Per chiunque non abbia vissuto gli spensierati nonché tossici anni ’90, i Pattumeros erano dei mostriciattoli giocattolo definiti dal fabbricante “geni delle discariche”, una sorta di divinità minori della rumenta/munezza/rusco e tutte le possibili declinazioni regionali. Venivano venduti in sacchetti della spazzatura, da aprire nell’acqua ove sprigionavano sostanze ormai vietate dalla commissione europea per l’ambiente e dal buon senso, ma all’epoca nessuno se ne curava e i bambini ci tuffavano le mani dentro; poi trent’anni dopo ci lamentiamo dell’inquinamento delle falde acquifere. I Pattumeros in sé avevano un’estetica discutibile e un’utilità dubbia al di fuori della collezione, ma vuoi mettere la gioia di tirarli fuori dalla rumenta? Ne consegue che questo sarà un post per stomaci forti.
Koris non è mai stata una signorina-gnegne e la zozzura non le fa troppa paura, altrimenti non sarebbe (stata?) una speleologa. In questi otto anni ha pulito chilometri di corde che parevano uscite dal nido di un dinosauro con la diarrea, ha spazzolato tute di cui si era dimenticato il colore originario, ha lucidato ferraglia con incrostazioni di fango in reconditi ingranaggi inaccessibili. Si ricorda in particolare un’uscita alla Grotte du Barry in cui tutto (e letteralmente tutto, umani compresi) era così disgustoso e zozzo che venne imballato in sacchi della spazzatura (ok, gli umani no) e portato il giorno dopo a lavare al primo fiume disponibile perché non era pensabile portare in casa quella roba. Menzione speciale al dover pulire la tenda dalle deiezioni dei simpatici uccellini canterini o delle meno simpatiche e meno canterine lumache senza guscio, più piccole ma non per questo meno copiose. Insomma, Koris pensava di situarsi a un livello di schifo piuttosto elevato. Poi venne l’Aliena.
Il vantaggio del latte in polvere rispetto alla tetta “produzione limitata” è che i biberon sono diventati all you can eat. Lo svantaggio del latte in polvere è che avendo dei biberon all you can eat ci si illude che qualunque momento di urla feroci possa essere curato col cibo. A peggiorare le cose c’è l’incapacità di Alienottola a esprimersi altrimenti che urlando o cercando di ciucciare cose ma anche persone. Tre giorni fa l’Aliena frignava, Koris era cosciente che l’intervallo delle tre ore fra un biberon e l’altro non era ancora passato, ma non trovava altra spiegazione al pianto disperato. Ha quindi deciso di usare la stessa tecnica collaudata dall’Amperodattilo quando gatta Spin miagolava senza posa: riempirla di cibo. L’Aliena ha sembrato gradire il trattamento, ha finito il biberon, ha fatto un ruttino pro-forma e quindi è stata parcheggiata sulla sdraietta in un apparente stato di beatitudine. Koris si è illusa di avere un attimo di tempo per se stessa, poteva magari guardarsi un film. Tuttavia l’Aliena ha deciso per lei: un remake della celeberrima scena de “L’esorcista”. Ha vomitato l’intero biberon e forse più a getto d’idrante su tutina, body, asciugamano messo a inutile protezione della sdraietta e sdraietta. Non sembrava troppo turbata dall’evento, a differenza di Koris, che sperava nell’intervento di un adulto responsabile. Poi si è ricordata di essere lei, l’adulto responsabile. Ha cambiato l’Aliena, in cui la possessione demoniaca di Pazuzu sembrava passata, ha preso tutte le parti tessili vomitate e si è messa a lavarle, a mano, rimpiangendo il fango della Grotte du Barry. C’è da dire che pensava che avrebbe vomitato anche lei davanti al rigurgito alieno, invece per ora se l’è cavata solo con una pletora di pensieri suicidi. Un progresso, forse.
Si pensava che dopo lo tsunami gastrico non si poteva scendere (o salire) di più sulla scala dello schifo, ma l’Aliena ha deciso che non c’è un limite al peggio. Stanotte alle due ha richiesto attenzioni. Già che nella nostra società tecnologica nessuno si sia ancora inventato un assistente per i risvegli notturni è grave. Koris ha messo a scaldare i biberon preparato a un’ora in cui la presunta adulta era ancora in grado di intendere e di volere (circa), quindi è andata in esplorazione del pannolino alieno. Niente rifiuti tossici, Koris ha pensato di sfangarla senza troppe difficoltà con un cambio, un biberon e un rutto. Si è lanciata nel primo step col pilota automatico, mentre l’Aliena urlava perché è un esserino che tiene al proprio pudore, si vergogna se sta a culo scoperto. Alle battute finali, l’Aliena ha tirato un calcio al pannolino in via di chiusura e ha liberato le budella su qualunque cosa fosse a tiro di intestino (questa pratica ha assunto il nome in codice di “caccapulta”): pannolino, body, fasciatoio coperto da un asciugamano su Ampero-consiglio rivelatori vitale. Koris avrebbe di nuovo voluto avere un adulto responsabile da cui andare a piangere, poi si è ricordata di non averne. Ha preso l’Aliena scagazzata e ancora urlante in braccio, ha tolto l’asciugamano vittima, ha buttato il pannolino, ha cambiato il body. Appena pulite le sante chiappe chiuso il secondo pannolino, l’Aliena ha sganciato un’altra bomba tossica. Tutto da rifare, ma almeno non ci sono state vittime collaterali. Terzo pannolino, altro cambio al volo come se ci fosse un timer e una carica di esplosivo pronta ad esplodere… oh, ma è così: terzo rumore inquietante, terzo pannolino sacrificato. Koris inizia a capire Medea, si contiene sapendo di non avere a disposizione il carro alato del Sole per fuggire lontano. L’Aliena urla il suo disappunto nella notte, ma per Koris-fortuna la caccapulta è scarica; mentre si ricarica con un biberon, Koris si appunta di dover lavare a mano le vittime notturne, rimandando all’indomani e maledicendosi in più modi. Per un puro caso le macchie spariranno con una copiosa dose di sapone solido.
