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PasquAliena

Koris non ha più scritto nulla perché non succede nulla degno di nota (e fa in un certo modo parte del problema). Il tirocinante ogni tanto illude di essere autonomo, per poi rivelarsi incapace di operazioni elementari. L’Aliena fa disastri perché i disastri fanno parte del suo apprendimento. Koris cerca di sopravvivere con alterne fortune, però riesce ancora a scendere un pozzo da 54 metri e la cosa forse non era così scontata.

Non era così scontato che per pasqua fosse possibile traslarsi a Merdopoli, un po’ perché Capo Giuseppi non si è deciso fino all’ultimo a concedere un giorno di ferie, e soprattutto perché la partenza al venerdì sera sembrava assai modalità very hard. Invece Alienottola si è addormentata da qualche nel Var assieme a genitore#1, Koris ha guidato fino a Merdopoli dove l’Amperodattilo ha avvolto la nipote in una coperta pelosa per depositarla nel suo lettino. L’Amperodattilo va in giro dicendo che l’Aliena ha riconosciuto il volto e ha sorriso nel dormiveglia, ma non abbiamo testimoni.

Merdopoli con terrificante tempo di merda come secondo la peggiore tradizione. U Babbu molto incazzato col meteo uggioso e piovoso che non permetteva all’Aliena di andare a rivoltare la terra di tutti i vasi della terrazza, come altri pargoli prima di lei (citiamo ad esempio Orso che adorava mangiare la terra). In un momento di calma dai vari rovesci, appena messo piede sulla terrazza, ci si è accorti che un volatile non meglio identificato aveva vomitato molluschi non meglio identificati sulle al contrario ben identificate piastrelle. Che dire.

L’Amperodattilo si distingue per le sue performance inventive, fra cui brilla la caccafionda. Pescata l’Alienottola fuori dalla piscina merdopolese e portata di gran carriera negli spogliatoi perché non prendesse freddo (prima che Koris accompagnatrice in vasca potesse reagire), le ha tolto d’un tratto costumino e pannolino. Peccato che in assenza di occhiali (e forse anche di un naso funzionante) non abbia fatto alla produzione acquatica della sua adorata nipote. Koris è entrata negli spogliatoi trovando per terra costumino, pannolino e uno stronzetto a un metro di distanza, mentre l’Amperodattilo dialogava in dialetto con Alienottola. Solo per puro caso sono state risparmiate le scarpe di un’ignara nuotatrice. Koris ha pulito cacca in preda a una ridarella isterica perché tutto era molto surreale.

Orso cerca case e lochescion per matrimoni, senza troppo successo. Quando riemerge da queste sue ricerche sostiene che l’Alienottola ha quattro dita dei piedi perché “un dito è biforcuto, non vale”.

Aliena ha passato Pasquetta a portare in giro per casa dei Maiores la marionetta di Sganarello, unico superstite insieme a Balazone del teatro di marionette di U Babbu. Poi ha fatto la spola da un bidè all’altro, perché la genetica italiana non è un’opinone, mentre U Babbu cercava di convincerla che i Visigoti avevano tagliato l’acquedotto e quindi non si poteva aprire il rubinetto. A tavola ha rubato sotto il naso di Koris un morso di salame, col plauso di OMS e pediatra.

Koris continua a pensare che la scorsa pasqua era lei a fare le veci dell’uovo, mentre quest’anno è Aliena ad aver spaccato il suo primo uovo di pasqua. E no, il tempo non è affatto volato, sembra una vita fa.

Per il cioccolato aspettiamo l’anno prossimo

Eolo e l’indiano Puzza-Puzza

No, non sono due nuovi personaggi del blogghe. Sono i soprannomi che a suo modo l’Aliena ha appioppato ai Maiores, rispettivamente a U Babbu e all’Amperodattilo. Quando vede U Babbu, l’Alienottola si mette a soffiare, per ragioni non proprio chiare ma tant’è, è matematico che accada (a meno che non sia una reminescenza di ciò che veniva fatto a Koris, soffiarle aria fredda sul fasciatoio dicendo “il vento delle Malvinas!” perché i bebè anni ’80 conoscevano già le vicende della guerra delle Falkland). L’Amperodattilo invece se l’è andata a cercare, insegnando alla nipote prima a fare puzza-puzza (ovvero arricciare il naso e fare una smorfia), poi a mettersi una mano davanti alla bocca e fare “ua-ua” in un’imitazione politicamente scorretta molto anni ’80. Poi l’Aliena ride o batte le mani o inizia cantare una sorta di jodel che ha imparato non si sa bene dove, forse da una sua vita precedente in Svizzera.

