Il giorno in cui sei diventata grande

Quel 26 settembre del 2005 era un lunedì e tu indossavi una felpa rossa, le scarpe rosse che sotto sotto non ti piacevano e sicuramente un paio di jeans. Il meteo era capriccioso, un po’ le nuvole, un po’ il sole. Non lo sapevi ancora, ma nelle Nebbie di Avalon sarebbe stato a lungo così.
Il cortile del dipartimento era vuoto, solo tu, le foglie che cadevano e le castagne. Del resto erano le otto e anche se avevi guardato l’orario su internet che annunciava l’inizio delle lezioni alle nove, non avevi voluto crederci. Al liceo si iniziava sempre alle otto, le nove ti sembravano un lusso poco comune.
Sulle prime eri la sola sulle panchine accanto al busto di Righi, poi sono arrivate altre matricole, spaesate quanto te. Non lo sapevi, ma poco meno di cinque anni dopo, in un’afosa giornata di luglio, ti saresti abbracciata con due o tre di loro, gridando “ce l’abbiamo fatta!” con una corona d’alloro in testa.
Non sapevi nemmeno, o meglio lo percepivi appena, che da quale giorno tutto sarebbe cambiato senza tornare più indietro. Sapevi di esserti buttata in una grande avventura, ma con l’incoscienza dei diciotto-quasi-diciannove anni, senza sapere bene dove ti avrebbe portato. Il liceo a Merdopoli era finalmente solo un ricordo e quella era l’università, era Boulogne, era una grande città.
Quello che non avevi messo in conto era il diventare grande. Che al mattino avresti dovuto prepararti la colazione da te, che la sera la cena non sarebbe stata in tavola da sola, che calze e mutande non si sarebbero lavate per magia (il Collegio ti salvò ancora per cinque anni dai deliri di bollette e simili).
Non realizzavi ancora che stavi passando dal “la figlia di…” al “chi ti conosce?”. Che quei professori ti avrebbero chiamata a rispondere di te, senza accampare scuse di sorta. Che nessuno ti avrebbe inseguito per farti studiare, che dovevi vedertela da te nel bene e nel male. Che era venuto il momento di essere responsabili, ma questa volta per davvero. E non era più il gioco di una settimana o di un mese.
Quel lunedì 26 settembre non sapevi che sarebbero seguiti tempi duri, tempi di delusioni, giorni di solitudine, parecchi “Ma chi me lo ha fatto fare?” e momenti in cui avresti voluto mollare tutto e tornare a Merdopoli. Ma non sapevi nemmeno che saresti andata oltre, che ci sarebbero stati giorni in cui splendeva il sole anche sotto la nebbia, grandi soddisfazioni e grandi speranze, il senso di potere dell’avercela fatta da sola, amicizie incredbili e folli, il sentirsi per la prima volta se non giusta almeno non troppo sbagliata, la consapevolezza di fare quello che avevi scelto. Insomma, il camminare coi propri piedi per aprirsi la strada.
Lunedì 26 settembre 2005, dieci anni fa, diventavi grande per davvero. Ma allora non te n’eri ancora resa conto.

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5 thoughts on “Il giorno in cui sei diventata grande

  1. Mezzatazza 26 settembre 2015 alle 18:09 Reply

    🙂

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  2. Nerd Stark 26 settembre 2015 alle 19:37 Reply

    Poi hai conosciuto il mathematicus e hai capito che la tua vita sarebbe stata fantastica&eccezionale.

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    • yaxara 27 settembre 2015 alle 19:25 Reply

      Quello è stato il giorno in cui sono diventata verde (anche per via dei milioni fucili e delle camicie del medesimo colore nascosti sotto al letto) 😛

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  3. vidaemquadrinhos 27 settembre 2015 alle 17:41 Reply

    Quando si diventa grandi lì per lì non ce ne rendiamo conto. Io non so ancora se mi sia successo, a volte guardando indietro faccio coincidere il diventare grandi con il mio primo giorno a Coimbra, altre con il primo giorno in cui ho lavorato, ma forse quel gioioso momento deve ancora arrivare, se arriverà 😛
    Ps. Questo post è muito amor ❤

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    • yaxara 27 settembre 2015 alle 19:26 Reply

      Un giorno ti volti indietro e te ne accorgi. Anche tanto tempo dopo 🙂

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