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Opere, scioperi e congiure

Il piano ben riuscito, com’è ovvio, era una sorta di vaso di Pandora pronto ad aprirsi per riversare se non sciagure, almeno disagi. Andiamo per sommi capi che di capi sommi non ne abbiamo (ma ci arriviamo dopo).

L’opera da aristocratici a Versailles ne è valsa la pena, ma del resto era ‘thieu-garantito e ‘thieu per la musica pre-1820 ha fiuto. Koris non entra nel merito del commento tecnico perché non ne è in grado, quindi si limiterà a osservazioni di costume. Il pubblico del barocco per fortuna è molto eterogeneo, c’era la tizia in lungo con abito rosso e marito in completo, accanto a chi andava al teatro reale di Versailles in sneakers; poi c’era Koris che fuori tempo massimo s’è accorta che il maglione era diventato corto di maniche ed l’ha messo lo stesso perché, appunto, era troppo tardi. I gabinetti a Versailles sono nel seminterrato, ai piani superiori bisogna accontentarsi di andare “dietro una tenda” (‘thieu dixit), come secondo la migliore tradizione. Però ci si sente un po’ fichi perché Versailles di notte fa la sua porca figura, anche se nel cortile principale ci sono tre gradi e un vento umido assassino.

Ma siccome le cose belle hanno bisogno di un contraltare circa subito, il treno del ritorno verso il sole mediterraneo è stato miseramente soppresso dallo sciopero selvaggio. Nonostante tutte le combinazioni lineari di cambi e i sacrifici umani a Ermete Ferroviario, è parso subito chiaro che sarebbe stato difficile rientrare domenica, o quanto meno rischioso. Lo sciopero doveva terminare alle 8 del lunedì, ma per quell’ora Koris avrebbe dovuto lavorare. E comunque non risultavano treni disponibili perché è stato un week-end di anarchia ferroviaria. La soluzione migliore era un treno in partenza alle 17:45 da Marne la Vallée, ma la pariginitudine di ‘thieu non gli permette di considerare stazioni al di fuori del périf. Koris ha trovato due posti in extremis su un Ouigo alle 14:30, cercando prima di districarsi fra biglietti non rimborsabili e posti a scomparsa, poi di convincere Capo Giuseppi che le serviva il pomeriggio di ferie per avere una speranza di tornare a casa. Lo Ouigo in questione si è rivelato essere una sorta di carro bestiame stipato all’inverosimile e con una variegata popolazione, degna di uno studio antropologico sul popolo del post-sciopero. Poteva andare peggio, la tratta poteva essere opeata da Trenitalia (e adesso si può, nessuno è più al sicuro). Koris ha iniziato a sentirsi meglio verso Lione, quando all’orizzonte è comparso il Vercors innevato e un quindi un rilievo che non fossero i venti metri di dislivello della Butte Aux Cailles; puoi togliere un umano dalla Liguria, ma non puoi togliere la Liguria dall’umano, anche per questioni che non riguardano la gestione delle finanze.

Tornata in ufficio del suo solito gaio umore (cit.), Koris è stata presa a parte dalla Collega Veg che aveva bisogno di fare le sue rimostranze. Non su Koris, su Capo Giuseppi, il quale giusto la settimana prima aveva indetto una riunione “per decidere come trattare i rapporti con i tizi esigenti dell’altro laboratorio” (riunione proposta da Koris, a cui Capo Giuseppi aveva risposto “preferisco vedervi singolarmente, altrimenti se non siete d’accordo non so chi ha ragione”, poi deve aver cambiato idea). Alla riunione si è discusso, si era tutti piuttosto d’accordo e al momento di sintetizzare una linea d’azione Capo Giuseppi ha deciso… di non decidere. “Tengo per buone tutte le vostre proposte e me le sono annotate, nel frattempo aspetto” ha dichiarato. Cosa voglia aspettare, se Babbo Natale, Godot o la morte termica dell’universo, non è dato sapere. Collega Veg era piuttosto inquieta.