L’Aliena continua la sua evoluzione da rettile a bipede con tutti gli sconvolgimento che ne conseguono. Nel suo soggiorno italico ha ripercorso i passi di baby-Koris e baby-Orso, tirando fuori terra dai vasi e libri dalla libreria. Invece l’iniziativa di leccare il pavimento è tutta sua, non si capisce cosa ci sia di appetitoso, forse vi si depositano gli effluvi dei manicaretti dell’Amperodattilo.

ZiOrso invece riscuote sempre grandi sorrisi, nonostante cerchi di far mangiare a tradimento il limone alla nipote. Anche se la provoca con focaccia di Recco e speck sotto il naso senza farglieli assaggiare. Forse è una forma di vendetta perché l’Aliena gli ha fregato la camera (che ricordiamo essere ab origine la Koris-camera).

Koris è stata stremata da un certo numero di intempestivi risvegli notturni, ma voci di corridoio dicono che si sta riprendendo. Forse. Alla peggio l’Aliena verrà cresciuta da Eolo e capo indiano Puzza-Puzza.

Alieni che diventano bipedi con il training di Eolo e Puzza-Puzza

Hotel La Terasse, baby luxury resort

Col roboante titolo di “Hotel La Terasse” i Maiores si riferivano al terrazzo di casa Koris, di ragguardevoli dimensioni e fornito di piante di ogni tipo, ombrelloni, tavoli e da quest’anno una pergotenda eco-climatica (qualunque cosa voglia dire). All’epoca di baby-Koris all’evenienza compariva anche una piscinetta a destinazione infantile, sfruttata tuttavia da tutti i membri della famiglia. L’Hotel La Terasse ha subito diverse trasformazioni nel corso degli anni, ma conserva un suo fascino, soprattutto in caso di anticicloni assassini in arrivo.

Onde evitare di ritrovarsi un’Alienottola arrostita a cottura lenta in un appartamento marsigliese, Koris ha prenotato una suite con pacchetto all inclusive all’Hotel La Terasse. Per l’Aliena, mica per sé, visto che i Maiores ormai non hanno occhi che per l’umana formato tascabile. Al di là del confine l’Aliena ha trovato la suite già approntata con letto queen-size e zanzariera che nei giorni seguenti si è rivelata essere un giocattolo meraviglioso in cui abbozzolarsi, con buona pace di Koris e le sue paranoie da soffocamento. Amici e parenti dei Maiores hanno portato altri doni, perché il vizio è bello se non deve metterlo a posto l’Amperodattilo.

L’Alienottola ha giovato del trattamento spa, lasciandosi fare il bagnetto sulla terrazza da chiunque lo desiderasse (pare che i bagnetti degli under 1 siano attrazioni più ambite di Disneyland), stando in acqua ben al di là del limite temporale consigliato. Quindi ha ricevuto massaggi con crema idratante sotto l’ombrellone più manicure, una roba che se scritta sulla brochure di un resort farebbe lievitare il prezzo di 500 euri sani sani. Passando quasi il 100% delle ore di luce all’esterno, l’Aliena si è anche abbronzata, con tanti saluti alla teoria per cui neonati dovrebbero stare in casa per evitare il sole.

Ha fatto un sacco di esperienze nuove: a zonzo sulla macchina di U Babbu, in passeggino per le vie di Merdopoli (dormendo perché è l’effetto Merdopoli), a fare shopping con ziOrso e fidanzata come personal shoppers (“ma ci siete andati in legione!” “Legio prima alienottica! Nonno aquilifer!”). E a spiaggia, ovviamente. Nonostante tutti i libri di puericultura dicono che è normale per i poppanti avere paura del mare, Alienottola è rimasta solo un po’ perplessa, per poi farsi tenere in ammollo in un mar Ligure purtroppo orribilmente caldo. I Maiores si sono dedicati al servizio fotografico, Orso alla scelta dell’outfit per la spiaggia, Koris si è immedesimata nel galleggiante nonché sostegno per doccia. Nemmeno a dirlo, nelle sue due serate balneari Aliena è diventata subito l’idolo del litorale, gratificando i presenti con non una, ma ben due caccapulte.

