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Le cronache della patata e della carota

Potrebbe essere un post soft-porno vegano ma invece no. Potete anche togliere il follow al blog, è una delusione troppo grossa, lo sappiamo. Ciò detto, andiamo avanti coi sopravvissuti.

La vita di Alienottola ormai cinquemesenne scorre senza grossi intoppi. Va dalla tata comportandosi in versione promozionale tranne quando fa brutto ai suoi coetanei, sguazza al sabato mattina nella sua modalità sommergibile, si fa adorare dai nonni tanto via wazzap che dal vivo, emette suoni di una frequenza degna dei pipistrelli o di qualche cetaceo. Ha anche recuperato un genitore#1, tornato non proprio indenne e assai stropicciato dal lazzaretto dei parassiti brutti. Insomma, niente sembrava poter perturbare la vita di un’Alienottola serena.

Poi la naziPediatra disse “ha cinque mesi, bisogna cominciare la diversificazione alimentare”, che poi è un termine molto XXI secolo per dire “svezzamento”. Koris non si sentiva psicologicamente pronta per lasciare la routine del biberon a orari e quantità ormai prestabiliti, ma vogliamo negare all’Aliena le gioie della tavola per nutrirla a latte in polvere fino ai diciott’anni? Forse è inguisto. Per altro la naziPediatra dixit “dovete darle le verdure a pranzo, mischiate in un vero purè di patate”. Per il pranzo era un grande niet, perché non si sa bene come spiegarlo, ma Koris e ‘thieu hanno il brutto vizio di lavorare e non voler delegare tutto alla tata; queste famiglie moderne, signoramia. Inoltre il purè con latte di mucca, burro e panna, per quanto molto francese, poteva essere un po’ troppo per dei baby-intestini (“e perché non la pajata?” ha commentato un’amica dell’internet). Si era deciso di iniziare la diversificazione venerdì sera, poi una gang di batteri spiraliformi ha deciso di sequestrate ‘thieu e Koris non se la sentiva di dover ritinteggiare la cucina con ‘thieu in ospedale e i Maiores presenti. Il biberon fino alla maggiore età sembrava un ottimo compromesso.

Poi domenica l’Amperodattilo ha preso in mano la situazione, non senza aver insistito per uno svezzamento anni ’80 (“ma dalle i biscotti in polvere nel biberon! Io con te ho fatto così” “saranno state razioni scadute dell’Armata Rossa”) ma anche anni ’50 (“mia nonna mi dava il suo cibo per svezzarmi, solo che me lo dava già masticato da lei” “ecco, magari anche no visto che non siamo pinguini”). Così la sera un vecchio tritatutto che vive con Koris dal 2014 (post SonnoDellaRagione, ovviamente) è stato risumato dai meandri della credenza e usato per creare un’orribile blob di patata, carota e acqua di cottura. Aliena è stata posizionata sul seggiolone previo adattamento perché quando si è al quindicesimo percentile c’è sempre bisogno di un po’ di su-misura. Formazione del resto della famiglia: Koris in prima linea pronta per essere presa a sputi, Amperodattilo nelle retrovie al controllo qualità nonché supervisione, U Babbu addetto alle riprese dello storico momento, ziOrso in collegamento telefonico dall’Olanda. Un cucchiaio formato mignon carico di poltiglia arancione si appropinqua alle fauci di Alienottola, che contro ogni previsione spalanca la bocca e assaggia. Koris si prepara psicologicamente al peggio, sa che è questione di secondi prima che tutto venga inondato da quello schifo patat-carotoso (“una patota!” secondo U Babbu), il seggiolone, la sua maglietta, il muro della cucina, il quartiere, forse l’intero braccio galattico. Invece no, Aliena assaggia, si esibisce in un’espressione sorpresa perché quell’affare fa davvero schifo, però si prepara alla seconda cucchiata. L’audit dell’Amperodattilo è severo:
“Bocconi più piccoli! E dalle il tempo di capire cos’ha in bocca, sa solo succhiare, deve ancora imparare a masticare e deglutire!”
“Beh, se è per questo anche io devo ancora imparare come si nutre una mini-umana senza il biberon, sai?”

