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Bizzarrie di inizio agosto

Koris ha fatto appena in tempo a formulare il pensiero “Certo che in questo periodo la mia vita sociale è un cesso, dovrei fare qualcosa per farla uscire dal catalogo dei sanitari” che ha ricevuto simultaneamente non uno, ma due inviti per serate assortite. La prima si svolgerà sabato per i trent’anni dell’amico Nerd, ove sono state promesse follie e “ci vorrà minimo fino a martedì per riprendersi”. Koris per ora ha tenuto un basso profilo e si è impegnata per una torta, ma sa che le conviene finire Battlestar Galactica entro sabato onde evitarsi enormi spoiler.
Ieri sera lo avevano spacciato come un pic-nic sulla spiaggia, alla “vieni, anche se non conosci nessuno?”. Che poi risulta essere un compleanno multietnico di una ragazza spagnola, a cui partecipano un miscuglio di italiani, spagnoli, russi, un tedesco e uno del Bangladesh. E un Giapponese che si Atzuki, come i fagioli.
E si finisce a delirare in un miscuglio di inglese e qualunque altra lingua, contando soprattutto che Koris ha un notevole casino linguistico-culturale fra le meningi e non si sa mai cosa potrebbe uscirle dalla bocca.
Il Giapponese invece, da bravo rappresentante del suo popolo, inforca maschera e pinne e va a nuotare. Poi riemerge lamentandosi che il fondale è troppo sabbioso e non si vede nulla (ma sono anche le nove di sera).
Poi fra gli Italiani spunta un ingegnere milanese molesto che pare l’estremizzazione delle due categorie, milanese ed ingegnere. Milanese ed ingengere. Definito all’unanimità dai connazionali presenti, l’Accollo. Perché certe molestie non si perdonano nemmeno in terra straniera.
E poi dopo cena spunta una chitarra e ci si ritrova a stonare Bohemian Rhapsody nella semi-oscurità. Koris dovrebbe investigare sul perché in tutte le sue serate deliranti è presente Bohemian Rhapsody, ma è meglio non porsi certe domande.
“Ma la conosci a memoria?”
“Ho passato un periodo della mia vita in cui conoscevo a memoria i testi di tutte le canzoni dei Queen. Ma proprio tutte, eh”
“‘mazza!”
E poi si prosegue col Giapponese che improvvisa cantando in growl un pezzo che pare teatro kabuki, ma su una melodia dei Metallica.
E ci si diverte. Anche da soli, senza cavalier serventi. A dimostrarsi che si vive anche senza qualcuno accanto, anche se toccherà un giorno ricominciare da capo, ancora una volta. Ma non stasera, stasera si canta.
Poi si torna in bicletta, a pedali spiegati sulla via degli autobus lungo il Prado e la gonna che fa da vela. Perché va bene l’impegno e la serietà, ma nella vita si vive anche di cazzate. Soprattutto a ventisei anni.

Lazy saturday (photopost)

 Può essere che sia ancora inverno, anche se nessuno se lo ricorda, perché quando il cielo è così blu e ci sono diciassette scandalosi gradi è dura ricordarsi del detto dell’Amperodattilo secondo cui (traducendo dal dialetto del Cenozoico) "né di marzo né di marzo, non ti levare né la pelliccia né il pelliccione" (ricerche filologiche sono in corso per determinare cosa sia il marzone).
Comunque, a Marseille la pelliccia non è mai comparsa (o quasi), quindi oggi Koris è uscita in compagnia di Giuliano. È uscita perché abbruttirsi in casa su Facebook non è legale, quando la Provenza regala queste giornate. Per gli amanti del genere, ci si può sempre trasferire al Nord Passo di Calais. Ovviamente, per il male di tutti, Koris si è portata dietro la Pentax.

chateauif
(Ti trovi davanti una giornata così e non ti porti la reflex?)

