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Ampero-IKEAHacker, ovvero storia di un letto a castello

Nonostante Koris continui ad avere dei dubbi e a raccontarsi “c’è tempo” come i peggiori procrastinatori, le probilità che il parassita alieno diventi davvero una personcina in miniatura aumentano, quindi bisogna iniziare a correre ai ripari. O quanto meno organizzarsi. Pur essendo incapace ad arredare persino le casette in The Sims (ricordiamo che è specialista della casa senza bagno), Koris sta cercando idee su come arrangiare lo spazio di casa. Celia ha consigliato di prendere spunti da IKEA Hacks, sito di customizzazione di mobili IKEA. E a Koris è venuto subito in mente l’Amperodattilo, che in questa materia è un’autorità, fin dal principio. E il principio fu il letto a castello.

Questa è una storia dello scorso millennio, una memoria familiare nonché un monumento all’eternità, dato che il letto in questione è vivo e lotta assieme a noi.

Siamo nell’anno 1998. Koris e Orso condividono una stanza della folle superficie di nove metri quadri, come giacigli hanno un letto a ponte (di Koris) e una rete più corta customizzata caso strano dall’Amperodattilo (di Orso). Nonostante le dimensioni ridotte, Koris inizia a tirare craniate nel letto a ponte; Orso, di crescita più lesta, spunta coi piedi dal materasso. Non c’è alcun modo di far stare due letti normali, più un armadio, più una cassettiera, più uno spazio vitale in quei nove metri quadri. Traslocare alla ricerca di camere vergini da conquistare non pare un’opzione allettante.

L’Amperodattilo, già interior designer da anni senza saperlo, si scervella alla ricerca di una soluzione che non preveda vendere uno dei figli al mercato nero (prima dell’era internet non era cosa facilissima) e decide di sfruttare i vantaggi della verticalità: mettiamo un letto a castello. Facile a dirsi, non facilissimo a farsi. Ricordiamo ai più giovani lettori che ci troviamo in un’epoca buia in cui Netscape Navigator era segreto di pochi, non esisteva la pratica “cerco su google idee letto a castello”. No, si va per cataloghi di mobilifici locali, per sentito dire, per botte di culo.

Tuttavia le divinità nordiche fra cui Odino sorridono benevole alla famiglia: il caso vuole che il primo primissimo negozio IKEA ha aperto sulle sponde di Valinor. L’Amperodattilo lo considera subito uno dei suoi posti preferiti, anche perché l’idea di poter montare i mobili con le sue stesse mani è una sorta di sogno che si avvera. Per inciso c’è da ammettere che la qualità dei mobili IKEA dell’epoca non ha niente a che vedere con affare-pericolante-in-truciolato di oggi, per cui l’amore dell’Amperodattilo è quasi giustificato. Così, mentre Orso e Koris fanno incetta di matitine senza una ragione evidente, l’Amperodattilo trascina U Babbu nel settore letti alla ricerca di un giaciglio a castello per i due pargoli. E lo trova anche: si chiama Vradal, è abbastanza alto perché il pagolo di sotto non si apra il cranio alzandosi, ha una sponda perché il pargolo di sopra non si suicidi cascando. Ma come tutte le cose belle ha un difetto terribile ed è la scala, ad angolo perfettamente retto, pronta a trasformarsi in una trappola mortale ad ogni pisciata notturna. Forse non è cosa.

Mentre l’Amperodattilo rimugina, si fa il giro di tutti i mobilici della riviera merdopolese, ma non c’è niente che soddisfi il suo designer interiore e niente che non abbia un costo assai elevato in valuta ormai fuori corso (tanto per ricordarvi che siamo nel secondo millennio). Insomma, per farla breve, l’Amperodattilo vuole Vradal e Vradal avrà, dovesse fare patti con divinità infernali svedesi. Seguono serate di studi attentissimi con i cataloghi IKEA come unica bibliografia, l’Amperodattilo aguzza l’ingegno: Vradal ha una versione letto a soppalco la cui scala non è verticale, bensì inclinata con comodi gradini. Le dimensioni sembrano compatibili con Vradal letto a castello. Alcune scorribande all’IKEA di Valinor si rivelano necessarie per arrivare al verdetto, l’Amperodattilo dà luce verde all’operazione: si può fare.