La tecnica viene affinata nella serata di lunedì, Koris capisce che deve lasciare che Aliena mastichi il cucchiaio e possa concentrarsi sulla sbobba, no pannolino da cambiare, no giocattoli, no gente attorno che le chieda “madame, è di suo gusto?” prima del tempo. E comunque è sempre Alienottola che decide quando basta così, magnatevela voi stammerda, ora si riprende un po’ di confort-biberon e poi tanti saluti. Il materdì sera quel che resta di ‘thieu viene addestrato da Koris, che ormai si sente la maestra suprema del cucchiaio ergonomico per neonati. Alienottola dall’animo gentile grazia anche genitore#1 senza cercare di battere il suo record di sputo più lontano.

Ad oggi Alienottola ha scoperto l’esistenza di patate, carote, zucchini (questi ultimi non hanno avuto molto successo se non sbucciati, ma del resto lo zucchino bollito è roba da SonnoDellaRagione), porri e patate dolci che ricordiamo all’Amperodattilo non essere il topinambour. La nuova dieta le permette di produrre roba che fa venire voglia di chiudere i pannolini usati nel sarcofago di Chernobyl. Si dice che dopo sia peggio, ma Koris vive alla giornata e non vuole saperlo. Così come non vuole sapere come Alienottola reagirà a zucca e spinaci.

P.S. di servizio: Koris non vorrebbe che questo blog diventasse monotematico. Tuttavia finché le voci di corridoio su Capo Giuseppi non saranno confermate o smentite, finché ‘thieu non si sarà ripreso dalla parassitosi o finché non succederanno cose interessanti, la vita di Koris sarà piuttosto Alienotto-centrica.

In principium erat carota et carota erat apud patatam

Mangrovie, scimmie e risotti

Marseille, in teoria emisfero boreale, in teoria 43° di latitudine nord. Ma vista l’umidità debordante e la temperatura che si ostina a sfiorare i 30°C, siamo stati teletrasportati non lontano dall’equatore. Koris aspetta solo la comparsa delle mangrovie per strada, ché i pappagalli e gli scimpanzé ci sono già.

Parlando di primati poco evoluti, Capo Giuseppi ha ri-convocato Koris per finire la conversazione che aveva sapientemente tagliato causa impegno di cui si era dimenticato, una variante della tecnica della tanatosi per evitare le situazioni spiacevoli. Questa volta però si era preparato un discorsetto in pieno stile “divide et impera”, perché non c’è niente di meglio che scaricare la colpa su chiunque non sia al vertice. Il succo del discorsetto: sì, il collega avrebbe dovuto avvertire Koris della divisione del lavoro, ma siccome Koris ha un piglio molto dinamico (sic) e talvolta sembra stressata (sic), il collega si sentiva troppo in soggezione a comunicare. Quindi Capo Giuseppi non sta dicendo che Koris dovrebbe cambiare perché questo è il suo modo di essere, però sì, dovrebbe cambiare. Koris si è ripromessa di cambiare, ma non carattere, bensì laboratorio. Meno 727 giorni alla domanda di trasferimento, a meno di congiunzioni astrali favorevoli che stavolta col cazzo che si rinuncia.

Nel mentre? Nel mentre l’idea è di godersi lo stipendio, lo smodato numero di ferie all’anno, lo smartworking e altre cose approvate da Duccio Patané che ormai è il work-coach ufficiale. Del resto un sacco di colleghi non sembrano farsi alcuna paranoia sulla riuscita o meno di certi progetti, quindi perché dovrebbe essere un Koris-problema? Che tanto ad accollarsi i problemi altrui non si va da nessuna parte se non sul balcone per buttarsi di sotto. Anche no, abbiamo già visto il film.

Koris ha sviluppato un odio per il progetto gestito in modalità AGILE. Dove AGILE dovrebbe essere un progetto in cui non c’è un obiettivo e si va sentimento. Che non va bene nemmeno per l’interrail post-laurea, figuriamoci per una mini-pentola a pressione nucleare. Come spiegare l’organizzazione del progetto senza svelare dettagli e rendendolo comprensibile? Proviamoci con un risotto.