Decisione unanime di partire alla volta del mare. Era un po’ che non si faceva una passeggiata da quelle parti. 

mare
(Inutile dire che ne è valsa la pena)

Marseille è strana, perché basta spostarsi giusto un po’ dal centro e già la città ha cambiato forma. Assume vedute da villaggio di pescatori. Ammesso e concesso che si riesca a dimenticare la strada su cui sfrecciano le auto, mai troppo distante.

barche
(E oggi niente vela. Sfiga cosmica)

graffito
(No, ok, siamo ancora a Marseille)

malmousque
(Qui un po’ meno)

lanterna
(Attenzione per i dettagli, ovvero fingersi fotografi fichi)

L’obiettivo finale è stato trovare un luogo tranquillo in cui intrattenersi in intimità con Giuliano senza ingerenze esterne. Qualcuno può obiettare che si poteva benissimo restare a casa propria, ma certe cose sono più gradevoli all’aria aperta.

angolotranquillo
(Ecco, qui andrà benissimo)

 piedi
(Koris-piedi, perché il feticista non va in vacanza)

Koris ha trascorso una piacevole ora sugli scogli al sole, Giuliano sulle ginocchia e l’ipod onnipresente. Sullo sfondo, tamarri marsigliesi impiegati in altre pratiche, implicanti erba. Fortunatamente ognuno si è fatto gli affari suoi.

giuliano
(Vi presento Giuliano)
 

initmità
(Momento di intimità)

Mentre il sole declinava verso l’orizzonte a profanare altre notti, Koris ha deciso di rientrare. Gratificandosi con una crepe alla nutella, perché pranzare a zucchini al verde bruciati non è esattamente il massimo della vita. E domani, calanques!

 catalans
(Plage des Catalans. Fine momento "Conte di Montecristo")

scoglio
(È l’ora che volge al disio…)

Persecuzioni

Koris ha finalmente avuto la conferma ufficiale della partenza per Bamberga, domattina. Aereo delle 6:05. Fuck yeah, dottorandi low cost. Se sopravviverà alla combinazione aereo più treno più treno è tutto da vedere. Ma è in buona compagnia.
Roy Batty, il relatore Replicante, ha dato il placet a fare la presentazione sul nulla cosmico che Koris ha prodotto la settimana in cui avrebbe dovuto essere a Parigi. A suon di giornate di dodici ore di lavoro, finalmente qualche timido dato fa capolino nel Koris-computer.
Sabato mattina Koris ha fatto una spregiudicata presentazione in cui si parla del più e del meno, del tempo, di come non ci siano più le mezze stagioni, con qualche neutrino infilato qua e là per infinocchiare il prossimo. Dopodiché ha fatto un back-up della presentazione, memore della poca voglia di Trillian di viaggiare, e lo Stato Maggiore ha deliberato di non voler vedere più un computer fino a nuovo ordine. 
Koris senza un computer è come un anatroccolo che non trova la mamma: si aggira per casa con occhi vuoti e niente da fare. Capita che la chiamino al cellulare, avendo un’incredibile e inimmaginabile vita sociale:
"Noi andiamo a pesca a Sormiou stasera, ti va di accompagarci?"
Koris e la pesca divergono come rette sghembe, ma la prospettiva di Sormiou è sempre allettante. Quindi ha preso, gambe in spalla e rotta per le calanques al crepuscolo. Quando hanno cominciato a comparire le stelle in cielo, anche il mare si è popolato di tante piccole lucine verdi, alcune a pelo dell’acqua, altre a fondo. Saltavano, giravano in tondo, si spegnevano, si riaccendevano.
Molto romantico, già.
Se non fosse stato che Koris sapeva cos’erano.
"I fottuti pyrosoma, quelli che mi sciupano le misure di ANTARES! Ammaziamoli tutti!"
Non c’è pericolo, ogni volta che ci si vuole staccare, la fisica ti rincorre. Anche sotto forma di pyrosoma. Questa è una persecuzione.

sormiou

(Sì, ti segue anche qui) 

