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Le mille-e-una Koris

Qualche anno fa, sulle pagine di questo blog, Koris si definiva gestita da una sorta di collettivo di personalità, detto “lo stato maggiore”, in cui chi gridava più forte vinceva il turno. Almeno, circa. Poi con l’andare del tempo Koris si è più o meno ricompattata per amore della semplicità.

Tuttavia, vista la situazione non proprio riposante su Neutroni Porcelloni, Koris indugia sul da farsi. Nel suo indugiare, sono emerse svariate tendenze del Koris-animo in fiero contrasto fra di loro. Ciò rende la situazione (e l’eventuale decisione) diversamente facile.

Nella fattispecie, questi sono i quattro Koris-orientamenti principali che si contendono l’attualità:

  • La Koris che vuole andare. Saltare sulla prima opportunità confacente e poi si vedrà. Basta che sia in tempi brevi prima di dare davvero di matto e fare collane con le vertebre del MegaCapo. Ora, il problema è che Koris tollera malissimissimo i “poi si vedrà” perché ha paura che tutto le sfugga dalle mani.
  • La Koris che vuole andare ma alle sue condizioni. Attendere che si trovi un posto che rispetti tutti i requisiti minimi di sistema, onde evitare sorprese sgradite e tenere sotto controllo tutte le variabili del sistema. Qui la grossa pecca è il fattore tempo: vai a sapere quando (e se) ci sarà mai l’occasione perfettaTM. Ci sarebbe poi il del tutto trascurabile fattore “chittesencula”, ma ne parliamo dopo.
  • La Koris che vorrebbe restare. Perché vale la teoria della vecchina e del tiranno di Siracusa: potrebbe sempre andare peggio. Anche se qui si dà di matto, forse con un po’ di rassegnazione si può sopravvivere (vabbè, #provaci), come fanno gli altri. Basta adagiarsi e pensare ad altro, forse. Questo punto non tiene conto di meccaniche segrete e perverse di Neutroni Porcelloni (e del delicato equilibrio dei Koris-contratti) che potrebbero far sì che l’opzione non sia percorribile a lungo termine.
  • L’impostore. Quello che comunque fai, sbagli. Se te ne vai subito, sarà un colpo di testa e non avrai un futuro, finirai come Gervaise ne “L’Assommoir”, alcolista e in miseria. Se aspetti l’occasione propizia finirai con l’attendere per sempre e, anche se si presentasse, tanto non sei abbastanza qualificata per averlo. E se decidi di restare… beh, si vede che non hai il midollo per riprendere in mano la tua vita e preferisci accasciarti dando la colpa alla situazione corrente, perdendo le occasioni che si presentano. Insomma, l’impostore personifica il “e se poi te ne penti?”

Koris viene intrattenuta in continuazione da questo quartetto dissonante, in cui pare che tutti abbiano ragione e torto allo stesso tempo. Poi non si dorme la notte, ma per quello possiamo sempre dire che è colpa del caldo.

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Immagine di Koris mentre riflette sul da farsi.