Non che Koris non fosse al corrente di codeste luride abitudini dei neonati e della loro propensione a produrre ingenti quantità di rifiuti organici (e di rifiuti tout court, visto il numero di pannolini consumati e no, quelli lavabili non sono una soluzione praticabile). Però non pensava che in poco più di un mese riuscisse a pulire le peggiori schifezze senza battere ciglio. Deve essere un segno inequivocabile della sua trasformazione di Pattumeros.
Dall’ultimo post non sono passati così tanti giorni, eppure per Koris pare trascorso un secolo di quelli belli densi, con carestie, guerre e sconvolgimenti politici. Un secolo qualunque, tutto sommato. Koris ha cercato di seguire alla lettera il protocollo di allattamento forzato o gavage di oca da fois gras per l’Aliena, nella speranza che quest’ultima mettesse su ciccia. Non proprio facilissimo come compito.
Un po’ ovunque sui libri o nel web si racconta questa favola che l’allattamento sia un momento magggico (ma che, ancora?!) in cui madre e neonato stanno occhi negli occhi, in una bolla di tenerezza che prolunga il legame simbiotico della gravidanza e… e… e tutte ‘ste cose qui. Solo che ancora una volta ci mentono. Magari sarà bello e magggico di giorno, con la madre seduta su una comoda poltrona, in un angolo confortevole di una veranda dalla luce ambrata, che allatta al seno un neonato candidamente vestito che le sorride dal profondo dei suoi occhi blu. Il tempo dello spot di un ammorbidente, all’incirca. La verità è che avere una ventosa attaccata alle tette ogni due massimo tre ore non è il massimo della vita: la madre (ma piuttosto il genitore#2) vive il momento della poppata con lo stesso stress di una fustigazione sulla pubblica piazza, ma pure il pargolo inizia a detestare quell’essere umano si avvicina con un pasto del tutto insoddisfacente, roba da chiedere di vedere lo chef, litigare e quindi posare le peggio recensioni su tettAdvisor. Si va avanti così per giorni. Almeno questo allattamento forzato ha portato a qualcosa?
LOL, no. Quattro giorni di gavage intensivo e l’Aliena pesava tanto quanto prima, non ha preso mezzo grammo nemmeno per sbaglio. Koris ha iniziato a farsi molte domande sulle sue performance in quanto allattatrice, ma il web dice che no, la sacra diade madre-neonato si autoregola, le tette sono sacre (e non è una regola di pornHub) e se c’è l’ammmorrre c’è il latte buono e tutto va nel migliore dei modi, arcobaleni e unicorni sullo sfondo. L’ostetrica, più pragmatica, ha detto “tirati il latte, dalle il seno e quindi completa con 40 ml ogni due ore, notte e giorno, così sappiamo quanto mangia, la pesiamo di nuovo fra 48 ore”. Arcobaleni e unicorni una sega, il panorama diventa all’improvviso lo stesso di Mordor.
Koris entra in un nuovo incubo a base di tette succhiate e tette tirate, passando due giorni a mostrare le sue non-proprio-grazie al quartiere, tanto il pudore è sentimento sopravvalutato. In concomitanza, ma senza correlazione fra le due cose, Aliena ha ricevuto la visita di Orso, fresco della nomina a ziOrso (“ma funziona davvero!” sono state le prime parole pronunciate davanti alla nipote), e della di lui fidanzata. Così, mentre Koris si lanciava in questo show zinne-de-fori a zero contenuto erotico e ‘thieu era sparito per lo suo migliore, Aliena ha degnato ziOrso del suo primo sorriso, del suo primo dito in bocca e di una colossale scoreggia durante il bagnetto. Zii in estasi per tutto, puzzette comprese.
“Però belin, tu non puoi andare avanti così, fatti dare il latte artificiale” ha sentenziato Orso davanti alla performance indecente della sorella semi-nudista, che nonostante le sessioni di pompaggio intensivo produceva una quantità di latte appena sufficiente per fare un caffè macchiato. Anche l’Amperodattilo a distanza (e in astinenza) era dello stesso avviso: “un bebè ha più bisogno di una mamma che di una tetta, guarda l’esperimento delle scimmiette di Harlow: si nutrivano dalla scimmia di metallo, ma poi andavano a rifugiarsi sulla scimmia di peluche”. In questo caso il ruolo della scimmia di peluche è svolto da ‘thieu, ça va sans dire.
Koris ha tenuto botta per 48 ore, compresa una notte in cui l’Aliena urlava la sua fame al mondo e le Koris-tette erano a secco quanto le falde acquifere quest’anno; una sensazione non proprio piacevole, sapere di stare affamando la progenie e non poterci fare nulla, soprattutto alle due di notte. Giunto il momento della pesata, l’Aliena aveva preso trenta grammi scarsi. Verdetto: il latte di Koris è poco e light, ottimo per la prova costume ma non per un’Alienottola nata già piccoletta, meglio vendersi a BigPharma e passare alla kimika del latte in polvere. “Spero che tu lo accetti e non ti senta sminuita nel tuo ruolo di madre, altrimenti puoi…” “Ma che, scherziamo, caccia ‘sto bidone di polverina, sticazzi la tetta, l’allattamento al seno e la diade neonato-madre, viva la chimica se possiamo spezzare questa schiavitù del latte insufficiente”
Siamo alla fine di questa storia? Lo sapremo forse la settimana prossima, a meno che l’Aliena non voglia restare un bebè bonsai. Koris è abbastanza provata da questa esperienza, per lo stress e la mancanza di sonno, e sarebbe molto felice se si fosse trovata la soluzione. Per il momento Alienottola l’ha inquadrata come la stronza che cerca di nutrirla, non ha latte a sufficienza, la tortura nel cuore della notte con delle tette scarse e al mattino con il cotone nel naso, pertanto non esita a mostrare tutto il suo sdegno. Molto meglio prendere il biberon da ‘thieu, che in quanto sprovvisto di tette inadeguate è stato risparmiato dal giudizio severo di una neonata di tre settimane (la cui data di consegna stimata era fra oggi e domani).