Siamo ormai all’inizio dell’estate, dettaglio non trascurabile, quando la famiglia al completo si presenta per l’acquisto finale di Vradal a castello più Vradal sponda a soppalco, guest star due materassi di misura. L’Amperodattilo si presenta al deposito mobili con un carrello fra le mani e le peggiori intenzioni. Si impadronisce di un commesso a cui commissione l’ordine. Il commesso tergiversa, dice che forse non si può fare, tuttavia niente può arginare l’Ampero-determinazione. Le misure sono prese, quagliano, ed è ancora un’epoca in cui si può comprare un pezzo di un mobile ove previsto, quindi l’ordine su questo carrelli, rapidi. Il commesso esita ancora.
“Ma lei lo sa che le restano i buchi sulla sponda del letto se non monta la scala corrispondente al modello?”
“I buchi sono affar mio, voi pensate a fare delle scale che non siano omicide”
Ci si avvia quindi alla cassa sotto lo sguardo del commesso, che si aspetta di veder tornare la famiglia sconfitta e ridotta a più miti consigli. Non avrà questa soddisfazione.

Si caricano i vari componenti scatolati e materassati su una delle macchine preferite di U Babbu, il Suzuki Santana decappottato, feature non trascurabile perché altrimenti sarebbero stati fringuelli per diabetici a trasportare il tutto. Koris ricorda una traversata epica sul sedile dietro, fra i pezzi di Vradal, mentre il Suzuki sfrecciava nel crepuscolo sulla corsia di destra dell’Autostrada dei fiori, in direzione di Merdopoli. Il montaggio del Vradal customizzato durò fino a mezzanotte e Vradal istesso è ancora una colonna portante della camera merdopolese di Koris e Orso. Anzi, persino l’IKEA finì per dotare Vradal a castello della scala inclinata, pur senza accreditare l’idea all’Amperodattilo.

Ora, Koris non sa se il parassita potenzialmente in arrivo avrà bisogno di mobili hackerati affinché siano più funzionali. Ma nel caso fa comodo avere nonnAmper fra i designer a portata di mano.

L’intelligenza artificiale non riesce a fare meglio dell’Amperodattilo

Perdere i pezzi

Si dice che, nella costruzione di un magnete dal costo di svariati petecchioni (svariati ovvero cinquata volte il costo di casa Koris), si sia accumulato un ritardo abissale perché una vite è andata persa. Una, non due, non tutto il pacchetto. Una sola.

Il MegaCapo ha giustificato la cosa con “a chi non è mai successo di buttare via le viti col cartone, quando si monta un mobile Ikea?”. All’Amperodattilo Aggiustatutto, per dire, non è mai successo. E se fosse successo, avrebbe mandato U Babbu in gita al bidone per recuperarle. Il MegaCapo ha colto l’occasione per un corso accelerato di packaging, dicendo che ora l’Ikea si è fatta furba e ha deciso di legare le viti alle gambe dei tavoli con lo scotch. L’Ikea è da prendere a modello, insomma. Koris si è morsicata la lingua per evitare di rispondere che sì, l’Ikea è un modello da considerare anche per quanto riguarda i ritardi o i casini nelle consegne. Ogni riferimento ad armadi o cucine realmente vissuti è puramente casuale.

Il Capo perde i pezzi come al solito, ma dopo una veloce revisione di Star Wars episodio II e III (col CGI dell’orrore che fa rimpiangere i pupazzoni della trilogia originale), Koris inizia a dubitare che sia una strategia. Mostrarsi scalcagnato e indifeso e invece sotto la cappa sei il Signore Oscuro dei Sith. Collera, paura e aggressività conducono al Lato Oscuro e quando ti dicono “forse dovrai fare le presentazioni durante il week-end” ti viene una gran voglia di andarti a sfogare facendo strage di marmocchi al tempio Jedi.

Koris invece ha più o meno deciso che non è più disposta a perdere i suoi pezzi. Anche perché la fabbrica ha chiuso i battenti ed è un casino trovare i ricambi originali. Quindi è il caso di mantenere la calma zen mentre gli altri perdono i pezzi, perché non è obbligatorio farsi trascinare dalla spirale discendente. Hai visto mai cambi qualcosa nelle correnti che trasportano la medusa a zonzo per il mare, mentre si aspetta che si rinnovi il contratto.

