di Koris potrebbe essere svincolato dal vaccino, ma non è una teoria abbastanza alla moda. Diciamo che le cause rientrano nel grande calderone dei “vari&eventuali” ed essendo argomenti sensibili magari il lettore di passaggio non ha voglia di vederseli sbattere in faccia. Fatto sta che Koris un po’ si odia perché non ha la motivazione di fare nulla e non si fa granché. Poi ha l’impressione che non le piaccia più nulla e di essere diventata una smorfiosa. Queste considerazioni spaziano dal primo episodio della saga di “Wheel of Time” fino al libro che Koris sta leggendo in bus. Magari è un periodo, o magari è la vecchiaia.

Al lavoro il nuovo passatempo trendy è acchiappare il coviddi. Si creano cluster e megacluster per le ragioni più svariate: feste serali, riunioni, pause caffè. “Ormai solo gli asociali non sono stati a contatto con positivi” ha dichiarato Capo Giuseppi a Koris, notoria asociale e pertanto al momento al riparo da contaminazioni di sorta. Oh, essere asociale del resto deve avere qualche vantaggio, oppure è solo una rottura di palle di umani normodotati che ti fanno presente “come sei asociale!”? Parlando di socialità, qualcuno pensava con orrore che visto lo propagarsi della quarta-quinta-ennesima ondata il temibile smartworking sarebbe tornato a reclamare vendetta, assieme alle teste di sindaci milanesi e di ministri riemersi dai governi Berluskaiser; invece no! A grande sorpresa le nuove direttive prevedono: mangiare in mensa in tempi record, evitare le pause caffè, proibire qualsiasi momento di convivialità o ragione di assembramento non strettamente lavorativa. Che poi ci sarebbe da chiedersi “ma se ci hanno detto di limitare lo smartworking per rafforzare il legame sociale e poi dobbiamo stare chiusi in ufficio che senso ha?”, ma suvvia, evitiamo le domande scomode.

Koris pensava di essere a buon punto con i regali di Natale, ma un fornitore truffaldino l’ha lasciata col culo per terra. Koris odia un po’ tutto, perché si era mossa a inizio novembre e invece adesso deve muoversi fra l’urgenza di un’alternativa e il nuovo universo delle dispute via PayPal. Deve anche riempire un carrello di videigiochi anni ’90 a due euri, che tanto verrà pagato dall’Orso, quindi tanto vale trovare il peggio del peggio. Peccato si sia già comprata da sola la versione XXI secolo-compatibile di Theme Park, sarebbe stato bellissimo. In compenso Koris si è auto-regalata “Le cronache di Heike” perché un libro di Eiji Yoshikawa non si disdice mai, soprattutto se è fuori catalogo e lo trovi a nove euri venduto da uno che sta svuotando la cantina.

La cucina pare non finire mai e se sono comparsi gli elettrodomestici, ci sono da aggiustare millemila dettagli che possono sembrare insignificanti ma invece no. ‘thieu ha dato l’ultimato per venerdì prossimo, dopodiché procederà a non meglio identificate maniere forti. Koris ne ha le palle pienissime e vorrebbe solo scomparire in una nuvoletta di polvere, l’unica cosa che non manca in questo periodo.

Per il resto bah. Koris porterà il suo umore putrido ad ammazzare mostrilli nelle Trincee Morte di Dragon Age, forse è il luogo in cui fa meno danni.

A differenza della maggior parte del genere umano

Piante morte, Koris quasi

L’echeveria, la piantina che una Koris colma di speranze aveva comprato lo scorso febbraio per decorare l’ufficio, è volata nel paradiso delle piante. Dal lockdown di marzo non era troppo in forma, aveva fatto di tutto per cercare di sopravvivere, ma alla fine si è arresa al fato inevitabile, marcita dall’interno. Koris non riesce a non pensare che tutto sommato le loro sorti siano legate, in fondo ormai Koris fa abbastanza parte del mondo vegetale. Soprattutto quello che è marcio dentro.

La Koris-vita continua a essere una sorta di reboot di giornate tutte uguali in cui tutto fa abbastanza schifo, e più tutto fa schifo più viene voglia di essere altrove. Solo che non ci sono le energie per essere altrove e probabilmente nemmeno il budget. Parlando di budget, Koris si è fatta tentare e ha comprato ben sette videogiochi su GOG. Tutti punta e clicca per disagiati che devono devolvere la scrivania allo smartuorchi e che non sanno giocare con la tastiera. C’erano le promozioni al 90%, la folle cifra spesa ammonta a 12 euri. E ultimamente i videogiochi aiutano non poco a sfuggire da questa realtà con zero stelline di recensione, 100% non raccomandabile.