Arrivate in cucina e vi dicono che c’è da fare un risotto. “Ok, un risotto come?” direte voi. Vi rispondono un risotto allo zafferano per quattro persone. Vi mettete a cucinare il risotto allo zafferano. Avete appena aggiunto le prime mestolate di brodo quando vi dicono che sarebbe meglio avere il risotto allo zafferano per dodici persone, hai visto mai arrivino degli invitati in più. “Ma poi arrivano questi invitati in più? Non è che mi tocca buttare via tutto?” chiederete. “Vai tra” vi rispondono. Il riso cuoce, la dose è per dodici persone, state per aggiungere lo zafferano quando arrivano e vi dicono “per il risotto è meglio orientarsi sul piselli e pancetta, preferiscono”. E di ‘sto zafferano che ne fare? Lo mettete da parte che hai visto mai. “Quante dosi di sto risotto piselli e pancetta?” chiedete, già un po’ scazzati. “Iniziamo per quattro, ma potrebbero diventare dodici” vi dicono. Iniziano a girarvi i coglioni. Siccome avete buttato tutto una volta, iniziate a fare il risotto per quattro persone, anche perché pare che in frigo non ci sia abbastanza pancetta per dodici e bisognerebbe mandare qualcuno a comprarla. Il risultato sembra buono quando arrivano di nuovo in cucina e dicono “alla fine bisognerebbe fare piuttosto un risotto uva e pancetta. Sempre per quattro o per dodici, non è chiaro. Ah, e potrebbero esserci dei vegani, quindi bisogna accomodarlo a modo, questo risotto”. Mentre buttate al cesso tutto e ricominciate, torna in auge l’idea del risotto piselli e pancetta per dodici e tutti glorificano il mistico portatore di pancetta che ha fatto tutto lui. Avete voglia di mandare tutti affanculo e aprire un chiosco di piade in Martinica (feat. Celia). “Allora, questo risotto uva e salsiccia, si può avere vegano o no? Anche crudista non sarebbe male” aggiungono. Iniziate a informarvi sulle concessioni territoriali in Martinica.

Non avete capito una fava? Nemmeno Koris, ragion per cui cerca di prendere le cose sportivamente che tanto, che il risotto si faccia o meno, questi vogliono solo instagrammare i piatti, che nella vita vera sarebbe depositare brevetti. Se poi il risotto non è commestibile, amen. Koris farà presente a Capo Giuseppi che questa gestione non è compatibile col suo modo di lavorare. Capo Giuseppi visualizzerà il messaggio e se ne sbatterà la ciolla.

Insomma, tocca prendere corsi intensivi di FotteSega. Se almeno Giove fosse clemente col clima sarebbe già un passo avanti.

Mettere il primate poco evoluto a fare il risotto potrebbe essere la soluzione

Babolli e vigile attesa

Dicesi babollo il verme delle castagne. Forse in dialetto, forse in linguaggio Amperodattilo. Per significato traslato, i babolli sono tutti i vermi infestanti in generale, soprattutto larve grassocce di colore pallido.
Koris è entrata in cucina sabato mattina, appena tornata dalla combo vacanziera Pierre Saint Martin e Alvernia, quando ha notato un paio di babolli accanto ai cartoni del latte. Curioso, di solito il latte non rientra nelle abitudini alimentari degli invertebrati. Altrettanto curioso, cosa ci fanno due babolli sul muro della cucina? Koris ha avuto un leggerissimo sospetto fantozziano. Quindi ha alzato gli occhi verso il soffitto.

Stalattiti di babolli. Infinite catene di babolli che si stagliavano fra i faretti. Galassie di babolli in espansione utili per stimare la costante di Hubble. Koris ha fatto l’unica cosa che una donzella potesse fare, urlare per chiamare ‘thieu, più a testimonio dello schifo che per essere salvata. Anche per essere salvata, che i soffitti sono alti e Koris non ci arriva nemmeno in piedi su una sedia.