La vacanza ha inoltre giovato allo sviluppo cerebrale dell’under-6 mesi, visto che è tornata a Marseille con una skill: il rotolamento compulsivo. Per non parlare delle pernacchie, le risatine col naso arricciato per cui l’Amperodattilo ucciderebbe, il rituale “uno, due, tre, bum!” di cui U Babbu è l’unico sacerdote, la destrezza con cui afferrare giocattoli, capelli e dita altrui. Se fosse rimasta ancora una settimana, l’Aliena avrebbe imparato a camminare recitando Omero. In compenso si sono fatti progetti faraonici per l’anno prossimo.

Pur senza godere del pacchetto all inclusive, Koris ha beneficiato del periodo per rilassarsi un minimo, nonostante l’Aliena la svegliasse ogni giorno fra le sei e le sette perché il mattino ha l’oro in bocca. Ha fatto due escursioni in grotta, di cui una grotta ghiacciata senza ghiaccio, e fallite altre due perché la vita è ingrata, anche se non del tutto. Ha mangiato focacce e gelati, è tornata a spiaggia dopo due anni, ha nuotato. Aveva altri progetti per le giornate fuori grotta, ma va bene così.

Ora, rientrati dopo le vacanze e dopo la canicola in una piovosa Marseille, Koris rimpiange di non avere i Maiores e tutto il personale dell’hotel La Terasse a portata di zampa. Però le sue batterie si sono ricaricate un minimo. Anche perché questa sarà l’ultima settimana prima che ricominci il grande circo di Capo Giuseppi.

Hotel La Terasse secondo l’AI

Latte forzato, ziOrso e la kimika

Dall’ultimo post non sono passati così tanti giorni, eppure per Koris pare trascorso un secolo di quelli belli densi, con carestie, guerre e sconvolgimenti politici. Un secolo qualunque, tutto sommato. Koris ha cercato di seguire alla lettera il protocollo di allattamento forzato o gavage di oca da fois gras per l’Aliena, nella speranza che quest’ultima mettesse su ciccia. Non proprio facilissimo come compito.

Un po’ ovunque sui libri o nel web si racconta questa favola che l’allattamento sia un momento magggico (ma che, ancora?!) in cui madre e neonato stanno occhi negli occhi, in una bolla di tenerezza che prolunga il legame simbiotico della gravidanza e… e… e tutte ‘ste cose qui. Solo che ancora una volta ci mentono. Magari sarà bello e magggico di giorno, con la madre seduta su una comoda poltrona, in un angolo confortevole di una veranda dalla luce ambrata, che allatta al seno un neonato candidamente vestito che le sorride dal profondo dei suoi occhi blu. Il tempo dello spot di un ammorbidente, all’incirca. La verità è che avere una ventosa attaccata alle tette ogni due massimo tre ore non è il massimo della vita: la madre (ma piuttosto il genitore#2) vive il momento della poppata con lo stesso stress di una fustigazione sulla pubblica piazza, ma pure il pargolo inizia a detestare quell’essere umano si avvicina con un pasto del tutto insoddisfacente, roba da chiedere di vedere lo chef, litigare e quindi posare le peggio recensioni su tettAdvisor. Si va avanti così per giorni. Almeno questo allattamento forzato ha portato a qualcosa?

LOL, no. Quattro giorni di gavage intensivo e l’Aliena pesava tanto quanto prima, non ha preso mezzo grammo nemmeno per sbaglio. Koris ha iniziato a farsi molte domande sulle sue performance in quanto allattatrice, ma il web dice che no, la sacra diade madre-neonato si autoregola, le tette sono sacre (e non è una regola di pornHub) e se c’è l’ammmorrre c’è il latte buono e tutto va nel migliore dei modi, arcobaleni e unicorni sullo sfondo. L’ostetrica, più pragmatica, ha detto “tirati il latte, dalle il seno e quindi completa con 40 ml ogni due ore, notte e giorno, così sappiamo quanto mangia, la pesiamo di nuovo fra 48 ore”. Arcobaleni e unicorni una sega, il panorama diventa all’improvviso lo stesso di Mordor.