“I tizi esigenti dell’altro laboratorio mi hanno chiesto di andare a fare una presentazione da loro a gennaio”
“E Capo Giuseppi cosa ha detto?”
“Di fare il possibile”
“Il possibile nel senso di fare il lavoro lo stesso anche se nessuno lo ha preventivato, oppure di consegnare le cose così come stanno?”
“Ah, questo non l’ha specificato”
“Dovrebbe specificarlo”
“Quindi tu andresti da lui e gli chiederesti di essere esplicito?”
“E se non è esplicito non farei proprio un tubo, anche basta lavorare facendo finta che sia tutto facile e immediato, no?”
“Giusto, se non prende una decisione peggio per lui”

Ora, fino a qualche mese fa Collega Veg non aveva alcuna stima di Koris, eppure adesso ne cerca il consiglio. Contro Capo Giuseppi. Del resto un sacco di gente non è proprio entusiasta del kafféeeeeeee management e qualcuno lo ha detto a Koris. Perché a Koris, che è fra gli ultimi arrivati, non è dato sapere. Forse sperano che si crei una situazione da tardo impero romano, con le legioni che spodestano la persona al vertice, solo che Koris non ha nessuna voglia di assumere la testa della congiura. Poi qui non ne vale la pena.

Meglio tenersi stretti i pensieri di Versailles

Piani ben riusciti

Qualche settimana fa ‘thieu ha annunciato che avrebbe dovuto transitare per Parigi. Ha proposto a Koris di approfittare di pagare soltanto due biglietti su quattro (gli altri due erano a carico del contribuente) e fare un week-end nella capitale alloggiati dai di-lui genitori. Koris, che quando transita per Parigi di solito lo fa in solitaria e per suoi giri sordidi, ha detto “ok, ma che ci facciamo noi due polli ruspanti nella capitale?”. Si è scoperto esserci una delle sconosciute opere barocche al teatro reale di Versailles, versione approvata da ‘thieu, quindi perché no, facciamo questa cosa da aristocratici.

Koris era abbastanza convinta che qualcosa sarebbe andato storto, perché pianificare con così tante settimane di anticipo qualcosa che dipende da troppi fattori e non ha la stabilità di una grotta è sempre pericoloso. Dapprima pensava che problemi endogeni le avrebbero impedito di partire, perché la piccola variabile che si porta dietro poteva fare qualunque cosa. Invece pare che sul quel fronte sia abbastanza tranquilli (per ora, con tutti gli scongiuri del caso). Sono stati schivati anche un paio di focolai di coviddi, che nonostante non ce ne sia è abbastanza presente, ma essere asociali e non invitati alle feste ha i suoi indubbi vantaggi. Non c’era più nulla da temere?

“Potrebbe esserci sciopero dei treni da venerdì a domenica sera” ha annunciato ‘thieu mercoledì sera, che tanto sarebbe partito il giovedì pomeriggio in orario comodo. Koris ha controllato il suo, nel pieno della tempesta dei treni soppressi sembrava resistere. Dai che forse stavolta siamo passati sotto ai radard, Nostra Signora della Sfiga Ferroviaria non ci ha visto.

Giovedì mattina Koris era in ufficio a rompersi gli zebedei, pregustando la serata libera con fantozziano frittatone di cipolle e lo smartuorching con rutto libero dell’indomani prima di partire sul suo treno superstite alla volta dell’Ile-de-France. All’improvviso è stata colta dal fantozziano leggerissimo sospetto. Sito della SNCF, data di venerdì, treno delle 17: soppresso.

Cazzo. Rapido calcolo delle conseguenze: perdita di un sacco di euri di biglietto dell’opera e rosicare non poco perché andare a teatro alla reggia di Versailles quando ce ricapita? Inizio ricerca di una soluzione che solo chi è stato temprato da tragitti in regionale di Trenitalia sa fare, che noi c’eravamo quando consigliavano di partire con cibo e coperte causa neve sulle tratte, CiScusiamoPerIlDisagio, mica ci facciamo spaventare dai ferrovieri francesi in sciopero. Altri treni in partenza venerdì? Credici. Treni papabili per sabato mattina? LOL. Non resta che una soluzione.