On the Island

"Noi pensavamo di andare a dormire al Frioul venerdì sera, tanto se non si porta la tenda è legale. Prendiamo l’ultimo imbarco e restiamo lì. Solita cosa: cena, bagno di mezzanotte, chitarre, dorme chi riesce. Al mattino contiamo i caduti, esploriamo l’isola e stiamo i spiaggia. Qualora dovessero esserci sopravvissuti, prenderanno il battello per rientrare a Marseille"
La proposta del dormire a spiaggia ha evocato in Koris ricordi non suoi. Estati in cui l’Orso si fermava a dormire ai bagni su un lettino, con un asciugamano e nient’altro, a cinquanta metri dalla via Aurelia, preda di chiunque malintenzionato volesse derubare un gruppo di adolescenti (ragion per cui talvolta un genitori faceva incursioni in macchina o dormiva nel parcheggio vicino). Orso tornava a casa devastato, appestato nel corpo e nello spirito e dormiva per tre giorni di fila.
La prima risposta affiorata alla labbra di Koris stava per essere no. Poi si è ricordata di essere a Marseille e non a Merdopoli, che il gruppo è composto da over 23 e che si campeggia in fondo su un’isola, per cui chi si impegna così tanto da prendere il battello per derubare campeggiatori dottorandi è decisamente da ammirare.
"Per cena portiamo da fare la pasta, per colazione il the. Ah, ricordatevi i sacchi a pelo. Per chi non lo ha, esiste sempre qualche debosciato che ne ha una collezione"
Questo ha destato nello Stato Maggiore il ricordo numero due: l’incubo del Lerry-campeggio. Ovvero quando ci si trova senz’acqua, con la pentola bucata e riparata con una chewingum, una notte disagevole in una tenda scout di plastica che garantisce 38° fissi col 90% di umidità, il divieto di portare qualunque cosa sia minimamente saporita e già cucinata, più altre amenità che il Koris-inconscio ha deciso di dimenticare per continuare a sopravvivere. Koris è stata tentata di dare buca a tutto questo, perché certe esperienze non si possono ripetere più di tante volte. Poi componente masochista dello Stato Maggiore si è messa a impastare dolcetti al cocco (unico dolce che Lerry approvava, essendo anallergico e praticamente Koris-autoctono) e ha deciso di andare lo stesso. La componente furba dello Stato Maggiore ha anche portato una borraccia nascosta da non condividere con nessuno, preziosa riserva d’acqua che a mali estremi avrebbe garantito la Koris-sopravvivenza.
E invece, una volta giunti sul sito, da enormi zaini da montagna sono uscite taniche da cinque litri di acqua. Roba da matti, mai visti prima. E la nutella. Si sa che tira più la nutella di un carro di buoi, quindi anche una task force di Orsi sarebbe stata deportata al Frioul al seguito di un barattolo di nutella.
E poi ci sono i meloni esplosivi, quegli innocui frutti si cui se metti il piede perdi un altro. Parola di Koris.

melone esplosivo
(Alla larga da codesta bestia)

E poi si passa la serata a suonare la chitarra mentre altri cantano. Cose che per Koris erano divenute fantascienza, perché quando la depressione incombe, anziché le chitarre, si sentono cose come "nella mia vita io non ho il tempo per ridere e sorridere".
Poi nel cuore della notte si invita alla festa il Mistral, quindi la compagnia si ritrova tumulata nella sabbia. Come se dormire nel Sahara.
Poi Koris viene etichettata come colei che ha la "bougette" (in francese bouger significa "muoversi"), ovvero la molesta tendenza al moto perpetuo, al non stare mai ferma, alla ripetizione ossessiva del mantra "facciamo un’altra passeggiata?". L’Amperodattilo approverebbe.
Poi ti svegli e trovi certi spettacoli davanti ai tuoi occhi. E allora anche la bougette si ferma.

frioul
Alle otto del mattino

Scusate l’assenza

(Post a base delle urfide Koris-foto, passate oltre ove non interessati. Se invece avete il gusto del horror, cliccate per ingrandire)
Lo Stato Maggiore si scusa per la reiterata assenza, ma lo Stato Maggiore ha decretato che questo week-end si fingeva di essere in vacanza. Quindi stirati i panni e fatte le dovute lavatrici, ci si è incamminati dalle parti della calanque de Morgiou…

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E no, nessuna orribile foto di Koris in costume…!