Lo sperpero di denaro è stato ovviamente mal preso dell’inconscio che ha iniziato a ripetere in loop “e se poi te ne penti?”. Anche perché lunedì il Capo ha ammesso in tutto il suo candore che le assunzioni sono bloccate fino al 2022 e oltre, e che erano bloccate anche prima. Quindi il posto per Koris non è mai davvero esistito e ancor grazie che hanno trovato una pedina da spostare da un posto all’altro, se no erano cazzy amary. Koris ha provato i soliti sentimenti contrastanti, da una parte perché allora non è colpa del suo cv che fa schifo, dall’altra perché le parole “assunzioni bloccate” le ha già sentite anche troppe volte. E poi si sa che c’erano delle liquidazioni d’oro da pagare a discapito di nuove assunzioni, il coviddi è stato solo la scusa principe da sfoderare al momento opportuno. Koris sta leggendo “Germinal” di Zolà, il che non aiuta, visto che se ne esce con cose come “perché ad ogni crisi si decide di lasciar morire i lavoratori per salvare i dividendi degli azionisti?”. E sì, bisogna contestualizzare un libro scritto nel 1885, che le cose non sono nemmeno paragonabili al quadro attuale. Però sì, cazzo.

L’Amperodattilo ha mandato un pacco pieno d’olio e di leccornie. Il pacco è attualmente in ostaggio a Rognac perché al corriere pesava il culo di portarlo a Marsiglia. Perché non potevano consegnare senza il numero di telefono, e anche se il numero di telefono era scritto sul pacco, non era nel campo giusto quindi era come se non ci fosse. C’è gente che si arrangia e ci sono i paraculi che la sfangano sempre. Koris non appartiene al secondo gruppo.

Koris ha ricevuto una mail dall’editor che l’ha lasciata insonne, circa modifiche al malloppo con cui Koris non è molto d’accordo. Solo che com’è noto Koris non sa farsi le sue ragioni in maniera civile, quindi o abbozza (e piange), oppure si decide che non se ne fa nulla (e piange lo stesso). Urge un corso di adulting, ma anche di relazioni sociali per cui si è fuoricorso dall’asilo.

Anche con questo post ci scusiamo per la negatività debordante. Un giorno andrà meglio. Forse quando avremo raggiunto l’echeveria.

Tranquillo, inspiroBot, lo abbiamo già imparato.

Dalla finestra, riflessioni

La scrivania a lungo sospirata è accanto alla finestra della camera degli ospiti. Dall’alto del terzo piano, Koris guarda Marsiglia ma non i Marsigliesi. O meglio, spia le finestre del palazzo di fronte, che alle nove sono ancora nascoste dalle persiane. Al primo piano un tizio fa prendere aria a una camera, in cui si intravede un letto con un orribile lenzuolo viola a fiorelloni rosa.

Il silenzio domina nelle ore in cui le macchine litigavano per il parcheggio. Non si sentono le grida dalla scuola di fianco. Solo le vicine del piano di sopra si fanno sentire quando si spostano per casa, con una grazia che ha ampi margini di miglioramento.

Sopra tutto, il cielo è azzurro. Un azzurro senza infamia e senza lode, che non è il blu profondo dei giorni di Mistral, il cielo provenzale che tutti immagino. È un azzurro un po’ velato e un po’ malaticcio, come se volesse dire “ci sono, ma sono anch’io in attesa di giorni più luminosi”.

È tutto piuttosto bizzarro. Sospeso. Trasformato da un giorno all’altro in qualcosa che non si era mai visto da un sacco di tempo. Tutto sommato, non evoca nemmeno gli scenari de “La peste” di Camus o le pagine di Manzoni. È uno stand-by, come se qualcuno avesse staccato la spina alla città prima di partire in vacanza. Solo che non è chiaro quando la corrente verrà riattaccata.

C’è il sole e Marsiglia è più deserta che nei giorni di pioggia. Fa strano essere confinati a casa da una minaccia che non si può vedere, anche se Koris lavora con le minacce che non si vedono e ti friggono lo stesso. Il pensiero egoista è sempre lì: queste cose di solito accadono altrove. Si leggono sui giornali, ma non si vivono. Siamo nel XXI secolo, la probabilità che accadano qui, nel cuore dell’Occidente, è nulla. O piuttosto, era nulla. Che ci fosse un’altra crisi economica d’accordo, potevamo aspettarcelo, ma un’epidemia? A casa nostra?