“Prendo il TGV al volo!”
“No, Koris! Non l’hai mai fatto! Non hai il fisico adatto…”
“Non l’ho mai fatto, ma l’ho sempre sognato”

Persiste ancora una manciata di posti sul treno del giorno stesso alle 19:50, in prima classe. Cambio biglietto prima che qualcuno se ne impossessi, la SNCF non osa nemmeno chiedere il supplemento. Koris nel mentre calcola che dovrebbe arrivare a casa per le 18, giusto in tempo per fare uno zaino, fagocitare uno yogurt e correre di nuovo in stazione. Ce la possiamo farcela. Un pensiero fugace fa sommessamente notare che Koris non ha più 25 anni e le sue attuali condizioni fanno sì che la vescica abbia un’autonomia di un’ora scarsa, ma non è questo il momento di tediarsi coi dettagli. Mentre lancia calcoli inutili stila una lista di cose da portare, affinché non si faccia prendere dal horror vacui una volta arrivata a casa coi tempi serrati.

La giornata trascorre con le solite inutilità di sistema. All’orario di uscita Koris si fionda sulla navetta per Marseille, dove perde i sensi perché ha già vissuto troppe emozioni e il disagio vero deve ancora cominciare, quindi tanto vale arrivarci rilassati. Si sveglia a un certo punto perché il bus frena di colpo; e no, non è a destinazione. Il bus è bloccato da qualche parte su questa merdosa autostrada perché un tir ha tamponato un camioncino, o una configurazione simile, fatto sta che si viaggia su una sola corsia, cosa molto al di là delle possibilità del marsigliese medio. Koris inizia a mandare messaggi ansiogeni dicendo “se questi non si tolgono dal cazzo siamo fottuti”, svariate divinità fanno apparizioni per consigliarle di darsi una calmata. Alla fine la situazione è meno tragica di quanto non si crede e l’accrocchio camionistico varrà solo venti minuti di ritardo.

Koris arriva a casa e inizia a buttare oggetti alla rinfusa dentro uno zaino, seguendo la sua lista come una dottrina religiosa parecchio permalosa. C’è da dire che la fretta permette di bypassare del tutto il problema sorto giorni prima, ovvero “cosa mi metto per andare all’opera al teatro reale di Versailles, che non ho né crinoline né parrucche da incipriare?”, sarà già molto arrivarci con mutande pulite e qualcosa di diverso dal pigiama. Mentre lo zaino si riempie e Koris sgranocchia mandorle in maniera compulsiva, si riflette che la logistica è un’arte ed è forse quella in cui Koris si esprime meglio, soprattutto in condizioni di disagio. Si espleta una cena-merenda a base di due yougrt e due kiwi, quindi ci si dirige in stazione con un discreto carico.

In stazione Koris si ferma davanti al tabellone delle partenze come se fosse un’icona sacra, pregandolo che non faccia comparire mezz’ora di ritardo come per il TGV per Bordeaux. O peggio, che si siano dimenticati di assemblare il treno, non sarebbe nemmeno la prima volta. O che ci sia bestiame suicida sulle rotaie (una volta un ferroviere raccontò a Koris di come sia molto peggio investire una capra o una mucca che un umano col treno a livello di ritardi e burocrazia, non volete sapere). E invece no, il TGV seimilaequalche compare in orario sul binario F, taci che forse ce la facciamo. Il treno è stracolmo, Koris si impossessa di un larghissimo sedile di prima classe, mentre alle sue spalle si consuma una lite “questo-posto-è-mio-no-è-mio”. Sticazzi, non la riguarda.

Si parte col favore delle tenebre. Fra pagine lette e penniche schiacciate malgrado infante lamentoso con tablet a volume inumano, Koris vede a un certo punto comparire nell’oscurità un cartello RER, deducendo di non essere troppo lontana dall’obiettivo, finalmente. Arriva a Gare de Lyon alle 23, dove l’attende un ‘thieu che ha recuperato la sua perduta pariginitudine e dice “ti ricordi che qui bisogna convalidare il biglietto del metrò, vero?” (perché noi MediterrOnei abbiamo la frode nel sangue, assieme all’olio d’oliva).