Considerazioni su un’estate da non single

A memoria d’uomo, da quando ha messo piede su questa terra, Koris non ha praticamente mai passato un esame da non single. L’eccezione alla regola fu il 2003, anno in cui Koris aveva commesso l’errore di coniugarsi con Ghesy (individuo con cui non aveva niente in comune, che non le piaceva e con cui non riusciva a sostenere una conversazione), per ragioni che ancora le sfuggono; comunque l’estate del 2003 fu anche il periodo del distaccamento a Piana Crixia causa esplosione dell’impianto idraulico, quindi nei suoi transiti valbormidesi, fra una partita di Warhammer e svariate serate a fissare le stelle, Koris si sentiva più coniugata con sé stessa che con Ghesy.
Ci sono voluti sei anni e alterne vicende prima che Koris arrivasse a riprovare (o più probabilmente a scoprire) che cosa è amor, e alla seconda nonché penultima settimana di vacanza lo Stato Maggiore si sente di tirare giù qualche bilancio.
Anche quest’anno, Koris soffre la tipica insofferenza da tedio estivo, ovvero la ripetitività della solita spiaggia con la solita gente che si imbarca sempre nei soliti discorsi. Una sorta di mito nietzschiano dell’eterno ritorno che inizia a metà giugno o inizio luglio e si esaurisce a settembre. La differenza con i nove anni precedenti è che questa estate Koris ha un posto in cui fuggire, a costo di sacrificare ore della sua vita sull’altare delle ferrovie dello stato. Per la prima volta, Koris chiama, dà un’orario di arrivo di massima, raccoglie i suoi pezzi in una borsa che con l’andare del tempo assume le dimensioni di una valigia e si fionda nella cadente e tutt’ora distrutta stazione di Merdopoli. Da lì un’ora e mezza di strada ferrata verso levante. Che sia in ordine, in disordine o in pieno stato di frustrazione.
Di tanto in tanto la zona buia dello Stato Maggiore si fa avanti e allora Koris gira al maschile una frase di "Brilliant Disguise", well I tried so hard, baby, but I just can’t see what a woman like you is doing with me. Perché l’amore cieco di Koris si è scontrato un po’ troppo spesso contro muri di indifferenza oppure si è imbattuto in "ah, non te lo avevo detto che ho già al ragazza?".
Dubbi di Koris a parte, le cose funzionano. Da più di due mesi. Nonostante preti incapaci di farsi vagoni di cazzi loro, incidenti statisticamente poco probabili e corse in ospedale nel cuore della notte.
Fino a pochi mesi fa Koris non avrebbe mai immaginato di trovarsi a programmare in agosto programmi per calcolare baricentri di vele, in attesa di scoprire se Koris sarà mai in grado di tirare una cima senza cadere fuori bordo oppure no. Il Senzaddio, in versione skipper (nel duplice significato di novello pirata ed organizzatissimo pinguino di "Madagascar"), promette di sanare il dubbio quanto prima. Nel dubbio, Koris resta dubbiosa, come dubbioso sa essere soltanto lo Stato Maggiore. E sempre e comunque, fugge a levante.

Autolesionismo

Ieri sera Koris, ispirata da un incredibile slancio umanitario, ha fatto per girare il sugo ai piselli che mantecava nel tegame con i manici in alluminio. Risultato: odore d’arrosto. Ci ha rimesso le impronte digiatli del pollice e dell’indice sinistro. Ora medita se ritirarsi definitivamente dalla carriera in cucina e darsi allo spaccio di cocaina.
Stamattina passeggiava sul molo assieme all’Amperodattilo. Il suo spirito esplorativo è stato puntualmente punito da uno scoglio muschiato su chi ha messo il piede. SGUISSSH! Non si è rotta il femore solo perché è caduta sul morbido (leggasi: sulla chiappa sinistra). L’ematoma color vinaccia è stato un piccolo prezzo da pagare.
Se tutto va bene, sabato alle sei del mattino si parte per l’ascensione (se fosse l’ascensore Orso sarebbe fra le prime file). Per ora è stato appurato le scarpe da montagna modello micropiede sono ancora funzionali, che il fornello funziona dall’epoca delle pappe per neonati cucinate sull’Aletsch Glacier, che alla lampada da campeggio manca la bombola e la retina. Il resto dello zaino che va pian piano costituendosi alla prossima puntata.
Ad Arunka: già, anche quello era terrorismo puro. Io stavo quasi per escogitare un sistema alla Ranma per cambiare sesso a seconda delle occasioni…
Al commentatore anonimo proveniente dall’Ungheria che scrive nella Sua lingua: so chi sei (incredibile ma vero!). E se non sei tu, le coincidenze sono davvero perverse e mi prenderò la licenza di chiamarti sendipity (oppure "bibliografia obsoleta, ma è colpa mia", a scelta). Comunque sia, cosa volevi comunicarmi? Credo di aver colto il senso, ma potrebbe anche essere un no…

It must have been cold in my shadow…
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