Se arricchiamo il latte con del plutonio magari l’Aliena riesce a prendere mezz’etto
Fra tutto il pool genetico di gente circa normalmente costituita, l’Aliena ha deciso di scegliere proprio i pezzi del Koris-dna fallato che codificano per quella cosa che voi umani chiamate “crescita”. Detto fuor di metafora, l’Aliena sta bene, è vitale e ha tutti i pezzi per il momento in ordine, ma sono pezzi in miniatura che a due settimane dall’arrivo sulla Terra sembrano voler restare tali. Chissà da chi ha preso questa tendenza al bonsai almeno per ora, mah, chi può dirlo…
Per un neonato non si va molto per il sottile: non cresce perché non mangia abbastanza. Dopo un inizio di allattamento non catastrofico ma quasi, Koris si era persuasa che ormai l’Aliena aveva trovato un suo ritmo di crociera e se non reclamava il buffet non aveva fame. Del resto si dice che i neonati non si lascino morire d’inedia, anche perché non hanno ancora ben chiaro quanto questo mondo faccia schifo, magari hanno qualche illusione in materia. No?
NO. L’Aliena non mangia abbastanza, quindi non cresce, quindi non si sa quali siano le conseguenze, a parte vestire la taglia 14 anni a vita come il suo ex-organismo ospite. Però l’ex-organismo ospite ormai come si sa è una causa persa haute trois pommes, magari per l’Aliena si può ancora fare qualcosa affinché viva nell’universo dei normodotati e non in quello dei nani da giardino.
“La deve nutrire di più” “Ma quanto di più?” “Ogni due ore” “Ma se dorme…?” “La sveglia e la nutre” “Anche di notte?” “Di notte può fare ogni tre” “Com’è umana lei”
Non si sa cosa pensi l’Aliena di questo trattamento di gavage, a meno che non stia prendendo appunti mentali per un futuro processo a L’Aia. Se non diventa un’oca da fois gras entro Natale, cosa che nessuno si sente di escludere, a questo punto. Non si sa nemmeno cosa ne pensi il padre, che avrebbe potuto contribuire con dei burrosi geni francesi atti alla bisogna, anziché coi rinsecchiti geni mediterranei formato tascabile. Però sappiamo cosa ne pensa Koris.
Come in tutte le circostanze della sua vita, Koris si rifà ai suoi modelli ideali e in questo caso è ancora una volta Battlestar Galactica, il primo episodio della prima stagione, per essere precisi. Si intitola “33 minuti” perché la flotta coloniale viene attaccata esattamente ogni tre minuti dai cyloni cattivoni, con le conseguenze che si possono immaginare fra mancanza di sonno, nervosismi e quant’altro. Ecco, Koris si sente catapultata in quell’episodio, con una sveglia ogni due ore che sembra annunciare l’arrivo di una catastrofe (o meglio, nel suo caso di una cacastrofe) e dieci minuti di combattimento serrato a base di “piglia sta tetta e tenitela per un tempo ragionevole”. Poi torna la calma, l’Aliena si ritira nell’iperspazio del suo lettino con le sbarre, Koris medita che era meglio morire nell’esplosione di una testata nucleare sulle Dodici Colonie di Cobol. E che ormai la sua vita è questa, e il peggio è che se l’è anche andata a cercare, so say we all. Ore passate in questo stato: ventiquattro.
Sarebbe molto carino che anche per Koris si scoprisse che c’è una nave spia nascosta nella flotta e che una volta silurata la faccenda finisce. Ma la faccenda potrebbe non essere così semplice e non c’è il capitano Adama a tirarci fuori dagli impicci. A meno che alla pesata di martedì l’Aliena non si diventata un bébé francesissimo di cinque chili, tuttavia non si può garantire che Koris arrivi viva a tale giorno…
Se almeno l’Aliena avesse un indicatore di riempimento sarebbe pù semplice…
La notte sta cedendo il posto al mattino in quelle ore in cui nessuno sa mai a che punto del giorno si, fra le quattro e le cinque. Koris ha ripreso l’uso della gamba sinistra e ha finalmente infilato due biscotti in una pancia disabitata, poiché l’inquilina precedente sta guardando il mondo da una culla-bacinella lì a fianco. Un folle pensiero coglie Koris ed è “fosse solo per il parto, potrei anche rifarlo”, poi si ricorda degli ultimi mesi senza formaggi e magari anche no, ecco.
Koris e Alienottola vengono sbarcate nella camera 2101, una singola grazie al consiglio dell’ostetrica Cecilia. Il suo progetto, appena ‘thieu sarà sulla strada di casa, è svenire qualche ora mentre l’Aliena non ha ancora chiare le meccaniche di questo universo, mangiare e poi fare il necessario. Un programma di tutto rispetto.
Sono le sei quando bussano alla porta e aprono la porta un nanosecondo dopo. “Siamo l’equipe del turno di notte, veniamo a controllare la bambina per passare le consegne al turno di giotno. La bambina ha mangiato?” “… quale bambina?” chiede Koris, ancora poco cosciente di avere un’Aliena a carico. Inizia così una lunga teoria di gente che entra ed esce dalla camera, tutti con ottime ragioni, ma l’unica ragione che Koris vorrebbe sentire è la colazione. Nel mentre si scopre che Alienottola ha la temperatura media di un rettile di piccole dimensioni, le viene quindi assegnata una sorta di lampada termica da tenere sopra la culla-bacinella; la lampada ha un sensore di temperatura col brutto vizio di perdere il segnale e mandare un fischio fastidiosissimo. Molto piacevole dopo due notti insonni.