Il babollo invasore è stato identificato come lavara delle tarme alimentari. Dopo aver aspirato qualunque cosa brulicasse in tutta la cucina, bisognava individuare il cavallo di Troia degli invertebrati. Timeo babollos et dona ferentes. La credenza è stata messa a ferro e fuoco identicando un pacco di cereali mal chiuso per incuria. Diciamo che era diventato un muesli pieno di proteine. In piena estasi distruttiva, ‘thieu lo ha ficcato per un minuto nel microonde. No, dopo non l’ha mangiato, anche perché non sembrava molto appetitoso come genocidio. Un pacco di riso per risotti ha subito la stessa fine, ma immerso nell’acqua per evitare che diventasse un rivoltante pop-corn al babollo.

Presa un po’ dal panico, un po’ dai sensi di colpa, Koris ha disinfettato tutta la cucina e qualunque buio anfratto potesse celare invasori sopravvissuti. Quindi, accortasi che i babolli erano ancora vivi e lottavano assieme a noi dall’aspirapolvere senza sacco, ha preso il contenitore per la polvere e lo ha annegato nella candeggina, solo perché il flacone del napalm era vuoto. Si è chiesta se i babolli sapessero nuotare e quanto tempo di apnea nel cloro potessero sopportare, ma alla fine bisogna darsi per vinti.

Il week-end è passato così, con turni di guardia sulla porta della cucina per disfarsi dei babolli superstiti e sprovveduti usciti allo scoperto. Sono state comprate anche delle trappole da usare come efficace controaerea per le tarme già svolazzanti. La sorveglianza ad oggi continua.

L’altro babollo per significato traslato è invece Capo Giuseppi, che durante le vacanze ha ribadito il suo status di organismo parassita e per lo più nocivo. Ma questo è un altro post, ora Koris va a controllare che non ci siano babolli striscianti in libera uscita.

I babolli, in sintesi

Pasqua di recupero

Dopo due anni di pandemia portami via e soprattutto di lockdown assortiti e trifolati in marzAprile, ecco che torna la Pasqua italica. I due anni senza allenamento hanno lasciato il segno, tant’è che nessuno era pronto.

Non era pronta Koris che voleva per lo più svitarsi il cervello e metterlo in un barattolo di formaldeide, cosa che non è stata molto possibile. Però ha mangiato, questo va riconosciuto. Tanto presso l’Amperodattilo, che lamenta di aver fatto poco da mangiare, tanto nel basso Piemonte al pranzo di pasqua, dov’era andata solo ed esclusivamente per le crespelle al Raschera. Crespelle al Raschera. Addio, ormai possiamo pensare solo alle crespelle al Raschera. Ma anche al formaggio sott’olio, dai.

Non era pronto ‘thieu che voleva andare in grotta, quando da una parte c’era la neve, dall’altra la descrizione dell’accesso era quanto meno perfettibile, quindi è finita che si sono persi fra i boschi di Bardineto. In compenso grazie al GPS della macchina in modalità “passa per tutti i paesini più demmerda che esistano”, ha scoperto paesaggi mozzafiato sospesi fra Liguria e Piemonte, con intrichi di strade tridimensionali a cui ancora non è abituato. Ha scoperto anche gli involtini di asparagi, che non sono male.

Non era pronto U Babbu che ha il terrazzo in subbuglio causa rifaciamento della pavimentazione, cosa che gli crea gran disagio. Si duole perché Sky non prende in considerazione gli abbonamenti annullati. Ogni tanto accende la tv e fugge in contumacia.

Non era pronto l’Amperodattilo, a causa della perturbazione dei muratori che stanno rifacendo il terrazzo di cui sopra, quindi spandono polvere per casa e impediscono di cucinare come si deve. Si fa recapitare a casa quantità industriali di pasta fresca da Tortellini, inetto adepto del greco di U Babbu. Vuole svuotare casa e fare un vuoto zen, cosa che porta al conflitto con U Babbu accumulatore seriale. Al ristorante schiva qualunque portata possa vagamente contenere della carne, al di fuori del vitello tonnato, quindi termina sostenendo che il suo bunet è migliore. Se la prende perché nei finti Lego trovati nell’uovo di Pasqua non ci sono istruzioni di montaggio.