Koris entra in un nuovo incubo a base di tette succhiate e tette tirate, passando due giorni a mostrare le sue non-proprio-grazie al quartiere, tanto il pudore è sentimento sopravvalutato. In concomitanza, ma senza correlazione fra le due cose, Aliena ha ricevuto la visita di Orso, fresco della nomina a ziOrso (“ma funziona davvero!” sono state le prime parole pronunciate davanti alla nipote), e della di lui fidanzata. Così, mentre Koris si lanciava in questo show zinne-de-fori a zero contenuto erotico e ‘thieu era sparito per lo suo migliore, Aliena ha degnato ziOrso del suo primo sorriso, del suo primo dito in bocca e di una colossale scoreggia durante il bagnetto. Zii in estasi per tutto, puzzette comprese.

“Però belin, tu non puoi andare avanti così, fatti dare il latte artificiale” ha sentenziato Orso davanti alla performance indecente della sorella semi-nudista, che nonostante le sessioni di pompaggio intensivo produceva una quantità di latte appena sufficiente per fare un caffè macchiato. Anche l’Amperodattilo a distanza (e in astinenza) era dello stesso avviso: “un bebè ha più bisogno di una mamma che di una tetta, guarda l’esperimento delle scimmiette di Harlow: si nutrivano dalla scimmia di metallo, ma poi andavano a rifugiarsi sulla scimmia di peluche”. In questo caso il ruolo della scimmia di peluche è svolto da ‘thieu, ça va sans dire.

Koris ha tenuto botta per 48 ore, compresa una notte in cui l’Aliena urlava la sua fame al mondo e le Koris-tette erano a secco quanto le falde acquifere quest’anno; una sensazione non proprio piacevole, sapere di stare affamando la progenie e non poterci fare nulla, soprattutto alle due di notte. Giunto il momento della pesata, l’Aliena aveva preso trenta grammi scarsi. Verdetto: il latte di Koris è poco e light, ottimo per la prova costume ma non per un’Alienottola nata già piccoletta, meglio vendersi a BigPharma e passare alla kimika del latte in polvere.
“Spero che tu lo accetti e non ti senta sminuita nel tuo ruolo di madre, altrimenti puoi…”
“Ma che, scherziamo, caccia ‘sto bidone di polverina, sticazzi la tetta, l’allattamento al seno e la diade neonato-madre, viva la chimica se possiamo spezzare questa schiavitù del latte insufficiente”

Siamo alla fine di questa storia? Lo sapremo forse la settimana prossima, a meno che l’Aliena non voglia restare un bebè bonsai. Koris è abbastanza provata da questa esperienza, per lo stress e la mancanza di sonno, e sarebbe molto felice se si fosse trovata la soluzione. Per il momento Alienottola l’ha inquadrata come la stronza che cerca di nutrirla, non ha latte a sufficienza, la tortura nel cuore della notte con delle tette scarse e al mattino con il cotone nel naso, pertanto non esita a mostrare tutto il suo sdegno. Molto meglio prendere il biberon da ‘thieu, che in quanto sprovvisto di tette inadeguate è stato risparmiato dal giudizio severo di una neonata di tre settimane (la cui data di consegna stimata era fra oggi e domani).

Se arricchiamo il latte con del plutonio magari l’Aliena riesce a prendere mezz’etto

Uova di Pasqua

Koris ha vissuto questa Pasqua toccata-e-fuga a Merdopoli come se fosse un uovo di cui tutti aspettano la sorpresa. Solo che la sorpresa, per fortuna, si farà attendere ancora un po’. Poco. Troppo poco per essere pronti psicologicamente, troppo per non avere una voglia matta di tornare a piegarsi a libro o gestire la propria vescica senza un’Alienottola che la usi come cuscino. Ma non soffermiamoci troppo sul particolare in questa sede onde evitare ulteriori crisi di panico.

L’Alienottola è passata da “un body e una tutina” a “guardaroba da fashion blogger” grazie alla parte italica della famiglia, in particolare dell’Amperodattilo in versione nonnAmper. Ha un sacco di roba con dinosauri, ricci in onore di ‘thieu e anche qualcosa di rosa tanto per ricordarle che è un’opzione. Menzione speciale a Orso in versione ziOrso che ha regalato un paio di occhiali da sole microscopici, nonché all’Orso-fidanzata e alla tutina con le zampe da papera che è meravigliosa. Per la quota vintage nel lotto ci sono anche due gilè classe 1986 dell’era Koris che sono stati conservati attraverso i secoli.

