Roba da speleologi #2

(Post a base di turpiloquio e scene poco edificanti. Nascondete le nonne e i bambini)

Tutti gli speleologi del dipartimento (o quasi) si sono trovati sabato mattina sulla Sainte Baume. Koris era fra quelli che facevano lo stage di manovre di soccorso e autosoccorso.
“Imparate tutto per bene che poi andiamo a salvare quelli del CAF che sono nel buco di fianco e al solito non ne usciranno vivi”
Tanto perché il gruppo speleo del CAF goda di miglior fama.

L’operazione di autosoccorso più pittoresca in assoluto è il disimpegno verso il basso. Permette di passare momenti intimi con un pompiere come vittima o con la di lui fidanzata (Koris nelle vesti di vittima). Le tappe sono le seguenti:

  1. Raggiungere l’infornato in alto sulla corda. Primo passo particolarmente delicato in quanto il soccorritore entra fra le gambe dell’infortunato. Ancora più delicato se la vittima è un maschio e si vede arrivare un bloccante in acciaio molto molto vicino ai gioielli di famiglia.
  2. Ci si attacca alla vittima. Nella pratica, si sbuca da in mezzo alle gambe e ci si mette a cavalcioni sopra. Secondo la dolcezza del socorritore, potrebbe trattarsi di preliminari spinti.
  3. Montare un discensore sulla vittima. Qualora non lo avesse già montato, iniziano le palpate di chiappe per scoprire in quale punto dell’imbrago si trovi codesto maledetto discensore.
  4. Togliere la vittima dai bloccanti. Qui si ride se il soccorritore pesa 50 kg e la vittima 80 (Koris-vita vissuta). Per sollevare il malcapitato dai bloccanti la tecnica più in voga sono sempre le palpate di culo, seguite dal passaggio in mezzo alle gambe, fino ad avvenuto miracolo.
  5. Una volta liberi, si ramazza il proprio disordine su corda e si scende sul discensore. Si consiglia di coccolare la vittima, perché in fondo si è vissuta un’esperienza intima. A fare pipì si va dopo.

Qualora una simile descrizione risultasse nebulosa, youtube potrebbe chiarire la potenzialità erotica di una simile situazione. Ci sono delle foto di Koris intenta a tale pratica, ma non sono in nostro possesso (male!). Una side option predicata da ‘thieu è il metodo del taglio della corda. Metodo che se non ben praticato può rivelarsi piuttosto defintivo.

Se la vittima è sopravvissuta a tale trattamento più o meno intimo, bisogna apprendere come riscaldarla in attesa del marito geloso dei soccorsi. In pratica, si monta una tende con le coperte termiche. S’è deciso di fare ciò al bivacco a -100. Koris era in coppia con la fidanzata del pompiere, il resto tutti maschi.
“Allora io prendo queste due e le porto giù al bivacco”
“Certo, così insegni loro come ci si riscalda sottoterra”
“Ovvio, prima montiamo la tenda, poi ci chiudiamo dentro, togliamo le tute e ci riscaldiamo col calore dei corpi”
“Ahem, non per interrompervi, ma io avrei ‘thieu, il mio riscaldamento personale, due pozzi più in alto”
“E che problema c’è? Non sarà mica geloso! E poi basta dirgli che non è necessario che scenda…”
Che uno organizzebbe anche delle uscita inter-club, solo che rischiano di trasformarsi in un club per scambisti.

Tale intensa attività di presunto soccorso con la ridarella isterica, più un’andata-ritorno a -100 in omaggio, ha lasciato un segno indelebile nei Koris-addominali, che non si riprenderanno tanto facilmente. Una prova di più a conferma della teoria secondo cui la speleologia, anche senza (ma quanto mai?) rutti, puzzette in libertà e fango ovunque, non è uno sport per signorine ben educate.

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2 thoughts on “Roba da speleologi #2

  1. Fannes 12 novembre 2015 alle 09:40 Reply

    Comunque le curegge in tenda sono da abolire XD

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