Mercoledì scorso andare nell’Aude questo week-end era una certezza, venerdì sembrava ancora possibile. Oggi pare tanto se si può uscire di casa. ‘thieu l’impavido è andato a fare la spesa, sembra essere tornato indenne. Sembra.

Magari poi passerà questa impressione di vivere in un racconto distopico, dove siamo tutti iperconnessi ma tutti a casa e a mezzogiorno si sentono gli odori di cucina, come negli anni ’50. Questa dissonanza fra la velocità dell’informazione che si propaga e la lentezza che all’improvviso ha preso la vita in stand-by (almeno, di quelli come Koris che si scoprono inutili e inessenziali al resto del mondo). Magari ci abitueremo, poco a poco.

E magari anche il vairus si toglierà di mezzo.

P.S. Come al solito, queste riflessioni non vogliono in alcun modo sminuire la gravitò della situazione, sono solo Koris-considerazioni buttate lì. Nessuno sta dicendo che “il vairus a ftt anke kose buone”, visto che per il momento non ha bonificato paludi né istituito pensioni. Forse sta ancora lavorando alla marcia su Roma.

Scorci di una vita quasi normale

Ci sono alcune notti in cui Koris fa ancora fatica a dormire, di solito perché i pensieri si ingolfano e si mettono a suonare il clacson, come i Marsigliesi basic. Ciò fa sì che Koris affronti le 3 di notte come se fossero le 3 del pomeriggio. E viceversa. Il vantaggio rispetto alle insonnie indotte da Neutroni Porcelloni è che non si aggiunge l’ansia da “devo guidare, poi mi viene il colpo di sonno in macchina e buona notte al secchio”. Se Morfeo colpisce sull’autobus le conseguenze sono minime, come sbavare sulla spalla del vicino. Ok, forse non sono minime per il vicino, ma dettagli.

Questa narcolessia da trasporto ha fatto sì che Koris impiegasse quasi un mese per leggere “Bella vita e guerre altrui di Mr Pyle, gentiluomo”. La cosa divertente è che mentre lo leggeva sentiva in testa la voce di Barbero, perché è troppo impegnativo essere persone normali (o normeli, come scritto a Junior per errore, errore che ha generato tre quarti d’ora di ridarella… che si diceva, infatti?). Koris ha scelto il libro successivo sulla base della copertina scrausa, delle note di copertina tutto sommato interessanti e del prezzo, per cinque striminziti euri usato in buono stato. La scelta è caduta su “Wastburg”, fantasy fanco-canadese che potrebbe essere una piacevole lettura o una merda proprio. Lo sapremo quando la narcolessia permetterà a Koris di andare oltre pagina 30. Fine del momento influencer di libri senza le foto fighette, tanto che vuoi fare foto fighette che compri i libri usati sgualciti per pagarli meno, da vera Ligure?

Koris ha incredibilmente finito in tempi non biblici “Sex Education” e per essere una seconda stagione è stata una piacevole sorpresa. Koris continua ad essere indietro su tutto il resto del creato per quanto riguarda le serie tv. E anche per quanto riguarda “Star Wars IX: Rise of Skywalker”, ma quella è un’altra storia e sono per lo più lamentele con Orso. “Imbarazzante come una scoreggia in ascensore” è il commento che va per la maggiore.

Quando non cazzeggia Koris pensa che potrebbe anche tornare a scrivere (Koris, non dovevi ricontattare l’editore del Malloppo? Ecco, fallo), però le vengono in testa solo cose senza capo né coda, oppure opere di sedici volumi da 800 pagine l’uno. Ne uscirà qualcosa di buono, o forse non ne uscirà nulla, però Koris, cazzo, scrivi all’editore che alla mala parata ricevi un “non se ne fa niente”. Mica si può vivere solo di terrore e rimpianti.

Oltre a cazzeggiare, Koris lavora anche e non ha ancora avuto voglia di fare stragi, il che a tre mesi suonati dall’inizio è abbastanza rimarcabile. La settimana prossima è stata imbucata a una conferenza/working group e Koris non è sicura di sapere ancora come si fa una valigia. Sarà molto divertente.

Come si diceva, su Neutronland sono ancora tutti vivi e in salute. Talmente in salute che Koris giovedì ha portato un dolce da spartire con i colleghi.