Visioni strategiche

Mentre Koris rimuginava oniricamente sui torti dell’esistenza, ha ricevuto la visita notturna di Toranaga.
“Koris, tu della vita non hai proprio capito un cazzo”
“Cosa vuoi che ti dica, il mondo è un tantino più complicato che ai tuoi tempi”
“Allora, mercoledì con questi due coglioni cosa vogliamo fare?”
“Boh. Mandarli a cagare, suppongo. Dirgli che possono infilarsi per supposta i loro sotterfugi, che la mia etica lavorativa non mi permette di…”
SCIAFF!
“Ahia!”
“La finisci di essere intransigente e fanatica come un Perfetto cataro? Quelli sono finiti tutti arrosto senza guadagnarci niente, con la loro morale”
“Scusa, tu cosa cazzo ne sai dei Catari, che sei un Giapponese del XVI secolo?”
“Sono soprattutto una tua proiezione mentale, attingo alla tua memoria”
“Annamo bene. Del resto mica potevo avere Caprica 6, il porno Cylon…”
“Che non sei Gaius Baltar e Dio non solo non ti ama, ma non ti vede nemmeno come amica”
“Manfatti…”
“Questi bisogna batterli con le loro stesse armi. Come lo sporco grasso, l’acqua non ci fa niente, devi buttarci sopra un tensioattivo…”
“Zì, se cominci anche a parlare di chimica mi fai paura”
“Meglio. Koris, questi vogliono fregarti cercando di essere più furbi di te. Fagli vedere che non ce n’è bisogno”
“Sarebbe a dire?”
“Mostragli quello che vogliono vedere. Una persona contrita, debole. Niente di cui debbano avere paura. Hai presente Mariko?”
Se piangessi e implorassi sarebbe un bambino nelle mie mani? E però Mariko non ci sta”
“E infatti muore malissimo. Noi non vogliamo morire malissimo, noi vogliamo diventare Shogun senza che nessuno se ne accorga, a colpi di se proprio devo, lo faccio”
“Ma io non voglio fare le loro merdate!”
SCIAFF!
“Ahia!”
“Ma chi ha parlato di farle? Ovvio che non le fai. Ma mica rifiutandoti in nome della virtù. Dolendoti. Quanto ti dispiace, proprio non ci riesci. Gomen nasai. Sono spiacentissima. Karma, ne?”
“Il giapponese si presta più del francese per questo genere di cose…”
“Non è una questione di lingua, è uno stato mentale. Prometti di andare a Osaka, ma in cuor tuo sappi che non ci metterai mai piede”
“Se lo dici tu…”
“Certo che lo dico io. Vuoi che ti faccia una danza marinara per sollevarti il morale?”
“A posto così, grazie”

Sekigahara

Giappone, 1600. Il Taiko Toyotomi Hideyoshi, signore del paese, era morto due anni prima lasciando a succederlo un bambino di sette anni. Tokugawa Ieyasu aveva deciso che dopo anni di attesa era venuto il momento di impadronirsi del titolo di signore egemone del Giappone, onde per cui, trovato un futile pretesto, attaccò briga con le truppe dell’erede legittimo.
Sul campo di battaglia di Sekigahara si combattevano Ieyasu e Ishida Mitsunari, il comandante delle truppe lealista. Nei ranghi di Ishida militava il giovane nipote di Toyotomi Hideyoshi, Kobayakawa Hideaki, un ventenne perennelmente incerto e dal comportamento contraddittorio. Ma era il nipote del Taiko, in fondo. Ishida gli fece prendere posizione alle spalle dell’accampamento principale. Non avrebbe tradito, era il nipote del Taiko. Gli aveva dato fiducia, non avrebbe osato tradire. C’erano le leggi di natura, c’era l’onore in ballo, c’erano delle promesse.
A mezzogiorno la giornata volgeva in favore di Ishida. Non restava che impiegare le truppe di riserva e spazzare via Ieyasu. Ishida diede l’ordine di attacco, che Kobayakawa ignorò più volte. Alla fine si decise ad attaccare. Ma attaccò l’accampamento di Ishida.
Le forse dei lealisti vennero messe in fuga e massacrate in massa, Ishida ci rimise la testa qualche giorno dopo. Ieyasu divenne shogun del Giappone e Kobayakawa ebbe il ricco feudo pattuito (solo per morirci strozzato dalla follia e dai sensi di colpa, ma anyway) la vigiglia di Sekigahara.

Sekigahara è un po’ una metafora della vita. Che non importa quanto tu ti sbatta, quanto tu combatta per una causa giusta, quanto peso tu dia alle promesse e all’impegno. Nel momento in cui ti fidi di qualcuno (di qualunque ambito si parli, affettivo, lavorativo, varie ed eventuali) gli dai il potere di pugnalarti alle spalle. E stai ben certo che se potrà trarne sull’immediato anche solo due miseri spiccioli, bene, allora lo farà.