Non era pronto Orso, che infatti ha pensato bene di fare un passaggio degno di una meteora concedendo la sua presenza a una cena e a un pranzo, per poi fuggire verso più interessanti merendini. Guida sulla A6 facendo il rally fra i lavori, approfittando dei geni di U Babbu per quanto riguarda il rispetto dei limiti di velocità. Trasecola quando scopre che la sorella è disposta ad assaggiare il capretto.

Visto che per cause di forza maggiore si è dovuto rientrare il lunedì, alla fine si sono fatte meno cose di quanto si pensasse. Il prossimo transito italico sarà solo dopo aver smaltito i trigliceridi.

Uova assemblate senza istruzioni

Cannelloni ricatto e spinaci

Koris per la prima volta ha votato alle elezioni francesi da Francese vera, non più da straniera per grazia ricevuta per le municipali e le europee. Fa un certo effetto perché si è incasinata e si aspettava le dessero la scheda da crocettare, quando invece in Francia prendi i bollettini coi nomi dei candidati, ne cambina ne imbusti uno e getti gli altri, quindi consegni la busta. Koris se ne stava andando senza riprendersi la carta d’identità, ma era un po’ sotto shock dopo aver visto per strada un ragazzino che guidava un monopattino seduto su una vecchia poltrona di cuoio, essa stessa sul monopattino. Ogni tanto la creatività marsigliese resta incompresa.

Ieri era il compleanno di ‘thieu che ha compiuto troppi anni, cosa che non lo ha tutelato dal ricevere altri calzini con i ricci. Koris voleva preparargli una torta favolosa con meringa di noci e galletta friabile alle mandorle, una roba che doveva ricordarsi nei secoli dei secoli. Poi Koris sabato mattina si è svegliata con la sindrome dell’impostore e i pensieri oscuri, quindi ha ripiegato su un moelleux aux noix, meno impressionante ma con più probabilità di successo. ‘thieu ha molto apprezzato. Come anche ha apprezzato i cannelloni per cena, solo che Koris ormai si incasina con l’ortografia e quando ha cercato la ricetta ha chiesto a Google di trovarle… beh, il titolo del post.

Fare le uscite speleo con un adolescente scontroso che non ti ascolta è un’ottima esperienza contraccettiva. Forse non quanto portare in grotta le figlie lamentose di un padre che non se ne occupa, ma comunque non male. Per altro, oltre a non ascoltare, gli adolescenti puzzano. Koris sta cercando di ricordarsi se a quell’età puzzava anche lei, ma non ci sono registrazioni in merito. Si ricorda in compenso che Orso passò un periodo da obiettore di coscienza della doccia, quindi da un giorno all’altro si ritrovò all’estremo opposto, preda dell’annoso dilemma “se mi faccio il balsamo due volte in un giorno mi rovino i capelli?”.

Venerdì si è deciso che si parte per le italiche sponde. Koris ci pensava molto intensamente stamattina, mentre preparava panini con uno pseudo-prosciutto crudo e borbottava “appena arrivo a Merdopoli mi ammazzo di pancetta coppata, non me ne frega niente”. Ci potrebbe essere anche una puntata piemontese con crespelle al Raschera, anche se Koris teme che pranzare fuori casa sia un rischio pestilenziale non da poco. Vogliamo davvero correre tutti un rischio per le crespelle al Raschera? E per il vitello tonnato. E per i sedici metri di salsiccia con patate. E per il bunet…

Cannelloni mistici

Urlare nei gomitoli

E non solo perché oggi è l’otto di gennaio. Urlare nei gomitoli potrebbe essere una valida valvola di sfogo a sedersi per terra e piangere come un treenne a cui è stato rubato il ciuccio. Le ragioni ci sono tutte e anche se non ci fossero arriverebbero presto.

‘thieu ha avuto la folle idea di voler abbassare la cappa in cucina. Chiariamoci, l’idea in sé non sarebbe folle, non fosse che s’è capito che la cucina va guardata da lontano senza andare troppo nei dettagli, altrimenti si scoprono miserie. Ad esempio, la cappa era stata intonacata assieme al muro, non era stato tolto il cellophane dentro, non era stata fissata con le apposite viti ma con della colla merdosa e, dulcis in fundo, il muro dietro alla cappa non è stato né dipinto né intonacato. Siamo al livello superiore del “nascondere la polvere sotto al tappeto”. Koris è abbattutissima perché deve rifare l’intonaco prima che sia rimessa la cappa e non è che il lavoro sia stato fatto da Peppino l’usuraio in pensione, che a tempo perso fa il muratore in nero. Sta minchia di cucina è stata fatta da un’azienda seguita da un architetto e ci si ritrova comunque a dover rifare cose. Abbattimento generico.