“Capo, ho portato una torta per la pausa caffè”
“Ottimo! Bella idea!”
“Solo che anche la SegretariaSmart (davvero, mai vista una segretaria più in gamba di lei, n.d.K.) ha portato un dolce”
“… quando parlavo di allargare il laboratorio pensavo al numero di effettivi, non al giro vita”

Bisognerebbe fare un planning dei dolci da portare. Sarebbe comunque più utile di molti planning fatti su Neutroni Porcelloni. Poi magari la settimana prossima tutti si comportano così male che Koris fa una torta alle mandorle per nascondere il gusto dell’arsenico, ma finché dura…

Il corso di recupero di Sun Tzu

Per chiunque non sia un nerd di storia orientale e/o di strategia militare e/o di discutibili giochi di strategia, Sun Tzu è stato un generale cinese vissuto 1500 anni fa, che ci ha lasciato uno snello libello dall’evocativo titolo “L’arte della guerra“. Più che un manuale vero e proprio, trattasi di una raccolta di aforismi da rimaneggiare all’evenienza, pertanto sempre attuali (“Koris, ma tu l’hai letto, che ne parli così?” Sì, abbiamo altre domande sciocche? No? Bene).

Siccome in questo XXI secolo occidentale l’arte del menarsi a colpi di spada e lancia non è più di moda e le guerre piacciono solo in televisione (siano esse film o reportarge sulla Siria da dimenticare alla prima pubblicità), Sun Tzu si è riciclato. Sai, dopo 1500 ci vuole una riconversione professionale, dicono. E quale miglior riciclaggio se non nel management?

È probabile che qualcuno abbia cercato di applicarlo anche qui, come ogni cosa che va di moda al momento, dall’abuso della parola “holistic” in qualunque locuzione (“holistic integration engineering”, porcazzozza, ci mancava solo), a training di dubbia (ovvero nulla) utilità come il “risk and opportunity management” (cioè se spenzoli da un burrone puoi cogliere l’opportunità di osservare il paesaggio? Non so, chiedo).

Solo che se ad applicare “L’arte della guerra” sono astuti generali spreguidicati la cosa ha un senso, altrimenti diventa “L’arte della fuffa”. O peggio. Diciamo che la Koris-gerarchia non ha proprio le capacità organizzative e strategiche del Giulio Cesare di passaggio. Anzi, i capi e i megaCapi sembrano avere ottime capacità disorganizzative.

Per dimostrare la tesi di cui sorpa, cercheremo di applicare alcuni buoni vecchi precetti di Sun Tzu a situazioni di vita reale.

  • Ciò che è essenziale in guerra è la vittoria, non il prolungarsi delle operazioni.
    “Facciamo un meeting per discutere di cosa trattare nel meeting in cui organizzeremo il lavoro”
    “Ma se invece iniziassimo a fare il lavoro e basta?”
    “Allora ci vuole un kick-off meeting per definire il lavoro di cui definiremo la strategia nel meeting successivo, per poi discutere l’organizzazione in un terzo meeting”
  • Un comandante esperto ottiene la vittoria dalle circostanze, non la chiede ai suoi subordinati.
    “Perché non hai fatto questo e questo?”
    “Perché non sapevo fossero da fare e credevo lo facesse qualcun altro”
    “E perché non sapevi che fossero da fare?”
    “Perché non me lo hai detto”
    “E perché non te l’ho detto”
    “Non lo so, telepatia è una skill del mio pg di Dungeons&Dragons, non della mia vita reale”
  • Un generale comanda con l’esempio, non con la forza.
    “Avrei bisogno di discutere questa cosa della propagazione degli errori con te che sei esperto…”
    “Veditela tu”
  • Tratta i tuoi uomini come i tuoi figli e ti seguiranno fino alla valle più profonda.
    “Koris, non ti sto ascoltando. La tua opinione non mi interessa minimamente”
  • La velocità di esecuzione è essenziale.
    “Ma è da dieci anni che questa storia va avanti?!”
    “Beh, sì.”
    “E in dieci anni nessuno ha mai fatto un passo avanti?”
    “Sai com’è, la vita…”

Se Sun Tzu ha intenzione di tenere un corso di recupero sulle sue massime, Koris ha una lunga lista di persone da iscrivervi.

suntzu

Sun Tzu ci disprezza tantissimo.

P.S. Post direttamente ispirato dall’ennesima riunione ai confini della realtà col MegaCapo. Perché uccidere è illegale, scrivere post no.

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