ScaricaPoltrona

(Post non adatto alle persone facilmente impressionabili, ai bambini al di sotto dei 14 anni, alle donne incinte e a chiunque pensi che tutto ciò sia normale)
Se nessuno è ancora morto in maniera efferata, è solo una maledetta coincidenza.
Cominciamo a narrare i fatti dal principio. Qualcuno ricorda le riuioni della morte di fine settembre? No? Fortunati mortali. A codeste riunioni il cosiddetto chairman (che non è l’uomo-poltrona detto anche Poang, mostro mitologico degli oscuri meandri del reparto salotto Ikea, ma il capoccia delle riunioni… ma sapete che c’è? Poang gli sta benissimo) è un pensionato che ha sempre bazzicato questi ambienti e che ci tiene ad essere informato di quello che accade. Dove essere informato sta per “rivestire posti di potere sgabolando gli obblighi del caso”. Poang è astutitssimo.
Dopo le riunioni mortali, al RussoUmano era stato sgabolato il rapporto delle due riunioni. Il RussoUmano si è guardato intorno e ha scoperto che Koris aveva meno anzianità di lui.
“Preferirei lo facessi tu. Questo è il template, gli appunti li hai presi, fai. Ma solo una versione per agevolare il lavoro a Poang, non quella definitiva”
Koris ha cristonato un po’ secondo la migliore tradizione, poi hai fatto. Data di invio dei due rapporti: 10 ottobre.
Passa il tempo.
Il 26 il Capogruppo si sveglia e vuole vedere i rapporti. La risposta giusta era “li ho mandati due settimane fa”, ma seguitiamo. Correzioni minori, “rimanda tutti e metti anche il Division Header in copia”.
Koris obbedisce, il Division Header si incazza dicendo che la cosa non lo compete, di contattare Poang. Questo mandando una mail alle otto di venerdì sera, quando Koris è arrivata a casa alle sette e mezza dopo una lunga sequenza di altre cagate.
Segue week-end in cui Koris si rifiuta categoricamente di guardare le mail lavorative perché a) non è tenuta ad avere la reperibilità continua, b) non lavora come cardiochirurgo pediatrico e una cazzo di riunione non è un cuore da trapiantare prima che marcisca, c) non la pagano abbastanza visto che manco le pagano le ore di straordinario. Koris forse è una fricchettona fancazzista, ma non crede che un individuo si identifichi solo e soltanto nel suo lavoro (ma questo è un pistolotto che per ora vi sarà risparmiato).
Ergo lunedì mattina Koris scopre che la domenica si è risvegliato Poang dal reparto salotti dicendo:
“Ecco alcune correzioni ai due rapporti. Per piacere, mandami le versioni corrette lunedì o martedì, perché mercoledì parto per un tour completo dell’Africa e sarò di ritorno solo a dicembre”
Koris un po’ si incazza perché o fai il pensionato o fai la parte attiva, non che hai un dualismo del genere onda-particella quando ti fa comodo, un po’ rosica perché quando ha annunciato che lei si prende il venerdì tre di ferie le è stato chiesto se fosse proprio necesario (sì, fuck you). Comunque, ore otto legge la mail, ore otto e dieci si incazza, ore nove e mezza manda i documenti corretti.
Il Division Header, ancora una volta in copia, si incazza di nuovo dicendo che non sa se Poang è d’accordo (incazzati con Poang e non con Koris non è dato, perché Poang ha sempre ragione essendo un pezzo grosso).
Poang si rifà vivo, ovviamente senza citare il Divsion Header che magari chissà che idee si fa. La sua risposta è la seguente:
“Sì, va bene le correzioni, ma io i rapporti li avrei fatti diversamente. Non è che puoi rifarli alla mia maniera, sempre entro domani che devo partire?”
Ora Koris sta scrivendo questo post a mo’ di blog-terapia perché se no la sua ira potrebbe dare luogo ad azioni sconsiderate (come mollare tutto, entrare nella prima Ikea di strada e dare fuoco al reparto poltrone). Ragioni dell’ira funesta:

  • Poang non dice quale sia il suo metodo, dice solo “lo avrei fatto diversamente”. La risposta adeguata sarebbe “torna a commentare i cantieri”;
  • Esiste un template, una forma in cui questo documento deve essere messo, che non tiene conto dell’estetica di Poang. Se il documento non è nella forma giusta, non viene approvato e Koris si fa urlare dietro dal Division Header;
  • Per dirla in francese raffinato, je n’ai pas que ça à foutre, ovvero “ci sarebbero anche altre questioni in sospeso che richiederebbero la mia attenzione”;
  • Non c’è nessuno che possa dare una consulenza a Koris in quanto si sono tutti defilati tomo tomo cacchio cacchio. Tranne il Division Header, che forse è incazzato per quello.

