La prossima settimana Koris prevede tre scoppiettanti giorni di 8-18 con dieci minuti per mangiare. Dato il presupposto, visto il tentativo di lamentarsi di meno sul blog, si cerca di fare uno speleo-post della domenica di novembre. ‘thieu, invece, essendo una persona utile, fa una torta di mele.
Questo sarà uno speleo-post con tutto quello che ne consegue, nel bene e nel male. Un post che rutta in pubblico, in pratica, e forse non chiede scusa.
Nel ponte dei santi il piano originale prevedeva una fuga nel Vercors, a speleo, zuppa e rock’n’roll, ma visto il meteo avverso un po’ ovunque si è dovuto ripiegare allo “stare a casa e sperare di fare speleo qui”. Koris se ne ha avuto a male, ma pazienza.
Il venerdì c’è stata questa ottima idea di andare in grotta nel Gard, dipartimento che ha una specialità: l’anidride carbonica. Piccolo momento di divulgazione: non è chiarissimo come l’anidride carbonica passi sottoterra, ma probabilmente è portata dall’acqua. Negli ultimi tempi ha piovuto a iosa. Ergo l’anidride carbonica è arrivata in basso.
Alla testa dell’ultimo pozzo Koris ha iniziato a sentire il bisogno di fare respiri profondi. Si è detta che è la fatica, l’età, il rosico assortito degli ultimi, il malumore. Poi, scesa al primo frazionamento, le è presa una svergola. I due o tre neuroni che di solito giocano a tressette si sono connessi vista l’emergenza e Koris ha realizzato: quel posto era pieno di CO2. Koris è arrivata in fondo al pozzo che aveva lo stesso respiro di Darth Fener e la capacità polmonare di Bazilla, noto fumatore industriale di Marlboro (e probabilmente azionista della stessa). Gli altri iniziavano appena ad accorgersene mentre Koris rantolava e risaliva verso contrade più ossigenate. Fra tutti i difetti che accumula, Koris ha anche quello di essere un canarino da miniera: è la prima ad accorgersi se ci sono gas molesti.
Il sabato nel Var, al Jas de Laure, non doveva esserci questo rischio. Almeno, non l’asfissia. Koris è già caduta in trappola quando ha scoperto che il pozzo d’ingresso era da 58 metri e Koris adora i pozzi grossi come le puntine sulle sedie.
Ma c’è di più. Scesi al primo frazionamento, il pozzo ha mostrato tutta la sua incontinenza scaricando sugli incauti speleologi tutta l’acqua assorbita nei giorni precedenti, sotto forma di stillicidio convinto. Al secondo frazionamento, lo stillicidio era una doccia.
Koris era a una decina di metri dal fondo e già fradicia quando ha visto qualcosa che non avrebbe voluto vedere: un nodo sulla corda. Secondo momento di divulgazione: i nodi sulle corde in speleologia sono affrontabili con una sequenza-balletto appesi ai vari bloccanti nel nulla ipogeo. Solo che, in questo caso, ha allungato i tempi di permanenza sotto la doccia. All’andata e al ritorno.
Ogni volta che fa queste cose una parte di Koris giura che mai più, oh, certo, non mi rivedono mai più. Poi si dimentica del giuramento. Fino all’asfissia o al pozzo piscione successivi.