L’Amperodattilo, oltre alla sua abituale produzione industriale di cibo, ha cercato di instaurare un dialogo con l’Aliena per interposta panza di Koris, accarezzata come il piede di San Pietro in Vaticano. Cerca di immaginare quali vie prenderà la genetica dell’Aliena, auspicandosi che recuperi gli occhi azzurri per via paterna, ma le zampe lunghe da Amperodattilo. Ogni tanto tira fuori le foto di baby-Koris-emissaria-di-Satana e baby-Orso-paciocchino, facendo inferenze sull’Alienottola. Koris cerca di immaginarsi a gestire un mini-umano e… vabbè, lasciamo perdere. Il pressing maggiore dell’Amperodattilo continua a essere sul nome della creaturina zampettante, tutt’ora sospeso, con multipli suggerimenti. Poi si è scoperta l’esistenza del nome Ombeline e la componente ligure ha deciso che poteva essere la scelta definitva in questo periodo di incertezza:
“Come ti chiami?”
“S’Ombeline”

U Babbu è quello che porta un filo di razionalità ed è da qui che si comprende la gravità della situazione.
“Mi confermate che oggi è proprio il giorno di Pasqua?”
“Sì, perché?”
“Quelle cazzo di uova che mi avete fatto comprare devo andarle a prendere in cantina anche se abbiamo finito di mangiare?”
Quando Koris manifesta dubbi sull’Aliena-management, U Babbu si limita a dire “vedrai, sarà una grande avventura”; viste le avventure di cui è esperto U Babbu, c’è da chiedersi se sarà un poema epico con tanto di visita agli inferi. Attende con ansia che gli addetti ai lavori vengano a montare sul terrazzo la pergo-tenda, detta dall’Amperodattilo anche pendo-terga. Sta colonizzando il terrazzo limitrofo a colpi di piante come se fosse un presidente russo qualsiasi; qualora i condomini dovessero fare rimostranze, ‘thieu ha proposto di dire che si sente minacciato e ha bisogno di difendersi con truppe vegetali.

Orso cerca di abituarsi psicologicamente al ruolo di zio, promettendo di venire a Marseille quando l’Alienottola sarà in libera uscita e “sto un paio d’ore, le faccio qualche smorfia, qualche foto, poi appena si riempie di cacca la riconsegno ai responsabili”. Pare allo stesso tempo intrigato e intimorito dalla Koris-panza semovente, ogni tanto la tocca ma poi si ritrae, soprattutto se l’inquilina tira fuori una zampa.
“Ma è tutta dura!”
“Ha le ossa, pensavi che fosse un lombrico?”

Koris e ‘thieu tengono botta, anche se sono un po’ frastornati, sempre con l’aria di chi sta preparando un esame enorme fuori tempo massimo. Ma almeno, con un lettino montanto e un guardaroba fornito, l’Alienottola non dovrà più né dormire in un cassetto, né essere arrotolata in una vecchia maglietta.

In compenso ora il cassetto è pieno e bisogna pensare a una cabina armadio se va avanti così…

Vendetta tremenda vendetta

Stando ai racconti (dell’orrore) dei Maiores, Koris non è stata un bebé semplice, fra notti insonni, spuntini smozzicati, una gran voglia di saltare per il mondo a quaranta giorni scarsi. Pare che Koris non fosse nemmeno un feto semplice, perché quando la vita ti prende in un certo modo lo fa anche prima che tu venga al mondo.

Amperodattilo: “tu ti muovevi tantissimo nel pancione, tuo fratello un po’ meno”
U Babbu: “e qualcuno è sorpreso da questa cosa?”
(Per dovere di cronaca bisogna dire che Koris è nata a termine, Orso con due settimane d’anticipo e decise che aveva esaurito tutta la fretta per il resto della sua esistenza, da allora in poi avrebbe fatto le cose con calma)

C’è un anedotto familiare secondo cui i Maiores, in un’estate dell’86 (ricordiamo che Koris è nata a metà dicembre), erano a un concerto di ottoni all’aperto. Pare che in quella circostanza Koris-non-ancora-nata abbia dato il peggio di sé quanto a colpi, giravolte, calci rotanti e qualunque cosa spiacevole possa fara un potenziale essere umano ancora contenuto in un tupperware; nessuno sapeva bene come gestire la questione fino alla necessità di una fuga. C’è una spiegazione scientifica del fenomeno, in quanto sembra che i suoni a basse frequenze passino meglio nell’ambiente uterino, ma per l’Amperodattilo c’è una sola verità: Koris era già una stronza all’epoca. “Deve capitarti una prole come te per capire cosa si prova” ha spesso minacciato l’Amperodattilo. Sempre per dovere di cronaca, bisogna dire che baby-Orso si addormentava satollo di latte ancora attaccato al seno, quindi dormiva per sei ore filate, con la serenità di chi non è un primogenito in beta testing.

