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Cantami o diodo

Koris ha deciso di prendere certe cose in ridere, complice una sessione di arrampicata serale come non se ne vedevano da tempo. Camminare sui soffitti fa diventare zen, forse il problema di Bazilla e del suo mandare la gente al DAMS era quello. No, Bazilla camminava sui soffitti ma in stile “L’esorcista” o peggio, quando si ha il cuore di catrame non ci si può intenenrire. Koris invece è così sordidamente soddisfatta di sé stessa che nemmeno il ritorno deli ultracorpi, alias il Replicante, nella sua casella di posta può perturbarla.
E invece di incazzarsi, da fedele cronista, riporta alcune perle del “l’elettronica secondo noi” dettate dai Mostriciattoli, quelli di mezzo.

“Prof, ma il transistor può essere considerato un quadrupolo?”
“Quanti terminali ha un transistor?” (qui il Bazilla-diavolo sulla spalla di Koris dimena vorticosamente il forcone)
“Connettore, base e emettitore”
“E quindi?”
“Quindi è un quadrupolo!”

“Scusi, ma non è veramente necessario connettere il generatore, no? Voglio dire, il circuito funziona lo stesso, vero?”
“Certo, del resto la crisi energetica mondiale è un argomento per filosofi”
“Ah, allora ho ragione, il generatore non è necessario!”
Koris sta valutando di farsi un cartello con scritto “Sarcasmo” da sollevare alla bisogna.

“Ma si possono sommare più di due resistenze in parallelo”
“Cosa dovrebbe vietarlo?”
“Non lo so, si parla sempre di sommare due resistenze, che ne so io se si può. Magari esplode”

“Il circuito non funziona”
“Sarà mal fatto”
“Ma no, è fatto bene. Solo non abbiamo messo il potenziometro perché non lo abbiamo trovato nei componenti, ma tanto si può fare senza, secondo noi”
Naturalmente, il potenziometro si mette perché è blu e pertanto molto stiloso.

“Il circuito non funziona”
“Arridajela. Sarà mal fatto”
“Ma no!”
“Tanto per dire, ci vuole una resistenza di cento ohm qui e una di cento chilo-ohm qui”
“Beh, e non sono la stessa cosa?”
Come Orso che, in gioventù, portando un secchiello da mezzo chilo di mascarpone all’Amperodattilo, domandò “Ti basta mezz’etto?”. Ma Orso non era al quarto anno di università.

“Ma anche volendo, come sappiamo quali resistenze sono quelle buone? A caso?”
“C’è il codice di colori
“Ah, questo?- indicando le scatole dei cavi elettrici -Giallo, verde e blu?”
“No, quelli sono i cavi, il codice di colore delle resistenze. Lo avete lì sul muro”
“Eh, non sono i cavi?”
“… io ci rinuncio”

“Non funziona!”
“Uhmpf” (il Bazilla comincia a prendere il sopravvento, alla Mr Hyde)
“Non sappiamo perché”
“E questo è un diodo o una resistenza?”
“Boh!”
“Bisogna porsi delle domande della vita! Andate a cercare un diodo e vedere di metterlo giusto” (“… o vi taglio le mani” suggerisce il Bazilla-demone gongolante sulla spalla di Koris)

Stasera urgerà un’altra arrampicata per dissipare la tensione causata dai Mostriciattoli.

L’RCL colpisce ancora

Koris domani ha la sua prima lezione di elettronica. E se a questo punto volete levare un coro di “LOL” informatici, fate pure.
Koris sta pensando che potrebbe essere un buon momento per curare il “mal di Giappone” e zompare sul primo aereo per Osaka, anche senza una valida scusa.
Questa notte, risvegliata da altrui incubi e attacchi d’asma, la prima cosa a cui Koris ha pensato è stata “però mi ricordo come calcolare la larghezza della banda passante”. Che quando hai uno che si sta strozzando a fianco, foss’anche il tuo peggior nemico, non è normalissimissimo. Come non è normalissimissimo pensarlo alle quattro del mattino. Sembra di essere tornati ai tempi del profondissimo Rouge detto il Dissennatore per la sua vitalità e la gioia che infondeva al prossimo (nota per chi non sia un lettore storico, Rouge fu il professore di elettromagnetismo&ottica del secondo anno, uomo di rara flemma e raffinato astio). I parziali incomprensibili. I peggiori ricordi dei tempi bolognesi. Una proustiana madeleine imbottita di curaro, ovvero quando ci si rende conto che d’accordo i bei tempi andati, tutto bello, tutto geniale, ma a conti fatti con la nostalgia, meglio che certe cose se ne restino alle spalle.
Che poi ad essere veramente onesti, Koris non è che sia mai stata in grado di risolvere un circuito. Andava a giorni e, soprattutto, parecchio a culo. Sono quelle zone buia della sua storia universitaria che sono stata abilmente nascoste sotto il tappeto da un 110 e lode arraffato con l’inganno a una commissione di laurea obnubilata dal caldo estivo. Cosa, c’è anche un dottorato preso nel frattempo? Pensate un po’, le dimensioni della truffa.
Koris non riesce a farsene una ragione, visto che in questo preciso istante guarda un circuito RCL e si dice che forse la sua prof di greco del liceo aveva ragione, che ci va a fare una ragazza del classico a fisica? Ma forse otto anni sono un po’ troppi per avere ripensamenti.
Onestamente, se Koris dovesse insegnare l’integrale secondo Lebesgue (mirate quali reperti escono dalla memoria quando si è sotto stress) se ne farebbe una ragione: non lo conosce nessuno, perché dovrebbe conoscerlo lei? Ma i circuiti… vabbé, si farà la solita scenetta. Poi stavolta si possono tenere gli appunti sotto.
O forse si dovrebbe uscire dalla mentalità di emergenza “esame” e cominciare a spandere la sicumera del dottore. Confidenza in sé, questa sconosciuta. Che probabilmente passa per la distribuzione di esercizi incomprensibili, farciti di “vi lascio fare questi brevi calcoli” (normalmente sei pagine di conti) e non andare vestiti come Moneypenny di un film di James Bond (dell’epoca di Sean Connery, ovviamente).