La ripresa lavorativa è una pestilenza, nel senso letterale del termine. Le norme anti-coviddi sono complicate, imperscrutabili, interpretabili, più generiche del sistema della pila di una partita di Magic: The Gathering con mazzi blu primi anni 2000: se gioco l’istantaneo “droplets” sulla stregoneria “mascherina di stoffa” ha effetto prima o dopo dell’incantesimo “vaccino booster”, sapendo la creatura “coviddi” ha attacco improvviso e attacca senza TAPPare? (Scusate, nerdaggini di un’altra era) Insomma, il succo del discorso è “fate un po’ come cazzo vi pare, basta che non dichiarate che vi contaminate al lavoro e che venite almeno due giorni a settimana”. Capo Giuseppi fa lo gnorri e Koris ormai ha alzato un altare votivo all’ex-capo di Neutronland, che le manca tantissimo. Siamo alla fine della civiltà occidentale, iniziata coi Greci e finita con le lettere greche.

Lo studio che si trascina da settembre sclera. O meglio, il nettunio sclera. O piuttosto, ha una differenza del 5% con quello che dovrebbe essere, che secondo Koris viste le circostanze è grasso che cola, ma pare di no. Anche se la quantità studiata, che doveva essere lineare, forse lineare non è, chi può dirlo. Koris non sa più cosa inventarsi e ne avrebbe anche un po’ le palle piene di sacrificare ore supplementari, week-end e anche vacanze. Tuttavia teme che questa mancanza possa pesare sul periodo di prova, che finirà sempre troppo tardi per la Koris-sanità mentale.

Insomma, Koris vorrebbe sparire due settimane sotto i Pirenei Atlantici fra gli speleologi puzzoni che mangiano salsiccia, patate e formaggio facendo battute di dubbio gusto, ma bisognerà aspettare agosto per tanta grazia. Per ora ci si può drogare di videogiochi e sperare che il Maitre de Jeu mantenga la sordida promessa iniziata con “ho un background di una grossa campagna già pronto”. E cercare gomitoli in cui urlare il proprio disappunto.

Mistici gomitoli della follia, un racconto inedito di Lovecraft

Grossi errori e mini-orrori

Koris ha appena passato uno splendido sabato fra lavori domestici e lavoro tout court, perché lo smartwuorchi è bello ma solo nel week-end, soprattutto quando non è retribuito. Come mai tutto ciò? Andiamo con ordine.

Venerdì la giornata si annunciava normale, tranne la neve. Che poi siccome avevano mandato avvertimenti degni di Neutroni Porcelloni a base di “guidate con prudenza”, Koris si era illusa che qualcuno avesse preso le giuste misure. Sticazzi, come al solito. Nell’entroterra l’autostrada né salata né pulita, in certi punti si vedeva il ghiaccio, c’erano un sacco di macchine finite nel fosso perché in Provenza ti ritirano la patente se non infrangi i limiti di velocità e del buon senso in qualunque condizione climatica. Koris è arrivata al centro di ricerca all’alba delle dieci, solo per scoprire che i bus percorrevano solo gli assi principali, tutto il resto era da sgambettarselo a piedi su per le colline. Clima da ritirata di Russia, ma almeno si è scoperto che gli stivaletti Doc Martens tengono bene la neve, forse sono anche ramponabili.