Trentasei anni dopo, giorni nostri. Koris ha appena ripreso a lavorare dopo le vacanze di Natale, in presenza per quattro giorni perché se no a Capo Giuseppi ci viene il cagotto (spiegazione comunque più razionale di quella data da Capo Giuseppi). Ha avuto un ennesimo scambio surreale con le risorse umane perché sì, se sei una matrioska umana e hai un medico che lo attesta avresti in effetti diritto allo smartworking, ma perché fare le cose semplici se possiamo metterti i bastoni fra le ruote finché non lasci perdere? Insomma, Koris è già incazzata. ‘thieu ci mette il carico iniziando a pontificare che chissà come si potrà fare per andare sui Pirenei questa estate, se Capo Giuseppi rompe il cazzo con maternità e ferie, e poi come e cosa dovremmo prenotare, mistero. Koris cerca di svuotarsi il cervello guardando un tizio che gioca alla demo di “I Am Jesus Christ” (è un videogioco e sì, esiste davvero), quindi si va a dormire.

Pipì numero uno, Koris si riaddormenta. Pipì numero due, Koris si riaddormenta. Pipì numero tre, Koris vorrebbe riaddormentarsi, ma SBONG. Poi un giorno parleremo di questa cosa paranormale per cui da un giorno all’altro si passa da “non sento muovere, chissà se è in vita” al disco pub Koris’ Budellas. Comunque sono le due passate e SBONG in luoghi anatomici che ti ricordano che il corpo umano è tridimensionale, nonostante le illustrazioni dei libri. Koris vorrebbe dormire, baby-Cthulhu inquilino a scrocco invece non ne ha nessuna intenzione, magari passando sul fianco sinistro si calma.

Fianco sinistro, Koris tenta ti riaddormentarsi, baby-Cthulhu è in pieno vamos a bailar con “Det som engang var”. Forse c’è una nuova necessità di svuotare la vescica, forse è la digestione delle verdure, forse baby-Chtulhu si crede al Wacken Open Air festival con gli Iron Maiden sul palco. Di sicuro ha imparato a fare l’headbanging, chissà se avrà anche una chioma da chitarrista viking metal. Fatto sta che per ora sbatte qualche parte del suo corpo work-in-progress sul basso del bacino di Koris, che ne farebbe anche a meno. E che inizia ad inquietarsi.

Koris si alza, è un’ora imprecisata fra le tre e le quattro, ‘thieu russa perché nella questione gravidanza i maschi sono project leader che si presentano solo ogni tanto. Koris si trasla sul divano davanti al pc, inizia a sfogare le paranoie in internet, hai visto mai che baby-Cthulhu abbia deciso che vuole uscire con troppo anticipo. Pare di no, anche i peggio forum dell’internet dicono “ih ih ih è normale sn i nostri pikkoli ancieli ke si muovono! (faccine con occhi a cuore)”, baby-Chtulhu è in pieno vamos a bailar en maligno ritual. Sono le quattro, Koris cerca di organizzare le vacanze di agosto, manda una mail passivo-aggressivo a ‘thieu per dirgli “ecco le risposte alle tue domande”. A un certo punto calma piatta, Koris medita di farsi due ore di sonno.

Si torna nel letto e… SCREAM FOR ME COLLO DELL’UTERO! Baby-Chtulhu non si sta muovendo, sta pogando. Non fa il wall of death solo perché non ha compagnia, ma prova comunque in solitaria. Koris torna al computer, scrive questo post.

Ore sei: nessun segno da baby-Cthulhu, Koris ora si alza e va a fare colazione. Ha come l’impressione che la maledizione dell’Amperodattilo stia arrivando in pieno.

Grotte, Natale e Valpisello

Come da programma Koris è calata in Italia per Natale. Come non sempre da programma c’era anche ‘thieu che non se la sentiva di sfidare un secondo sciopero ferroviario alla volta di Parigi. Come per nulla da programma, c’era anche un parassita clandestino che ha canalizzato non poche attenzioni.