Nel mentre Koris viene edotta su uno dei temi ansiogeni che l’aspettavano al varco, ovvero il cambio del pannolino. L’Aliena, da brava creatura di un altro pianeta, produce un rifiuto tossico di cui nessuno poteva immaginare l’esistenza. Koris si convince che non ci riuscirà mai, eppure due ore dopo si ritroverà sola a cambiare l’Aliena su un letto d’ospedale, testa a testa con una sostanza che fa desiderare un bagno nella piscina di un reattore e un mini-culo maleodorante: è sopravvissuta.
L’aspetto invece del tutto sottovalutato, anche perché “ho l’incontro con la mia ostetrica apposta il 4 maggio, arriverò preparata”, è l’allattamento. Sottovalutato nel senso che Koris non si era proprio posta il problema, in maniera piuttosto incosciente e fricchettona perché “lasciamo fare a MadreNaturaTM”. Tuttavia, quando si partorisce un’Aliena di piccolo carenaggio che produce rifiuti tossici in gran quantità, l’allattamento diventa una questione di stato. Bonus: le Koris-tette non sono pronte a diventare una fonte di alimentazione primaria, non hanno ancora realizzato di non essere più appoggiate su una panza importante e stanno ancora smaltendo il trauma del trovarsi piene di bava aliena nel post-parto immediato. Invece inizia il cosiddetto “mobbing dell’allattamento” in cui qualunque ausiliaria di puericultura si sente in dovere di fare commenti più o meno sgradevoli sull’incapacità di Koris a ficcare una tetta-imbuto nel gargarozzo di Alienottola e nutrirla come un’oca da fois gras.
“La bambina non mangia abbastanza e non prende peso” diventerà il ritornello ossessivo dei tre giorni successivi. Il primo giorno Koris vorrebbe urlare che forse sarà perché l’Aliena è sbarcata con tre settimane d’anticipo, ha bevuto sedici litri di liquido amniotico e ha rischiato di strozzarsi in uscita, magari ha bisogno di un po’ di tempo per ambientarsi sul pianeta. Invece no, le ausiliarie dicono che non è normale, che il binomio non funziona e Koris deve farci qualcosa; alla domanda “ma cosa?” nessuna risposta esaustiva, forse perché “una mamma lo sa”, anche se Koris non sa niente come Jon Snow. Questo avvelena totalmente l’arrivo di ‘thieu, che subisce lo shock di tenere Alienottola per la prima volta e la vertigine del primo pannolino cambiato in tandem.
Poi viene la notte. E di notte quel luogo di presunta gioia a base di mammine e bambini felici si trasoforma in un’atmosfera opprimente che non ha nulla da invidiare al Nowhere di Silent Hill. L’Aliena si arrostisce sotto la lampada, che a sua volta crea un microclima tropicale in camera, e in questo suo stato di spaparanzata su una spiaggia caraibica non pensa nemmeno per sbaglio a mangiare. Koris sa che dovrebbe nutrirla a ritmo serrato, ma non riesce a darle nemmeno una goccia di latte, forse vista la temperatura che percepisce Alienottola vorrebbe piuttosto una pina colada con latte di cocco. Disperata, Koris chiama una puericultrice per farsi aiutare. Grossolano errore: entra una giovincella con al collo una sorta di paramenti sacri che sembra padre Amorth in procinto di effettuare un esorcismo. “La bambina ha mangiato?” “No, l’ho chiamata perché non riesco a metterla al seno” “Com’è possibile?” Boh, forse perché Koris ha un dottorato in fisica e non in nutrizione dell’infante, ma son dettagli. Inizia un balletto a base di strizzate di tette, Aliena che si rifiuta di mettere in bocca quell’affare molliccio strapazzato (datele torto), la puericultrice-Amorth che si incazza e va a prendere un biberon di latte artificiale, ma “non ha il diritto di darglielo, solo qualche goccia per farle venire voglia”. Aliena si rompe il cazzo ad appena 24 ore di vita e si addormenta. La puericultrice-Amorth prende un’aria grave. “La deve sorvegliare, perché già è piccola, se non mangia non se ne esce” Koris passa la notte a guardare il ricamo di Baby Yoda andare su e giù al ritmo del respiro di Alienottola.
Arriva il mattino e porta consiglio, ma soprattutto porta ‘thieu che garantisce un minimo sindacale di serenità, nonché un pezzo di fugasse untissima e due tavolette di cioccolato. I Maiores sono in viaggio a tappe forzate da Merdopoli per adorare la nipote appena fabbricata. Koris è a pezzi come un mobile Ikea, l’Aliena continua non voler sapere niente delle sue tette, quell’affare molliccio al tuo gatto in cortile lo puoi buttare (citazioni di spessore). Ma non è tempo di inflaccidirsi perché vengono a chiamarla per imparare a fare “les soins du matin”, ovvero come pulire il viso a un neonato senza usare il Cif. Koris chiede a ‘thieu supporto morale, e del resto deve imparare anche lui.
Qui Koris si trova davanti a una puericultrice più anziana molto sbrigativa che tortura Alienottola con un cotone nel naso e infilandole a tradimento un cucchiaio di vitamina nel gargarozzo. Alla pesata l’Aliena risulta dimagrita, ma con la sua produzione industriale di cacca non dovrebbe stupire. Per fortuna dalla vecchia arriva anche il primo suggerimento sensato. “Lei ora spedisce suo marito in farmacia a comprare gli adattatori per tette (paracapezzoli? Si chiamano così questi oggetti molto sexy?) e vediamo se la bambina mangia di più” Quindi, rispedita Koris in camera con l’Aliena, la vecchia prende da parte ‘thieu per raccomandarsi “non stia a sentire cosa dicono le altre, l’importante è che Alienottola inizi a mangiare, il resto sono solo cazzate” La vecchia svolge lo stesso ruolo della nutrice nelle opere del XVII secolo, quello della dispensatrice di saggi consigli pratici.