Tuttavia la giornata demmerda era appena cominciata, il dramma stava per consumarsi. Koris si era illusa che il suo studio sulla trasmutazione degli attinidi anni ’80 fosse finito, pronto per essere consegnato e tanti saluti. Invece si è scoperto, in rapida successione, che la dose al centro del reattore era nulla (poco probabile) e che un prodotto della catena di decadimento del nettunio aveva lasciato le simulazioni per lidi migliori. A Koris è preso il panico, quello brutto, quello paralizzante, a tema pensiero unico: “adesso non posso consegnare lo studio e il capo mi caccia com’è giusto che sia”. Koris ha scomodato ‘thieu, ha scomodato l’angelo custode della sua sanità mentale, quindi ha scomodato il Collega Barbuto via Skype perché non quadrava più niente e a quel punto tanto valeva fare seppuku con le forbici. Collega Barbuto ha minimizzato tutto come solo chi è nello stesso posto dal 1998 sa fare, forse a un certo punto si raggiunge il Nirvana, chissà se Koris lo saprà mai (spoiler: no). “Tutti possono sbagliare, l’importante è capire dov’è l’errore” ha detto Collega Barbuto. Trovare l’errore è stata l’ossessione di Koris per le successive dodici ore.

Dopo aver stampato script python e setacciato server, Koris ha scoperto due cazzate di grosso calibro, di solo una sua: i prodotti della catena di decadimento avevano deciso di non esistere da un certo punto in poi, cosa che sballava tutti i conti; ciò è accaduto quando il server non funzionava e il Koris-pc era stato sequestrato, forse c’è un legame. La seconda cazzata è stata fatta da Collega Bietola (erbivora e fiera di esserlo, precedentemente nota in questi luoghi col nome di collega stinfia), per cui la guaina degli elementi fissili era un fastidio trascurabile, quindi niente guaina e niente radioattività sulla guaina. Regolare, errori compresi, non sei tu sono io. Il problema è che la scadenza ormai incombe e ci sono otto conti da trenta ore ciascuno da ripetere due volte. Non c’è modo che ‘sta cosa sia finita per Natale. Koris non lo ha ancora comunicato a Capo Giuseppi e questa cosa le mette addosso un’ansia tremenda, tant’è che venerdì sera stava cercando su Google “come spiegare durante un colloquio di essere stati cacciati in periodo di prova”. C’è serenità.

Da questo si evince che Koris è abbastanza esausta e o finisce il periodo di prova, o finisce Koris. Se il periodo di prova finisce con un licenziamento potrebbe finire anche Koris, non si sa. Fatto sta che si aspetta lunedì con una certa apprensione, sperando che Collega Barbuto sia convincente e che lo studio tanto carino sulla pentola a pressione radioattiva possa in qualche modo controbilanciare lo svarione di gruppo.

In compenso la cucina è finita, ragion per cui Koris ha passato l’attesa dei calcoli a pulire pavimenti, superfici, universi. Tuttavia gli operai hanno preso Koris e ‘thieu per sfinimento, terminando i lavori col metodo Renè Ferretti, ovvero a cazzo di cane. Non che la cucina sia peggio di prima, cosa che potrebbe essere difficilmente possibile. Si notano però un sacco di dettagli buttati lì che sono più degni di “ammiocccugino che ci sa fare con la decorazione perché gioca sempre a The Sims” che di un’impresa professionale. Pensili non proprio dritti, giunzioni di silicone fatte a caso, zoccoli tagliati storti, intonaco lisciato alla viva il parroco, macchie sugli elettrodomestici. L’Amperodattilo, responsabile qualità della famiglia allargata anche a distanza, ha notato di tutto e di più via foto sgranate, quindi ha scosso la testa per quanto il dolore al collo lo permettesse e ha sentenziato “io glielo farei rifare”. Solo che non si può reggere un altro mese di lavori e polvere, quindi la cucina verrà tenuta tale e quale. ‘thieu ha solo mugugnato “se il pavimento non viene pulito, non glielo pago”.

Koris avrebbe un gran bisogno delle vacanze di Natale e della servitù di Downton Abbey che le metta a posto lo sgoverno della cucina. Invece è abbastanza probabile che ci saranno conti da girare durante le vacanze, quindi addio disconnessione completa. Per quanto riguarda il mettere a posto, nemmeno a parlarne. Per alto mancano alcuni scaffali nei pensili e i cassetti arrivano a fine dicembre perché sono esauriti, come Koris e come i siluri fotonici dell’Enterprise-B.

Chissà se si sopravvive fino al 2022.

Certo che se si potesse mettere il cervello in un barattolo sarebbe più semplice