Ad ogni modo, Koris ha scritto questo post con vista sui tetti di Parigi fra la nebbia, per cui nonostante tutto missione compiuta. Il treno per il ritorno di domenica per ora è ancora fra noi, ma è un problema di cui ci occuperemo in seguito. Koris tuttavia vorrebbe sapere perché cose che dovrebbero essere di una semplicità cristallina devono trasformarsi in piani astrusi sempre sull’orlo del fallimento.

Ancora una puntata di disagi ferroviari ai confini della realtà

Numerologggia

Secono la definizione di uichipidia, dicesi numerologia una pratica di divinazione basata sui numeri. Lo stesso principio su cui si basano i sogni in cui la prozia Cenzina che ha lasciato questa valle di lacrime nel 1888 circa vi appare e vi elargisce i numeri da giocare al lotto. Forse zia Cenzina, più che poteri divinatori, aveva intrallazzi col ministero delle finanze.

Koris ieri ha compiuto 32 anni. Trentadue, ovvero 2 alla quinta, numero pari. Il due simboleggia la cooperazione, i risultati ottenuti in squadra, bianco e nero, l’uno e il molteplice, il maschio e la femmina. Il cinque invece rapprensenta i sensi, la consapevolezza, il potere dell’uomo, la base del pentacolo. Ma se sommiamo cinque e due, otteniamo sette, il numero spirituale che conduce all’illuminazione ultima, lo svelamento della realtà. Cosa significa tutto questo? Una mazza, grazie per averci seguiti fin qui.

Molto più interessante dal punto di vista numerologico è la soluzione trovata da Orso e Celia e adottata da Koris per tornare in Francia il 27 (27, tre al cubo, 3×3=9 ma anche 2+7=9, solo una coincidenza? Noi di Voyager pensiamo di no).

Un passo indietro: Koris deve essere a Parigi la sera del 27, quando si sveglierà a Merdopoli la mattina stessa. L’aereo è escluso per via bagagli ingombranti e biscotti di contrabbando, tocca fare tappa a Marseille per mollare il malloppo. In un mondo comodo e strafottente, Koris pensava di farsi catapultare a Nizza verso mezziogiorno, arrivare a Marseille verso le tre e zompare sul treno per Parigi alle cinque e mezza.

Poi l’Amperodattilo si sfracellò e l’ipotesi di farsi recapitare a Nizza per pacco celere via i Maiores è diventat meno praticabile. Koris non si perde d’animo e si è detta “come prendo il Thello all’andata per fare Marseille-Merdopoli, potrò prenderlo anche al ritorno”. Ma la Sfiga Ferroviaria regna sempre su di noi, quindi la tratta del Thello si trasformò in un ThelLoMeni, perché il treno giunge a Marseille a notte fondissima. Sticazzi, in breve (anche il versatile “sticazzi” ha sette lettere, a parola magica corrisponde numero magico, le coincidenze non esistono).

Koris s’è detta che il ritorno in Francia sarebbe diventata un’Odissea, ma tanto peggio, si fa Merdopoli-Ventimiglia, Ventimiglia-Nizza, Nizza-Marseille, Marseille-Parigi. Poi si muore, di solito. Ma il Fato empio&crudele ha deciso che tale combo maledetta non era fattibile per il vuoto siderale di treni in orario pasti a Nizza, che avrebbe fatto arrivare Koris a Marseille in un orario troppo prossimo al TGV parigino. Koris sa che quando la sfiga veglia su di te, devi minimizzare i cambi e allargare gli intervalli temporali per accomodare ritardi dovuti a guasti, ciscusiamoperildisagio, pecore suicide, gilets jaunes, sciami di locuste.