Dulcis in fundo, questo documento doveva essere prodotto due settimane dopo la riunione. Quindi è in ritardo. Ma Koris declina ogni responsabilità per quanto troveranno sicuramente il modo per sbolognarle la colpa.

La Nemesi dell’Ikea

Ci ricordiamo tutti il Game of Bidet, no? (Koris un po’ di più, ma vabbè) Evitiamo un riassunto delle puntate precedenti.
Sembrerebbe che la maledizione dell’Ikea somigli più all’ideale della colpa sviluppata dai Greci antichi: qualcuno dei Koris-antenati ha fatto qualcosa di male e le generazioni successive la scontano.
Koris di sicuro, ma anche i Maiores.
U Babbu e l’Amperodattilo avevano guardato con occhio incredulo le vicende del Game of Bidet, chiedendosi come fosse possibile una tale disorganizzazione. Da parte di un magnate del mobile in legno di pino, per di più.
Erano talmente scettici sull’inefficacia svedese che in settembre si concessero l’atto di ὕβϱις di comprare un armadio nuovo. E farselo spedire. E montare.
La spedizione di tale supplizio di Tantalo fu fissata al primo novembre. Si diceva che mancassero gli ammortizzatori delle ante e che fosse impossibile averli prima. I famosi ammortizzatori forgiati nel fuoco dei vulcani e temprati alle intemperie nordiche.
Quando Koris ricevette la notizia, mise in guardia gli incauti Maiores. A seguire, le prove:

screenshot

A futura memoria

Nemo est propheta in patria.
Ieri, all’alba delle 11, i fattorini Ikea (o piuttosto chi per esso) non si erano ancora fatti vivi. All’Amperodattilo è venuto un orribile, fantozziano dubbio.
E lì si scoprì l’assurdo: la consegna dell’armadio era stata scritta sì il primo novembre dalla commessa Ikea, con montaggio l’otto. Ma l’azienda delle consegne aveva registrato il contrario.
Consegna l’otto e montaggio il primo.
Coraggio, ripetete di nuovo.
Consegna l’otto e montaggio il primo.
Nella migliore delle ipotesi sarebbe stato consegnato l’armadio già montanto. Teletrasportandolo in loco, perché nessun orifizio o pertugio di casa permetterebbe il passaggio di un armadio integro.
Forse il montatore di armadi sarebbe arrivato il primo e avrebbe bivaccato fino all’otto in attesa della materia.
Forse l’Ikea ha inventato il viaggio nel tempo e nessuno lo sa.
La reazione di Koris a tale notizia è stata calma e compita:

risposta

Compitissima

Ora la situazione della casa avita è la seguente: l’armadio antico è già stato smantellato e smaltito. La roba è… probabilmente dappertutto, ma comunque in ordine, conoscendo l’Amperodattilo. U Babbu ha la prospettiva di combattere contro il call-center dell’Ikea per una nuova consegna. Si racconta che fosse la tredicesima fatica di Ercole.
In tutto ciò chi gongola è gatta Spin, da sempre fiera avversatrice di qualunque lavoro possa anche solo vagamente alterare l’ordine domestico costituito.

