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Disordine, negoziati e ritorno all’adolescenza

L’altro giorno la Tacchettina doveva essere in vena di attaccare briga, quindi ha portato tacchi e culo in ufficio, col suo fare da segretaria isterica.
“Koris, la tua scrivania non può restare in questo stato!”
Effettivamente, la scrivania di Koris è un delirio di pile di fogli contenenti in maniera omogenea prove d’esame, relazioni di laboratorio, cazzetti stereotipati a mo’ di glifi durante le riunioni, articoli stampati e liste delle spesa. Koris è cosciente che si tratta di un casino, ma lei lo chiama “il mio disordine organizzato”, eufemismo coniato con Iset sui banchi del liceo per giustificare il bordello cosmico che le due si trascinavano dietro.
“Perché la mia scrivania non può restare in questo stato?”
“Perché è un casino! Fa disordine nell’ufficio! Guarda la mia, è vuota e ben ordinata, con tutto al suo posto. Se viene qualcuno cosa pensa di noi, eh? Che assumiamo gente casinista?”
“Sai, quando ero laureanda in OPERA c’era un motto che circolava in laboratorio”
“Sarebbe a dire?”
“A clean desk is a sign of a sick mind”
La Tacchettina si è gonfiata come un rospo in amore, ha assunto una sfumatura color papavero e ha girato sui tacchi, lasciando Koris nel suo regno dell’entropia. Voci di corridoio dicono che sia andata a piagnucolare dalla Capa, ma a Koris gliene frega alquanto. Sono trent’anni che l’Amperodattilo cerca senza successo di portare Koris sulla via dell’ordine, non sarà la Tacchettina a vincere la crociata.

Koris ha fatto quello che per telefono pareva più un negoziato che un colloquio. Che quest’anima da diplomatico del io so’ io e voi nun siete un cazzo non si sa bene da dove sia uscita, ma tant’è. Koris ha posto le seguenti condizioni per un suo eventuale trasferimento nella piattazza parigina dell’Ile-de-France:

  • iniziare a settembre e non domani perché in fondo spes ultima dea;
  • stipendio lauto per poter far fronte al logorito nervoso della capitale;
  • un mese di prova prima dell’assunzione totale anziché quattro previsti;
  • possibilità, alla fine dei sei mesi del progetto, di filarsela nuovamente in terre dal clima meno truce, fosse anche l’umida Lione.

Le toccherà spendere circa 200 pippi (Orso cit.) per farsi un Marsiglia-Parigi in giornata, ma hai visto mai. Intanto si convince si essere una situazione in cui non può che finire bene, quindi relax. Crediamoci.

 Koris sta ricadendo in un pericolosissimo trip a base di samurai e marescialli di Francia, per altro con una certa virulenza. L’altro giorno è entrata nella sua libreria di fiducia e non è riuscita a uscirne senza un libro sui marescialli di Napoleone, nonostante abbia già N-mila tomi in argomento. Peggio di una teenager shophaolic in un negozio di scarpe durante i saldi. Sarà che sta leggendo le memorie di Ségur sulla campagna di Russia del 1812 come se fosse un ultras, ditribuendo colpi di “coglionazzo” a destra e a manca perché si lascia trasportare dagli eventi, e chi le fa uno spoiler è morto. Il trip sui samurai viene di conseguenza quando del tutto casualmente si scopre che dopo cinquant’anni hanno fatto una nuova edizione di “Sekigahara” di Ryotaro Shiba, quindi magari c’è persino speranza che lo traducano, magari. In realtà Koris stava cercando “Re in Eterno” di White, ma quando è stata dirottata su un sito di testimoni di Geova è rimasta un po’ perturbata.

Comunque c’è bisogno di qualche giorno di vacanza, prima che Koris decida di dire merde! (cit.) a Tacchettina e Parigini per ritirarsi a scrivere pagine di infima qualità su gente incazzosa e testosteronica armata di katana a Waterloo, magari a dorso di drago. Sì, è in uno stato mentale in cui potrebbe farlo.

Depressione post parziale

Io il muso di tungsteno e le palle di silicio li ho portati, il problema è stato impattare sulla mazza di plutonio.

Conversazione post-parziale:
“Buono sto panettoncino…”
“Sai cosa ci vorrebbe? Un cappuccino”
“O una cioccolata calda”
“… sul divano con il piumone mentre fuori nevica”
“E un film acconcio, come Harry Potter, da vedere in televisione”
“… e tutti gli esami dati”

Farei volentieri un post alla NerAurora (se hai tempo da perdere, qui), pieno di K e di “voglio uccidere lentamente il mondo per farlo soffrire di più”, ma non lo farò. Credevo mettesse un cilindro con la cavità, o con la corrente superficiale, o con densità volumica, ha sempre dato cilindri! Et ho errato. Mi chiameranno la collegiale errante. Minimo storico, quando la sfiga è già diventata leggenda e si tramanda nei secoli. Sometimes you’re the Lousville slugger, sometimes you’re the ball. Il problema, caro Mark Knopfler, è che io sono quasi sempre la ball, o peggio, l’insetto spiaccicato sul parabrezza. Some days you got glory, then you got none. Some days you’re a diamond, then you’re a stone. Allo strange old game del fato, descritto da tanti fra Archiloco e Mark Knopfler, non ci si abitua mai. Si posso anche costruire gli argini, tanto se il fiume vuole esondare la fa lo stesso, senza problemi. Che tristezza… se non ci fosse stato il panettoncino di Cri penso che avrei anticipato il seppuku…
Intanto c’è gente non vuole assimilare la lezione di Kambei dei Sette Samurai di Kurosawa:
“Chi difende tutti, difende se stesso. Chi pensa solo a sé si distrugge”
Io in questa faccenda sono molto Kikuchiyo…