Koris mangia poco e male perché le portano il pranzo proprio mentre è assente. La stanchezza ormai è un macigno che schiaccia le spalle, il sonno nemmeno a parlarne e Koris non si è lavata da quando ha partorito. Per non parlare di quel senso di inadeguatezza fisso a metà della gola come un boccone incastrato che soffoca piano piano, incapace di andare giù. Per fortuna un’infermiera umana, accortasi dello stato mentale putrido di Koris, si offre di portare Alienottola un paio d’ore al nido perché Koris possa farsi una doccia e perdere i sensi per un po’. Koris non gliene sarà mai abbastanza grata.
A pomeriggio inoltrato arrivano i Maiores che vengono del tutto fagocitati dal gorgo dell’Aliena. L’Amperodattilo fuori controllo continua a ripetere “ma guarda un po’ cosa ci hai fatto!”, U Babbu fa un servizio fotografico degno di un paparazzo con un erede al trono. ‘thieu approfitta dello stordimento generale per farsi promettere futuri babysitteraggi, i Maiores rispondono di sì ed è quasi circonvenzione di persona non in grado di intendere e di volere. Grazie agli adattatori per tette l’Aliena riesce ad alimentarsi per più di mezzo secondo, persino le Koris-tette sembrano voler collaborare.
Però poi torna la notte. Koris pensa che stavolta potrebbe affrontarla meglio, del resto se l’Aliena inizia a mangiare le cose dovrebbero funzionare. Arriva la puericultrice-Amorth della sera prima. “Adesso la bambina mangia?” “Credo mi stia arrivando il latte e con gli adattatori-per-tette Alienottola si attacca meglio…” “Non dovrebbe usare quegli affari lì” “Ma la sua collega ha detto…” “Se li usa troppo la bambina prenderà delle cattive abitudini” Quali cattive abitudini? Chiederà un sigaro dopo la poppata pomeridiana? Si metterà a spacciare hashish ai compagni del nido? Vorrà fare il bagnetto solo sorseggiando Martini agitato non shackerato con un’oliva? Non è dato sapere.
Le ore passano, Koris fissa l’Aliena che dormicchia e sarebbe pronta a uccidere per avere un accesso a Netflix e svuotarsi il cervello. Decide di emulare l’Amperodattilo di trent’anni prima e scrivere tutto quello che succede durante la notte, poppate, pannolini cambiati nelle tenebre, sonno, tutto. Questo le varrà lo scherno della puericultrice-Amorth che all’aurora dice “non era necessario scrivere un romanzo”.
Rispunta il sole, il reparto maternità torna ad essere un luogi frequentabile, ma ormai i punti sanità mentale di Koris stanno andano verso lo zero. Tuttavia le 72 ore di permanenza volgono al termine, quindi magari qualcosa si può recuperare. Lo chiede alla puericultrice che passa a controllare il colorito dell’Aliena. “Ah, ma mica lo decide lei. Se sua figlia continua a perdere peso non vi lasciamo uscire” Grande momento di sgomento: Koris potrebbe non reggere un giorno supplementare. Vero, è una cosa molto egoistica da pensare da parte sua, visto che forse se restasse sarebbe per il bene dell’Aliena, ma si può dire che in questo frangente le due cose siano disgiunte? “Scusi, ma non dovrebbe essere il calo fisiologico…?” “Non ci interessa, deve prendere peso” “Ma ci sono altri problemi, per caso?” “No, sua figlia è perfetta ma è piccola, deve prendere peso” Argh.
Il momento del primo bagno di Alienottola (non molto entusiasta, sulle prime) diventa un momento di stress perché alla pesata madamigella risulta essere arrivata a 2.54 kg, peso limite oltre il quale non è ben chiaro cosa succeda perché nessuno lo spiega. Koris intanto cerca di convincere tutti che forse adesso riesce ad allattare, nascondendo gli adattatori, e che magari forse l’Aliena si ripiglia. L’Amperodattilo entra furtivamente in ospedale al di fuori dell’orario di visita portando della torta alle mele e giustificandosi con “non mangiare quelle porcate di cibo ospedaliero, mangia la torta che ti fa latte”. Koris chiede consigli a destra a e manca per capire quando e quanto dovrebbe nutrire Alienottola, ma riceve pareri contrastanti fra cui “i neonati non si lasciano morire di fame, se vuole da mangiare le farà sapere”. Forse Aliena sta già seguendo una dieta per essere in forma per l’estate, a poco più di 48 ore dalla nascita, vai a sapere in questo mondo in cui ti mettono pressione quando sei appena uscito dall’utero.
Terza notte, Koris ormai ha reazioni animali e appena viene buio andrebbe a nascondersi in un angolo, soffiando a chiunque si avvicini come faceva gatta Spin nei momenti no. E a ragione, sembrerebbe. Arrivano due puericultrici del turno di notte, una potrebbe Amorth senza paramenti o magari no, ma è simpatica uguale. “Sua figlia deve mangiare, se domani ha perso anche solo 20 grammi non la dimettiamo” “Ma io come dovrei fare a farla mangiare? Quanto deve mangiare se al seno non ho nessuna indicazione?” “La deve far mangiare ogni tre ore” “Anche se non ha fame? E se dorme la sveglio?” “Certo!” “E per quanto tempo dovrei tenerla al seno perché sia efficace?” “Bah, veda lei. Un quarto d’ora, venti minuti, mezz’ora…” Argh.
