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Speleo-pienezze e meditazioni sotterranee

“Ci sono cose più antiche e più malvage degli Orchi, nelle profondità della terra” diceva il buon vecchio Gandalf, ne “La Compagnia dell’Anello”. Frodo pensava che fossero oscuri poteri dei regni di Moria, invece probabilmente il Grigio si riferiva agli speleologi.
Koris se ne sta uscendo dalla sua grotta di fiducia (ma come, non sei andata lunedì a -500? Sì, e allora?), con le incombenze di chi porta un imbrago da sei ore senza poterlo togliere. Si appropinqua all’uscita, quando sente un rullo di tamburi. Un gong.
Tamburi. Tamburi negli abissi. Non possiamo più uscire. Un’ombra si muove nel buio. Non possiamo più uscire. Arrivano.
L’idea di fare un’uscita in superficie da mini-Balrog con la lampada del casco a piena potenza è abbastanza allettante. Se la sua vescica non chiamasse così incessantemente. Che poi vai a sapere, magari il Flagello di Durin doveva solo pisciare.

Per altro, giocare a fare il Balrog: fatto. La foto non cesso è di ‘thieu.

Koris esce fra i tamburi urlando a tutti i suoi decibel “Che voglia di pisciare!”. E si ritrova un certo numero di occhi che la fissano nella semi-oscurità.
Ma non sono gli orchetti sfattoni dei centri sociali al grido di #OccupyMoria.
Si tratta di uno stage della Scuola di Pienezza e Arte-terapia Evolutiva, ovvero un frittatone misto di filosofie orientali fraintese, pinzimonio di psicologia spiccola presa a cazzo, pratiche new age NowPlayingEnya assortite, velleità di sviluppo personale facile à la carte. Fanno cento euri per giorno di stage alla settimana, grazie. Tutti abbastanza stupiti di verder comparire un mini-Balrog dalle viscere della terra. Convinti forse di aver avuto un’illuminazione mistica, riprendono a meditare coi tamburi e i gong. Esce ‘thieu.
“Minchia, la setta!”
Ma la setta è tornata in stato di rapimento spirituale, quindi Koris può trascianre fuori ‘thieu e chiedere allo smartphogn chi si stia riunendo nella sala di ingresso della loro Adaouste di fiducia, scassando i cabassisi a poveri pipistrelli innocenti che meditavano tranquilli penzolando dal soffitto.
“Ma pienezza cosa vorrebbe dire?”
“La sensazione di essere pieno, penso”
“Come quando hai mangiato troppo?”
Perché l’ascesi mistica dello speleologo passa necessariamente per fagioli in grasso d’anatra, formaggi puzzoni e metri di salsiccia su patate al forno, dopo dodici ore di meditazioni su e giù per pozzi e meandri. Ma anche prima, che c’è sempre bisogno di energie. E l’illumazione viene dalla lampada sul casco, più economica di cento euri a incontro.
E anche questa volta, saremo spirituali al prossimo giro.