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Bientôt les vacances

Ragazzo che hai, telefonata indecente che trovi.
“Hai due paia di guanti?”
“Certo!”
“Almeno due paia di calzettoni pesanti?”
“Anche cinque, amore!”
“Il tuo berretto da sottocasco?”
“Naturalmente!”
“Ottimo! Allora possiamo andare a passare la notte al bivacco a 450 metri di profondità!”
“… COSA?!”
Vedi che succede a volersi fingere la speleologa perfetta? Poi finisci a dormire sottoterra. A cinque gradi. Illudenti che però mica è detto, se ne deve ancora parlare.
Comunque Koris è in vacanza. Non è detto che ci tornerà viva, ma intanto ci va.
Ora le sue chiappe sono su un treno per Tolosa prima e per Pau poi. Poi ci sarà ‘thieu e poi si vedrà. Normalmente si vedrà alla luce delle lampade led.
Questo blog resterà pertanto non aggiornato fino a dopo ferragosto. Se poi gli aggiornamenti cessano totalmente, allora significa che Koris ha deciso che i 50 metri quadri di casa sua non abbastanea e si è trasferita nella grotta della Verna, uno di quei posti claustrofobici di 250 m di diametro e soffitti di 190 metri. Dicono che lì si possa cucinare.
Ci si rilegge più tardi, una volta riguadagnata la superficie.

Godot d’agosto

L’attesa delle ferie agosto porta livelli di assurdità tali che Beckett potrebbe starsene accucciato in un angolo in ufficio a prendere appunti. Tizio non va in ferie, forse domani. E domani non arriva. È il paradosso di Zenone, Achille e la Tartaruga, per quanto poco manchi è sempre troppo. Solo che il Pelide non era interessato alle testuggini, voleva solo andare in vacanza.
Binomio vive in un delirio control-freak a base di imprecazioni e stress, alimentato a ciclo continuo da una pioggia di coca-cola e caffè. Voci di corridoio dicono che abbia deciso d’ufficio che Koris al ristorante avrebbe mangiato insalata, senza domandare il parere dell’interessata. Che avrebbe dovuto rispondere ordinando un cervo accomodato, intero, con contorno di pernici ripiene di cinghiale. Così, tanto per.
Il coglionazzo che chiede alle otto del mattino del trenta luglio “Allora, in forma?” dovrebbe essere crocifisso ai pini marittimi del giardino. O smettere con le anfetamine. Oppure disintossicarsi dalla coglionaggine, ma questo è un cammino arduo e periglioso, che richiede grande forza di volontà. Mica lo si può chiedere.
La qui scrivente Koris soffre di intolleranza cutanea a più o meno qualunque cosa. Ieri, durante un tragitto di 100 km andata e ritorno, ha dovuto fare grandi esercizi zen per non fracassare il cranio di Binomio sul volante della macchina. Per non parlare del viaggio col sottofondo musicale delle peggio novità del mondo del pop. E per Koris il pop andrebbe abolito da quando i trovatori non sono più considerati tali.
Mancano ancora nove giorni, di cui due in compagnia di Binomio.
Pensa al mutuo, Koris, pensa al mutuo.

Dormire

Dormire al mattino perché è il momento in cui fa più fresco. Ma la sveglia suona alle 6:37, quindi dormire sticazzi.
Dormire sul bus mentre leggi il settimo tomo di “Wheel of Time”, che anche se è meglio del sesto è comunque pervaso da alcuni stereotipi maschilisti striscianti.
Dormire in ufficio, se si potesse. Tanto per poter evitare di ascoltare le cazzate di Binomio in preda alla nevrosi pre-vacanse (sue).
Dormire sul divano dopo aver chiuso gli occhi per cinque minuti, mentre Trillian cerca di fare l’aggiornamento di Ubuntu.
Dormire di ritorno dalla grotta della Mefiou, mentre si cammina col kit contenente 90 metri di corda sulle spalle e il casco in mano.
Dormire al secondo frazionamento pozzo di 70 metri mentre ‘thieu equipaggia il terzo. In fondo l’imbrago da speleo è una poltrona, se ci si appende correttamente.
Dormire sul cesso. Che se uno non ci sta attento è un attimo, zac, fregati.

Insomma, Koris ha sonno, in particolare di lunedì mattina, ma anche in altri momenti meno opportuni. Fra dodici giorni le sue chiappe saranno su due treni, uno per Toulouse prima, uno per Pau dopo, dove forse potrà dormire . Solo che quei dodici giorni ad oggi paiono orribilmente interminabili.

Vacanze o forse anche no

Il bello di avere un contratto oscuro, praticamente italico e in nero se non fosse per l’intestazione dell’università, permette la manifestazione del fenomeno paranormale delle vacanze a scomparsa.
Koris apporta prontamente una testimonianza.

Ieri, a pranzo, la Segretaria Pescivendola dice che non vede l’ora di avere una settimana di vacanze, dal 24 febbraio al 3 marzo. Koris la invidia e lei risponde.
“Guarda che la hai anche tu.”
“Ne siamo convinti?”
“Chiedi alla Capa.”
La Capa, sempre tallonata dalla Tacchettina che le porta lo strascico, conferma.
“E anche due settimane a Pasqua! Ma perché ti stupisci?”
“Perché noi fisici particellari sociopatici non prendevamo vacanze mai, non ci sono abituata. Ma mica mi lamento”
Pertanto Koris aveva già cominciato a elucubrare e fare piani per come meglio sperperare le ferie queste sconosciute. Solo che in questi giorni è flemmatica e non ha portato a termine le prenotazioni degli aerei. Per sua fortuna.

Oggi, la Capa aspetta di trovare Koris da sola in ufficio. Koris spera che sia una comunicazione interessante e viene puntualmente disillusa.
“Ho pensato un po’ alla questione vacanze ed effettivamente quelle che prendiamo noi sono parecchie.”
“Effettivamente…”
“Ma noi arriviamo presto la mattina e ce ne andiamo tardi la sera, mentre tu hai degli orari più standard.”
Koris sorride per evitare di fare presente che loro fanno colazione dalle otto alle nove e mezza, prendono il caffè dalle dieci alle undici, fanno pranzo da mezzogiorno alle due e mangiano la merenda dalle quattro alle sei. Più che un orario lavorativo, è una gruviera.
“Quindi reputerei giusto che noi Capi e Tacchettina prendiamo le ferie, tu e l’altro post doc restate a lavorare”
Koris non ha ribattuto solo perché lavorare significa all’atto pratico girarsi i pollici. Ha deciso di non incazzarsi solo perché il suo fegato ne sta già passando troppe. E prevede che quando l’università sarà deserta, si porterà uno stereo e farà risuonare heavy metal nei corridoi.

Ora, è sempre la storia della vecchina di Siracusa, come direbbe l’Amperodattilo. Non che a livello ferie il Replicante fosse meglio, come ben si sa (anzi!). Ma almeno aveva la decenza di trovarsi nell’ufficio accanto, senza fare figli e figliastri.
Comunque qui urge che il prossimo contratto sia chiaro in materia di ferie. Che cappero.