Koris fa una chiamata in panico a Celia perché ogni tanto c’è bisogno di non restare soli nel buio. Quindi inizia a incoraggiare Alienottola a mangiare, sentendosi una merda perché impone questa cosa a un esserino di nemmeno tre giorni. Questa cosa non se l’era proprio immaginata, ancora meno che il parto.
Ancora l’alba, potrebbe essere l’ultima in ospedale, o forse no. Aliena è stata riempita come un’oca da ingrasso quando arriva la puericultrice a dire “la cambi e la porti alla nursery, che le diamo la vitamina K e la pesiamo”. Koris spera che il suo sordido piano di portare un’Aliena rimpinzata funzioni, ma nel momento in cui scartoccia il pannolino maledetto, la progenie produce un’onda anomala di rifiuti tossici arginata solo per puro caso. Alienottola sorride sardonica, Koris bestemmia per più ragioni. Vabbè, è andata così.
Il verdetto della bilancia dice che Aliena pesa 2.54 kg, esattamente quanto ieri. Quindi non ha perso i maledetti 20 grammi ma non li ha nemmno presi. Le puericultrici dicono “decide il pediatra, se ha fortuna ci sarà di turno qualcuno poco fiscale su ‘ste cose”. Una puericultrice si offre quindi di ispezionare come Koris allatti, cosa che non è proprio piacevole perché fa davvero sentire una mucca da produzione massiva. Per fortuna l’arrivo di ‘thieu da sì che all’ispezione la tipa sia più accomodante di quanto siata stata prima.
E poi arriva il verdetto: Alienottola sta bene, Koris anche, si va a casa. Koris potrebbe anche svenire per il sollievo, mentre banchetta a prosciutto crudo di contrabbando in attesa dei fogli per la dimissione. Ora sono tutti cazzi suoi e nessuno le spiegherà come cambiare, lavare o nutrire l’Aliena, ma sticazzi, si va a casa.
A dirla tutta mancherebbe ancora un mese pieno alla fine dell’avventura che conduce al GranMiracoloDellaVita™, ma pare che arrivati a un certo punto può succedere di tutto, metti che il parassita alieno abbia sottoscritto un contratto stile Prime con consegna anticipata. Non è rassicurante nemmeno un po’, ma meglio portarsi avanti col lavoro. Queste ultime settimane del momento magico per antonomasia sono una maledizione classica, di quelle che prendono il controllo del corpo maledetto senza alcuna pietà, ormai è loro e ne fanno quello che vogliono, tu organismo ospite subisci e stai zitto. Anzi, vai a prendere da bere che qui il demone interiore ha sete, e bada che non sia acqua santa.
Quindi eccoci all’ultima lista di cose che forse era interessante sapere prima, ma invece no, momento maggggico, non vedrai l’ora di abbracciare la tua creatura. Un po’ sì, ma soprattutto per chiederle che cazzo ha in mente e se intende continuare così anche per la vita extra-uterina (e nel caso, siamo fregati).
Baby brain: qualcuno dice che non esiste e quel qualcuno mente sapendo di mentire. Oppure è un maschio e non sa di mentire, ma mente lo stesso. O meglio, diciamo che può non capitare a tutte, però non significa che non esista. Inizia in maniera subdola a infiltrarsi fra i neuroni come una nebbia mattutina; e i segnali elettrici del cervello, non abituati a guidare in Valpadana, si perdono, si tamponano e si accartocciano. “Cos’è che stavo pensando?” oppure “perché sono entrata in questa stanza?” sono i primi campanelli d’allarme di una discesa verso un mondo di oblio che tuttavia non è condiviso. Al lavoro in certi giorni la concentrazione è un’illustre sconosciuta (sarà anche che Koris non si può dire entusiasta delle sue mansioni) e tocca farsi violenza per cercare di mantenere un filo dei pensieri. Talvolta succede anche leggendo o giocando o cerando di installare Linux Mint sul nuovo computer. Le dimenticanze si sprecano, a Koris è capitato di scrivere un post-it con la spesa, dimenticarsi di aver fatto un post-il con la spesa, quindi non leggerlo e dimenticare metà della spesa; non male per quella che è definita “la memoria storia della famiglia”. Dicono che poi passa, anche perché se non passa Koris potrebbe risolversi a gesti estremi.
Royal Rumble: “dopo la trentesima settimana i movimenti sono più rari ma più vigorosi”, anche qui qualcuno mente sapendo di mentire. Più vigorosi sì, più rari ma quando mai? L’Alienottola in dotazione a Koris non trova pace o è la reincarnazione di un maestro di kung-fu, capace che quando esce fa la presa del dito Wuxi alla malcapitata ostetrica. Siccome ormai è un’aliena ingombrante, si è saldamente ancorata con il bacino (di titanio, a giudicare dalla durezza delle ossa) sulla destra del Koris-addome, testa in basso perché la vescica è sempre comoda, schiena in fuori a creare una panza asimmetrica e poco estetica, gambe… ovunque. Il momento peggiore è quando usa il diaframma come poggiapiedi, momento che può durare svariate ore e dovrebbe essere vietata dalla convenzione di Ginevra. Ci sono poi i calci rotanti sferrati sul fianco destro che si visualizzano come veri e propri rigonfiamenti, quasi là sotto ci fosse un Alien che vuole uscire (oh, beh, in effetti è così). L’Alienottola in questione è particolarmente territoriale, appena qualcuno poggia qualcosa sul lato destro (sia esso Koris, ‘thieu, l’Amperodattilo o un professionista sanitario) si mette a scalciare come a dire “oh, questa è zona mia, fuori dalle palle”. Molto tenero, già, non lo facesse anche quando Koris sta trasportando la spesa fra le braccia o quando si sdraia per sbaglio sul lato destro. Koris è molto curiosa di vedere che razza di piedi e che muscoli delle gambe può avere un microbo del genere per sferrare calci così forti. (Nota: uno studio inglese ha stimato che i feti possono sferrare calci a 45 N, quindi non sono pacifici per nulla, se a qualcuno interessa cosa dice la scienza…)
Contrazioni queste sconosciute: dovrebbero essere le contrazioni preparatorie al parto, quelle che permettono di farsi un’idea di cosa potrebbe capitare nel preludio al momento clou. Solo che no, l’utero di Koris ha deciso che è troppo sbattimento, oppure è troppo malmenato dall’Alienottola per osare un movimento. Quindi Koris non ha idea di cosa dovrebbe sentire: c’è chi narra di dolori inenarrabili, ma in altre circostanze doveva capitare la stessa cosa e invece nada de nada. Koris ha forse una resistenza al dolore incredibile? Ci crediamo poco. Significa che l’Aliena non ha nessuna intenzione di sloggiare di lì e bisognerà tirarla fuori con l’esplosivo? La prospettiva non è molto allettante, ma staremo a vedere.