Ciospino e figona

Oltre a quel delirio di personalità chiamato Stato Maggiore, perennemente in lite e sulle spiagge della follia, in Koris ultimamente convivono due nature contrastanti, di origine puramente estetica.
Chiameremo il primo esemplare Ciospino. Con codesto termine si denota l’individuo che l’estetica non sa nemmeno dove stia di casa. Quello che veste per necessità e se potesse vivrebbe in pigiama. Il pigiama rosa con la Pantera Rosa (taglia 12 anni, per inciso), che ogni sera riceve severe occhiate di censura condite con un “È veramente necessario?”. Ciospino è un essere invernale che si intabarra nel maglione sformato solo perché è caldo e non gli interessa sapere altro. Nemmeno se ha il sex appeal di un’impiegata di posta dopo una settimana di influenza. Ciospino si adagia nel comodo, nel pile e nelle pantofole, nella coda di cavallo che anche se scende durante la giornata chissenefrega, negli occhiali dalla montatura storta, nei calzettoni multicolore fino al ginocchio.
Poi c’è Figona, un essere mitico che esce al milionesimo “È veramente necessario?” rivolto al pigiama. Figona è il lato oscuro di Ciospino e viceversa. Si tratta di un individuo principalmente estivo, poiché in estate è sempre più facile. Figona comincia con lo sciogliersi i capelli e decidere di tollerare un minimo sindacale le lenti a contatto, semplici mosse che per Ciospino sarebbero l’ascensione del monte Everest. Figona non disdegna di mettere la gonna ed evita di abbottonare la camicia “all’ingegnere”, ovvero fino al colletto. Figona ha spinto per l’acquisto di un paio di mutande commentabili con “se le vedesse mia madre…”. Figona potrebbe anche arrivare a lamentarsi d’essersi comprata gli ultimi orecchini più di un anno fa.
Queste due nature, alla “Dottor Jeckyll e Mr Hyde”, si manifestano da un po’ di tempo nella Koris-apparenza. Il problema è quando lo fanno assieme.

Frutta, bordeaux e attese

Se Koris vi raccontasse per filo e per segno i suoi ultimi week-end, dovrebbe narravi dettagli scabrosi che non gioverebbero alla sua immagine. Non giovano nemmeno alla sua sanità mentale, ma come è noto tale entità si è perduta tempo fa nelle nebbie del tempo. Nessuno la nomina nemmeno più.
Ciò nonostante, Koris ha deciso di darvi qualche apertura sulle sue ultime follie nascenti.
Il week-end è cominciato all’insegna della frutta. Un sacco di frutta. Troppa, per essere onesti. Albicocche e susine trovare in quantità industriale, in stato di apparente abbandono.
“È uno spreco lasciarle lì”
“Siamo proprio sicuri che siano abbandonati?”
“Guarda: l’erba cresce ovunque e ci sono rampicanti su porte e finestre. Quindi sì, sono abbandonati”
“D’accordo, ma se qualcuno ci vede mentre cogliamo cotanta abbondanza frutticola?”
“Diciamo di essere a casa nostra. Vado a prendere dei cartoni”
“Tu sei matto”
Koris non è stata ancora sbattuta in un carcere in quanto voleur d’abricots, quindi la cosa è andata a buon fine. Il furto (o salvataggio, a seconda delle intepretazioni) ha fruttato l’equivalente del Koris peso in albicocche e susine, forse anche di più. Talmente tanta frutta che ci si ricavano marmellate, succhi, frutta essiccata e ce n’è ancora, tanto da provocare la ricerca compulsiva di barattoli di ogni tipo per stipare il malloppo. Per fortuna non presso il Koris-domicilio, se no ce ne sarebbe stata abbastanza per moquettare tutti i 20 metri quadri più terrazzino.
Per superare lo shock vegetale è stata necessaria una bottiglia di bordeaux, un po’ meno scrauso del classico côte du Rhone da supermercato tipicamente offerto in serata. Si è scoperto che anche il bordeaux ha proprietà miracolose di sciogliere la lingua, potenziare il lessico e migliorare la grammatica. Facilita anche un certo genere di proposte indecenti, o così piace pensare allo Stato Maggiore. Koris otterrà la cittadinanza francese da sbronza, se continua su questa alcolica via (che poi, una volta all’anno si potrà anche fare, no?).

sourne

Si consiglia uno sguazzo qui per schiarirsi le idee.

Ora in compenso Koris è lì che aspetta. Roy Batty è tornato ieri dall’Arizona, ma non vuole riceverla. La tentazione di far sbronzare anche lui per vedere se le sue attitudini sociali migliorano col bordeaux. In caso contrario, si può sempre bombardarlo di frutta: le munizioni non mancano.