Ai confini della realtà svedese

Boing, boing, boing. La giornata di ieri di Koris la Palla Matta.
Dato che la Ya(xa)ris ha marcato visita fingendosi morta, Koris è andata a implorare la macchina di ‘thieu. Che, essendo un uomo tanto generoso quanto temerario, gliela ha concessa. Così Koris è rientrata dall’ufficio ed è zompata sulla macchina non sua alla volta de La Valentine. Again and again and again.
Post dribbling dell’incapacità marsigliese al volante sull’autostrada, Koris arriva al parcheggio dell’Ikea quando l’orologio della macchina segna le 18:36.
Koris corre. Letteralmente. Sale a quattro a quattro i gradini del reparto esposizione. Scansa un Klippan, passa sotto un Bjursta, rovescia una Kajuta, supera un Lilleröd. Giunge quindi al famigerato reparto cucine.
“Devo comprare la cucina”
“Guardi, signorina, sarebbe un po’ tardi…”
Koris scatena l’inferno, minacciando di crocifiggere tutti i commessi presenti a un letto a soppalco Svärta. I commessi decidono di riceverla.
Scelta della nuova anta per la cucina, uguale a quella vecchia, ma non si può mai dire. Ordine degli elettrodomestici. Data di consegna.
“La prima data di consegna disponibile è il 15 ottobre”
“… prego?”
“Eh, mancano i piedi per la cucina e la prima consegna è il 15 ottobre”
“Scusi, ma lei lo sa che io vivo in campeggio?” (vabbé, ogni tanto bisogna concedersi licenze poetiche)
“Possiamo fissare una data prima, veniamo a montarle i pensili e poi a ottobre montiamo il resto”
Come se la cosa risolvesse il problema e come se Koris avesse tempo da perdere dietro all’Ikea.
Vada per ottobre.
Il commesso stampa gli ordini di cucina più montaggio e Koris si dirige alla cassa per mettere più leghe possibili fra lei e La Valentine.
Ma mica finisce qui.
Alla cassa i commessi sono due perché twu is megl’ che uan, in particolare quando si tratta di cazzate. Koris dà il dossier cucina a una bionda svogliata.
“E io che ci devo fare con questo?”
“Può provare a leggerlo, ma non è molto appassionante. Altrimenti può passare sotto al lettore laser il codice a barre e farmi pagare il tutto”
Il brunetto collega suo si anima dal torpore.
“È tutto relativo alla stessa cucina?”
“Visto che non pensavo di rifare la cucina a tutto l’immobile sì”
“Come vuole pagare?”
“Per assegno”
“Mi dia la carta d’identità”
Koris tira fuori la reliquia della sua carta di identità. Il brunetto la rigira sotto sopra la carta, in un’ottima imitazione del doganiere croato che fece la stessa cosa su un treno proveniente dalla Slovenia.
“Chi mi garantisce che non è falsa?”
“… scusi?”
“Eh, io che ne so. Mica mi prendo la responsabilità di farle firmare un assegno che magari non è suo…”
“Senta, qui c’è il passaporto, ma sappia che mi hanno fatto meno problemi all’aeroporto di Mosca”
Un altro quarto d’ora per far capire che il visto per la Russia non è la pagina ricapitolativa per il passaporto. Il brunetto sbuffa, la bionda mastica chewingum con ostentazione e stampa l’assegno. Da ottocento euro.
“Credo che si sia dimenticata di mettere la cucina, questo è solo il montaggio”
“Uffa! E non poteva dirmelo prima?”
“Scusi, chi è che lavora qui, io o lei?”
L’assegno sarebbe da duemila e svaire euri, il brunetto, probabilmente un agente della CIA sotto copertura, non si fida più del solo passaporto. Forse vuole una bolla pontificia o una dichiarazione di Obama. Chiama i suoi superiori in un mormorio che si esaurisce con “eh, ma è un passaporto italiano, come mi fido?”, con una buona pace dell’UE.
Koris può firmare il secondo assegno e andarsene. La prossima vita volta si va all’Ikea a Vitrolles.

Commento di ‘thieu: “Ma che pretendevi, che gli Svedesi fossero svegli? Guarda il Vasa, ha fatto gluglu il giorno stesso del varo. E sono stati così acuti che l’ultimo re abbiamo dovuto rifilarglielo noi…”

Game of bidet (episode 7)