Koris stava per fare seppuku con una penna a sfera di fronte al sito del SNCF, quando Celia e Orso le hanno simultaneamente proposto il Flixbus. Che a ottobre fingeva di essere morto, e ora è tornato in auge. Senza necessitare passaggi per ponti genovesi fantasma, come proponeva due mesi fa. Problema risolto, insomma.

C’è un dettaglio numerologico che tuttavia ha attirato l’attenzione di Koris. La linea che fa Merdopoli-Marseille è la numero 404. Per tutti i non-nerdoni e i Maiores meno informatici, 404 è il codice di errore della pagine di internet quando non si trova quello che si era cercato. La pagina che non esiste, insomma. Richiesta non completata, attaccati al.

Koris teme che l’universo stia cercando di mandarle un messaggio numerologico in groppa al bus numero 404.

404

Koris, poi non dire che l’universo non ha cercato di avvisarti

Un paio di avvenimenti fantozziani

Koris è appena tornata dalla Haute Loire, dove ha passato quattro-ma-in-realtà-cinque giorni dai genitori di ‘thieu (gli pseudosuoceri). Questo post doveva chiamarsi “il polpettone di Fantozzi”, ma un altro avvenimento degno di nota deve essergli affianco.
Polpettone fantozziano: posseduta dal sacro foco dell’Amperodattilo, Koris ha avuto la pessima idea di ricambiare l’ospitalità producendo un polpettone Liguria edition. Ora, sappiamo tutti che Koris in cucina è un disastro, e come dice l’Amperodattilo “non sei l’angelo del focolare, al massimo il demone dello sciacquone”. Ma Koris se ne frega e cucina lo stesso. Poi se ne pente, ma è un altro discorso. Onde evitare di dilungarsi, partita con le migliori intenzioni con cui pavimentare un’autostrada per l’inferno, a Koris è accaduta la seguente lista di intoppi:

  • La pentola a pressione replicava la pressione dell’Everest e le patate hanno impiegato sedici ore a cuocersi;
  • Le zucchine erano acquose come solo le zucchine scure sanno essere;
  • Ad uno stadio troppo avanzato per abbandonare l’impresa, Koris si è accorta che i Francesi schifano, oltre al parmigiano, anche la maggiorana. Rimpiazzata con generiche “erbe di Provenza”, si sente più la pezza che il buco;
  • Il polpettone si è rivelato essere una sorta di blob fluido mortale della quantità di sei tonnellate circa, perché Koris e le dosi a cazzo sono una congiunzione a fallimento sicuro;
  • Il pan grattato necessario alla doratura superficiale è stato rimpiazzato con una sorta di crackers sbriciolati in mancanza di meglio;
  • In convocazione straordinaria via wazzapp, l’Amperodattilo bofonchiava che il polpettone mancava di Santi Crismi (= tutti gli ingredienti che rendono un polpettone degno di essere mangiato);
  • Mentre cercava di gestire le multiple crisi e la sua sindrome dell’impostore in cucina, Koris ha dovuto rispondere a domande del calibro “ma se ci sono le patate è una specie di purè?” oppure “al posto del parmigiano possiamo mettere l’emmental?”. Koris non si sente italiana, tranne quando in materie culinarie, per cui si trasforma in una specie di mafia-pizza-mandolino e le si accapponano pure i villi intestinali.