Dialogo dello Stato Maggiore con sé medesimo, questioni morali

“Lo sai che non dovresti fare questa cosa?”
“Ne sono perfettamente consapevole”
“Lo sai che potresti pentirtene amaramente?”
“Ne sono altrettanto consapevole”
“Lo sai che chiedere scusa dopo averlo fatto potrebbe non bastare?”
“Ah, sì, so anche questo”
“Merda quante cose sa ‘sta ragazza”
“Una secchiona, davvero”
“Allora perché lo stai facendo?”
“Perché il viaggio è lungo e non possiamo andare avanti così”
“E questa sarebbe la soluzione?”
“No, ma sarebbe un ottimo palliativo”
“Potresti pentirtene”
“Il tempo del pentimento è finito”
“Brava!”
“Approvo”
“Io dico che a lungo andare ti caccerai nei guai”
“Fosse la prima volta”
“Giusto, possiamo sopravvivere anche a questo”
“Se lo dici…”

Scaricarsi un album da internet dalla connessione del laboratorio può dare adito ai più orribili sensi di colpa nello Stato Maggiore.

Dialogo dello Stato Maggiore con s√© medesimo, il ritorno

"Tirati su di lì"
"No"
"Tirati su da quel guano umorale, tanto non serve a niente e ti sporchi solo"
"E ricordati che adesso i panni te li lavi da sola"
"C’è la lavatrice apposta"
"Non puoi pretendere di vegetare umoralmente lì ancora a lungo"
"Oh, sì che posso. Tanto non è che affligga molto i nostri risultati"
"Eh, benedetta modalità macchina da guerra…"
"Macchina da guerra, ora non esageriamo… semmai panda da guerra…"
"Date le dimensioni è più una Micro Machines…"
"Ma come siamo spiritose!"
"Si fa il possibile, altrimenti si arriva al seppuku"
"Che ultimamente sembra quasi un’opzione accettabile"
"Non foss’altro che c’è un dottorato da finire e non è bene lasciare le cose a metà"
"Beh, in fondo la Follia è finito, il resto inerente la Follia è troppo poco per essere considerato ‘lavoro a metà’, non resta che andare a comprare un kimono bianco, lasciare un biglietto con scritto ‘scusate il disturbi e le frattaglie per terra, ma non credo sarò in grado di pulire’ e quindi prendere il coltello del pane"
"C’è sempre il dottorato: conoscendo Roy Batty, potrebbe resuscitare Koris solo per ucciderla in un modo più doloroso"
"Più doloroso di un seppuku senza secondo? Ammazza se è cattivo quell’uomo…"
"È un sadico, lo ha ammesso lui stesso"
"Ma fosse provare a riprendersi?"
"Vedi, Yuriko, il casino è proprio questo: come?"
"Tanto per cominciare alzandosi dalla merda"
"Il problema è che ci si ripiomba prontamente ogni volta"
"E tu rialzati"
"Sì, ma questo via vai nella merda non è che mi piaccia più di tanto. E siccome non riesco a tirarmi fuori, ci resto"
"E per quale motivo non dovresti tirati fuori? Siamo venuti fuori da situazioni molto molto peggiori. Devo cominciare a enumerarle?"
"Yuriko, Yuriko, tu non afferri il problema"
"Evidentemente no, spiega"
"Siamo venuti fuori dalla merda cupa perché potevamo farlo noi. Perché era ‘uo to us’, come dicono nell’oltre Manica. Questa cosa esula da noi e, peggio che peggio, dalla nostra volontà"
"Quasi meglio SeaTray"
"Quasi meglio, già, se non altro ogni tanto per SeaTray si può fare qualcosa"
"Quindi?"
"Quindi alla domanda ‘Rendez-vous?’ rispondiamo ‘Merde!’ perché è lì che ci troviamo"
"Che situazione del cazzo"
"Decisamente del cazzo, Yuriko. Dove la nostra forza di volontà non arriva, non possiamo pretendere"
"Pertanto niente discorsi sullo ‘svegliati’ fatti finora?"
"No, purtroppo no. E vedi non andare in giro a lamentarti col prossimo, che tanto conosci il calibro delle risposte"
"Ma quindi la soluzione quale sarebbe?"
"Nessuna. Sostanzialmente non c’è una soluzione, almeno non che provenga da noi"
"Bel casino"
"Già. Bel casino"