Legamenti da ottantenne: un giorno di inizio marzo Koris si è appesa nell’imbrago da speleo e ha avuto l’impressione che le ossa del bacino (suo, eh, ricordiamo che quello dell’Aliena è di titanio) stessero per fare crack. Ora, quando si porta uno sbilanciato marsupio di carne in continua crescita non c’è da stupirsi del decadimento della forma e della sostanza. Ma il crollo verticale non era atteso. Nemmeno quel sordo dolore sotto la scapola, come una pugnalata a destra, che pare essere diretta conseguenza della posizione dell’inquilina a scrocco. Insomma, questi ruggenti ottant’anni non ce li meritavamo. Ci sono giorni in cui Koris, per meglio calarsi nella parte, si deve fermare mentre sale le scale per il terzo piano. Un po’ suo malgrado (perché la sua mente razionale ha difficoltà a credere a certe stregonerie) deve ammettere che da quando ha iniziato una sorta di yoga-routine consigliata dall’ostetrica e ripetuta ogni giorno, la mobilità articolare è un po’ migliorata. La sfida ora è mantenere la razionalità e non barattare dei legamenti integri con ore di saluto al sole col culo all’aria.
Momentanea interruzione di corrente: almeno fino a nuova erogazione di zuccheri. Cosa che succedeva già nel secondo trimestre, ma qui è un racket. Koris ha dovuto istituire di nuovo la merenda della dieci del mattino e la merenda pomeridiana, altrimenti l’Aliena le taglia i viveri nel senso letterale. S’è deciso che entrambe le merende devono essere a base di frutta perché da quando la bilancia ha iniziato a segnare 60 kg Koris si sente un cetaceo di grosso calibro ed è meglio non sbracarsi. Anche se ucciderebbe per un gelato artigianale, che tanto non può mangiare per via del rischio di bacilli assortiti. A proposito, ormai è quasi ora della sua mela giornaliera…
Da un momento all’altro: perché scavallata la trentaseiesima settimana può succedere di tutto. Ma niente panico, eh. Basta essere preparati a qualunque evenienza, sia ad accogliere un lattante urlante dal mattino alla sera, sia a dover attendere che vengano a sfrattarlo dall’utero fuori tempo massimo. Si speracano le testimonianze della zia Tittina che ha partorito un vitello in forma umana di cinque chili alla quarantacinquesima settimana, e fioccano i racconti della cugina Cesira che l’ha partorito a otto mesi tondi nei bagni dell’ufficio, il giorno prima di andare in maternità. Esperienza “Trenitalia CiScusiamoPerIlDisagio” o “AmazognPraim consegna in giornata”? Impossibile saperlo, si possono avere solo aneddoti e statistiche. Visto che Koris è abbastanza indietro con la preparazione (o comunque non così avanti come vorrebbe), tutto ciò crea un clima da “sto preparando l’esame più tosto del corso di laurea e ho appena scoperto che ci sono altre due pile di dispense da studiare”. Solo che stavolta non si può rimandare al prossimo appello.
La cosa bella è che chiunque voglia rassicurare Koris dice “dai, fra poco è finita”. No, fra poco COMINCIA.
Mentre Koris era troppo occupata a tirare insulti grossi a divinità a caso, ree di non prendersi cura di Capo Giuseppi in modo adeguato, l’hardisk del laptop Blatto decideva che era il momento giusto per entrare nell’empireo informatico e iniziare a lanciare errori di I/O. Koris ha una certa esperienza in sciagure informatiche e sa che gli errori di I/O prima e il filesystem in sola lettura poi non sono sintomi di qualcosa di buono. Al termine di un backup matto e disperatissimo, ha iniziato a farsi domande: Blatto è un laptop ricondizionato di gamma bassa giunto alla veneranda età di otto anni, cambiando disco quanto può durare ancora? Non sarà meglio lasciarlo andare al suo tristo destino e abbracciare un nuovo ricondizionato da battaglia (no, nonostante l’arrivo del gheming leptop Arael c’è bisogno di un laptop da battaglia, Arael ha un certo valore di mercato che lo preserva dalle turpitudini)? Al che Koris si è detta che la sua reazione è molto strana, se si fosse trattato del macbook Trillian non l’avrebbe lasciato andare nemmeno dopo un’esplosione termonucleare. Forse vuol dire che si cresce; o forse vuol dire che nella vita c’è posto per un unico grande amore, e quell’amore è Trillian.
‘thieu è tornato dalla conferenza fiorentina nel cuore della notte, dopo una mini-odissea fra aerei, scioperi dei controllori di volo e treni. Satollo di gelati e prosciutti, la prima cosa che ha fatto è stata scrafazzarsi su un marciapiede non si sa come. Da quando si è svegliato ogni tanto acchiappa Koris a tradimento e le strofina la trippa. Tanto poi la squatter mica se la prende col genitore#1, fa le sue rimostranze all’organismo ospite. Si medita vendetta tremenda vendetta e potrebbe essere a base di pannolini ripieni.