L’Amperodattilo è il fan numero uno del parassita e vuole sapere all’incirca tutto. Commenta le immagini ecografiche con entusiasmo e commenti del genere “ma guarda che mani grosse!” oppure “si vedono tutte le vertebre”. Poi lancia anatemi del calibro “ti meriteresti una peste come te, ma sarà l’apoteosi della tranquillità come ‘thieu”. Si propone talvolta come baby sitter.
“Ma tu vorresti davvero badare a un coso che strilla e produce quintali di cacca?”
“Certo, per me è come un videogioco che ho già finito due volte, so già dove devo passare e quali sono i punti difficili”
U Babbu raccomanda di trattarlo bene e non scegliere nomi di cui si potrebbe pentire, cosa che esclude un buon 95% dei nomi scelti da Koris, provenienti dal pantheon sumero. Nel dubbio fa le bon cafè, più volte al giorno. Orso si erge a Catone il censore per qualunque cosa riguardi gli affettati, dice di prepararsi psicologicamente e nel dubbio esce, anche se meno rispetto ai suoi anni giovanili perché la vecchiaia tocca tutti.

Il giorno di Natale è andato in onda in edizione straordinaria col cinepanettone “Natale in Valbormida”, edizione gradeur perché non si era in dodici a tavola da un po’ (Orso, in versione Padron Ntoni amante delle famiglie numerose, approva). Menzione d’onore per il regalo di U Babbu, il cd “Musica delle strade del regno di Napoli”, che è arrivato rotto, impossibile da sostituire per decorrenza dei termini, e divenuto alla fine un cd scaricato da YouTube ma con copertina e libretto originali; tanto per non alimentare gli stereotipi. L’Amperodattilo ha contrabbandato una quantità illegale di crepes al formaggio e arrosto in quel dell’entroterra ligure, che si è esibito in un clima da bassa padana con nebbia e pioviggine. Il clima uggioso fuori e tropicale in casa ha fatto sì che né crepes né patate venissero adeguatamente sorvegliate durante la cottura nel forno a legna esterno, ottima congiunzioni per una cottura “au charbon” che per poco non diventava direttamente al grafene. Momenti di pretese chic con l’argenteria ma nessuno sapeva da che parte fosse la lama del coltello (tranne ‘thieu, che è stato addestrato al bon ton anche se se lo dimentica) e il Saint-Emilion che poteva avere un gusto di tappo (ma non secondo ‘thieu, che disse che bastava lasciarlo aerarsi per un quarto d’ora e quindi lo passò a U Babbu che ne scolò metà con gran sollazzo). Premio della giuria alla Sacher della Orso-ragazza. La giornata termina con tombola e sottofondo di gente che russa sul divano.

Grotte, si diceva. Per una volta la Liguria è stata meno avara del solito, anche se in maniera inaspettata. Koris aveva scelto una grotta facile e molto trafficata, l’Arma Pollera, per andare a colpo sicuro. Arrivati in loco, si è scoperto che parte della strada non è più trafficabile ai non-residenti, aggiungendo la bagatella di due chilometri alla marcia di avvicinamento. Arrivati a 200 metri dall’ingresso, si è scoperto che le coordinate GPS erano folkloristiche e solo un’ora di ricerche di ‘thieu in versione cinghialotto ha permesso di trovare la grotta. Per la cavità seguente Koris ha deciso che prima di caricarsi di chili e chili di corde era meglio andare in avanscoperta, anche perché la descrizione era vaga e le coordinate chissà. Direzione sponda destra della Bormida di Millesimo, in valli in cui la Liguria si dimentica di essere una regione affacciata sul mare, alla ricerca della grotta di Balbiseolo, ribattezzata da ‘thieu Valpisello perché gli suonava meglio. Tempo stimato per trovare la grotta: mezza giornata di ravanamenti fra i castagni; tempo necessario per trovare la grotta: 45 minuti perché le coordinate GPS puntavano dritte al primo pozzo e la legge di Murphy veglia di su noi. Seconda puntata a Valpisello il 26 dicembre, per smaltire le calorie del pranzo natalizio nei primi 300 metri di meandri che hanno dato a ‘thieu una gran voglia di esplorare il resto.

Per altro, qualora un giorno si dovessero davvero accontentare le velleità dell’Ampero-sitter, è meglio avere un certo numero di grotte valbormidesi sotto mano.

Valpisello natalizio secondo l’AI non sembra nemmeno un brutto posto