Sottotitolo: questa cucina non s’ha da fare.
Quando Koris ha iniziato questa saga pensava seriamente che sarebbe stata una noiosissima serie di lavori-traslochi-rotture. Priva di spettacolari colpi di scena.
E invece.
Koris aveva fatto pianificare la cucina da un esperto addì nove luglio dell’anno degli sticazzi 2015. Il planner aveva emesso un verdetto, consegnato a Koris una cucina bastevolmente somigliante a qualcosa di suo gusto e terminato con “vada all’Ikea a comprare il tutto che poi veniamo a montare”. Tutto pareva ormai andare per il meglio.
Solo che il planner frettoloso fece i cassetti zoppi e la luce alla fine del tunnel era il regionale Stoccolma-Göteborg.
Koris giovedì si è armata di tonnellate e tonnellate di buona volontà, ha fatto un giro assurdo per recuperare il libretto degli assegni, è zompata sulla Ya(xa)ris e ha sfidato il traffico per arrivare all’Ikea prima dell’orario di chiusura. Ci riesce, guidando come una vera Marsigliese doc, nella peggior maniera e considerando i limiti di velocità una scelta estetica della società autostrade.
Giunta all’Ikea, ha abbattuto tutto ciò che si trovava sul suo cammino per arrivare al reparto cucine. Ha sbattuto il piano sul banco d’accoglienza dicendo:
“Salve, mi serve tutta questa roba, poi la consegnate e la montate quando picchio volete”
“Ci sono già due clienti davanti a lei e noi non c’abbiamo né lo sbatto né gente, torni domani”
Koris ha insistito, ma nulla è valso.
Lunedì pomeriggio, aka ieri, Koris eccezionalmente in ferie dal lavoro torna all’Ikea per comprare la cucina all’urlo di “fatemi smettere di soffrire”. Questa volta effettivamente la ricevono.
“C’è solo un problema: i pensili che ha scelto non li fanno più e in magazzino non ce ne sono abbastanza per comporre la sua cucina”
Koris si esibisce nella faccia del “è tutto troppo idiota per essere vero”. Dopo aver bestemmiato gli dèi celesti, ctoni e quelli anfibi per i mesi estivi, a Koris si pongono tre alternative:

  1. Scegliere su due piedi una cucina secondo il famosissimo e usatissimo criterio, raccomandato dall’università di Harvard, “a membro di segugio”;
  2. Comporre una cucina patchwork con tutti i pezzi disponibili in magazzino e qualche toppa qui e là, con la scusa che lo spezzato è la moda dell’estate 2015;
  3. Aspettare una non meglio precisata data in agosto in cui dei pensili sinistramente simili a quelli di Koris-gusto ma ci mancherebbe, mica gli stessi, faranno il loro ingresso a Marsiglia dalla Svezia con furore.

Dopo aver valutato un’eventuale opzione 4. meglio conosciuta come “andate tutti affanculo” (onde evitare di dover inventarsi un nuovo fornitore, un nuovo planner e sborsare altri soldi meglio spesi in bigiotteria sotterranea o arrampicatoria), Koris mette il veto sull’opzione 3., protraendo ulteriormente il suo campeggio chez ‘thieu che se non ci fosse sarebbero finguelli per diabetici aka uccelli senza zucchero aka cazzi amari.
Non ci fossero state a seguire quattro ore di una sublime “Alcina” di Handel al Grand Thêatre de Provence, sarebbe corso il sangue a La Valentine. Solo che stragi fanno arrivare in ritardo all’opera.
Ora Koris si sta domandando se questa sia la maledizione del fantasma di Bernadotte o se nel suo attuale materasso (Ikea pure quello) sia stata cucita, per errore o per scelta, una bambolina voodoo. O meglio, vüdü.

Frenetica comunicazione di servizio

Koris è viva.
Il blog è vivo.
Il bidet è vivo, ma per goderselo appieno bisogna aspettare ancora. In pratica i comodi dell’Ikea che per installare la cucina ha implementato un percorso a ostacoli a base di appuntamenti a incastro. Bisogna essere molto zen per non uscire di testa.
Se non ci fosse ‘thieu Koris si sarebbe probabilmente districata molto peggio. E non solo per avere qualcuno che guidi il furgone o forti braccia che portino giù le cassettiere dal quinto piano. Oh, no. Mica solo per quello.
“Credo che le viti siano intercambiabili, a meno che tu non abbia calcolato la hamiltoniana e scoperto che i loro numeri quantici di spin le determinano in modo univoco”
Ecco, anche per questo. Ma non solo.
Nella casa nuova sono stati montati letto e armadio. Il resto vegeta nei cartoni in attesa che Koris si degni a ricostituire il tutto. Magari il giorno in cui avrà una cucina, magari nel duemilamai.
Nel mentre Koris ha una tuta speleo sua, a sua misura, XS. E la cosa la rende felice. E mancano 26 giorni alla partenza per il campo speleo a La Pierre Saint Martin.
Restate tonnati.