Koris si è svegliata (per modo di dire, visto che l’Alienottola in versione ninja l’ha fatta stare in ansia per una buona parte della notte) col pensiero fisso che questo aprile potrebbe essere l’ultimo mese che passano in due, senza un mini-terzo incomodo urlante. La curva dell’occazzo ha subito un’impennata en la forma exponencial. Anche bene perché il congedo per maternità è così vicino da poterlo quasi toccare e sta arrivando il momento in cui Koris potrà tornare a fregarsene di toxoplasmosi e listeria, nonché magari a piegarsi a libro senza una baionetta sotto le costole; però soprattutto OCCAZZO.
Forse con l’eco di questo ohcazzo nelle meningi, forse perché Orso ha fatto recapitare una sdraietta immobilizza-mini-demoni e si è raccomandato di controllare che ci fossero tutti i pezzi, si è decretato che forse all’alba del nono mese è giunto il momento di smettere di cazzeggiare e montare qualcosa. ‘thieu si è battuto contro le istruzioni teutoniche del treppiede della sdraietta, ha litigato con una rete-porta oggetti e ha rifilato il tutto a Koris, che è riuscita a mettere assieme i pezzi; ora conta di affidarle la fantolina in nome di sua lealtà alemanna. Visto che ormai il duo-e-mezzo era lanciato, s’è deciso di montare anche il letto con le sbarre forgiate da Odino o così si spera, visto come si muove l’Alienottola. Ad oggi in loco il guardaroba lascia molto a desiderare (è tutto o quasi in Italia fra le Ampero-zampe I-love-shopping-per-il-baby), ma almeno c’è un’alterantiva all’uso di un cassetto a mò di culla.
La situazione è dunque la seguente: nella stanza in cui è ancora montato Arael il gheming leptop (“questo posto poteva diventare una server house o un rifugio da otaku”, pensiero fisso), ora troneggiano anche sdraietta e lettino. Koris ogni volta che entra è sotto shock, finisce per fare una sorta di pellegrinaggio per chinarsi sul mini-materasso e si dice “fra meno di un mese e mezzo qui dentro potrebbe esserci una bestiolina urlante”. Quindi Koris fugge, dimentica di qualunque cosa dovesse fare in quella stanza. Poi ci rientra, la scena si ripete. Diamoci ventiquattr’ore di adattamento.
E insomma, forse è il caso di comprarsi un nuovo laptop da configurare al più presto. Almeno per arginare per qualche minuto l’occazzo.
“Sono il tuo baby-Cthulhu e il mio didietro ha appena dato il peggio di sé nel letto che avevi amorosamente preparato”
Ad oggi mancano dieci giorni al congedo per maternità e Koris si sente come quando stava percorrendo i meandri della grotta di Sanhillac, in un lontano 2016 all’una di notte: non finiva mai e ogni passo sembrava allungare la distanza dall’uscita. Solo che almeno a Sanhillac si erano viste delle belle cose, qui il pregresso sono solo concrezioni di merda e montagne di casini. Capo Giuseppi fa lo stereotipo della signorina isterica, si rivela incapace di gestire un cazzo di trasloco a cinquecento metri di distanza, smentisce ogni dubbio residuo sul suo essere deprecabile e non solo con Koris. Dieci giorni, s’è detto? Koris sopravvive a citazioni di “Boris” perché la voglia di non fare davvero più un cazzo è tanta.
L’alienottola spadroneggia e ha deciso che qualunque cosa si estenda sul lato destro di Koris, dalle costole al bacino, è suo dominio incontrastato. Chiunque provi a poggiarci una mano sopra, anche la proprietaria dell’organismo ospite, viene ricacciato a calci. Si dà una calmata solo se l’organismo ospite passeggia per almeno cinque chilometri, salvo lamentarsi quando Koris si ferma. In altre circostanze continua a fare la sua pazza vita da aliena intrauterina, facendosi riconoscere all’esterno: durante la sessione del corso pre-parto in piscina, mentre Koris galleggiava sul dorso, l’alienottola ha creato una sorta di terra emersa con scosse telluriche annesse. Ciò ha valso a Koris la qualifica di “ventre prominente”, locuzione usata solo per messeri dal girovita importante, quali Toranaga di “Shogun” o re Robert Baratheon. Nel momento di massima espressione della sua femminilità, Koris è diventata un omo de panza, ottimo.
‘thieu è a Firenze per una conferenza e manda messaggi calibro Orso coi resoconti delle sue cene. Non si fa mancare nemmeno i gelati perché anche lui è omo de sustanza. Koris giurerebbe vendetta già al naturale, con l’alienottola che impone un regime alimentare ridotto ancora di più. Al suo ritorno promette di iniziare a montare tutti gli ammennicoli per l’alienottola, visto che il suo più grande terrore è che abbia dei Koris-geni frettolosi e decida di arrivare in anticipo. Koris insiste che nelle linee guida dell’OMS è previsto anche un cassetto come letto d’emergenza; U Babbu ha fatto presente che è molto comodo, perché in caso di bebé urlante un cassetto si può anche chiudere.
Voci di corridoio dicono che Orso e l’Amperodattilo siano diventati protagonisti di “I love shopping per il baby”. L’alienottola deve ancora nascere e pare avere già un guardaroba da Instagrammer. Si dice che anche dal lato parigino qualcosa si stia muovendo. Koris lascia fare, poi tirerà le fila e di vedrà. Si chiede come facessero nel Pleistocene a mandare avanti l’umanità senza sdraiette e gigoteuses. Vabbè, se manca qualcosa ci sarà ancora tempo, no? NO?!
Che poi col passaggio all’ora legale una si incasina… non vale come scusa, eh?