Alla fine il polpettone era mangiabile, a detta di ‘thieu era anche buono, ma ‘thieu è adorabile e non avrebbe mai detto “cos’è ‘sta merda?”. Il resto della famiglia Koris, qualora fosse stato convitato, probabilmente non si sarebbe fatto remore.
Secondo avvenimento fantozziano: Koris doveva tornare a Marseille domenica per recarsi al duro lavoro lunedì. Ma Mercurio, protettore (ma anche no) dei viaggiatori, ha deciso altrimenti. Koris aveva progettato di prendere un mini-treno della microscopica stazione di Langogne, giungere a Nimes dopo un viaggio campestre e lì attendere per un’ora la coincidenza con Marseille. Liscio, regolare, semplice. Ma Mercurio voleva divertirsi un po’.
Arrivata con ‘thieu a Langogne Koris si è accorta che regnava un certo fermento per una stazione in cui passano due treni al giorno. Si è scoperto così che il treno del mattino aveva esalato l’ultimo respiro sui binari nel ridente paesino di Monistrol d’Allier e lì abbandonato a bloccare il traffico per il resto della giornata, in assenza di motrici per rimuoverlo.
“Il treno è soppresso, ma c’è un bus che sta scendendo da Clermont-Ferrand, arriverete lo stesso a Nimes” ha detto una povera capostazione che manteneva la calma davanti a cotanta catastrofe.
Secondo ‘thieu c’era un forte rischio di un cambio al volo a Nimes, visto che i tempi di percorrenza su asfalto e su rotaia non sono gli stessi. Koris si è fatta bella dei suoi trascorsi con Trenitalia, per cui se non sei adatto al cambio al volo puoi essere una vittima della selezione naturale ferroviaria.
Tutto sembrava già abbastanza fantozziano, quando un montanaro ha chiesto alla capostazione:
“Ma ci entriamo tutti sul bus?”
In stazione c’erano venti persone. Si è scoperto che il bus stava arrivando a Langogne già pieno, forse un posto, massimo due. Si è scatenato il caos. La capostazione ha promesso di far giungere un secondo bus per un secondo viaggio della speranza, ma non sarebbe arrivato prima di un’ora.
“Ma io ce la faccio a prendere il mio treno a Nimes?”
“No”
“C’è un treno dopo?”
“Un TGV, ma è già pieno”
“E dopo non c’è niente?”
“C’è il regionale delle cinque del mattino, al massimo posso vedere se le troviamo una stanza d’albergo a Nimes”
Koris ha declinato l’offerta e si è messa a ridere. Del riso isterico dei folli. Perché non è possibile che ogni volta che debba prendere un treno ne succedano di ogni, che siano linee dimenticate dall’universo o tratte a massima percorrenza. Finita la crisi di nervi, dopo una rapida consultazione con ‘thieu, si è giunti alla conclusione che la cosa migliore sarebbe stata rientrare entrambi in macchina l’indomani, Koris allungando la vacanza di un giorno, ‘thieu accorciandola di due (#ThieuSantoSubito trend topic su Twitter).
L’Amperodattilo, dal carattere sempre costruttivo, ha suggerito a Koris di andare dal vescovo di Le Puy en Velay per farsi dare una benedizione.

Follie di fine anno

Per il ciclo “Fai qualcosa di inedito ogni giorno”, Koris ha deciso di chiudere in bellezza questo 2017, una volta atterrata in Haute Loire dopo un rocambolesco cambio di treno in due minuti alla stazione di Lyon Part Dieu. No, inedita non è stata la supplica al capotreno perché il TGV aveva 10 minuti di ritardo e mandava a spigolare i 12 previsti per la coincidenza (Koris, anni e anni di Trenitalia non ti hanno insegnato proprio niente). In compenso chiunque abbia progettato la stazione di Lyon Part Dieu non sapeva cosa volesse dire prendere un treno al volo, data la presenza di assurde scale ellittiche e di binari fianco a fianco ma raggiungibili solo tramite un periplo odissiaco. Vabbè, ce l’abbiamo fatta lo stesso. Passiamo sotto silenzio la scena fantozziana di Koris che si butta sul regionale mentre le porte si chiudono, sommersa da qualche chilo di zaino.
Comunque, si parlava di cose inedite.
Cosa inedita numero uno: una giornata di sci di fondo. Da brava discesista dall’età di anni quattro, Koris ha sempre vituperato tale attività all’urlo di “sai che palle”. Poi è giunto ‘thieu e il “non puoi criticare se non conosci” e Koris ha accettato la sfida. Non essendo dotata di materiale, ha avuto il tutto in prestito dalla sorellina di ‘theiu. Equipaggiamento di Koris:

  • Sci circa della sua altezza, se alzi bene il braccio ci arrivi
  • Scarponi taglia 38 su un piede 36 scarso, tenuti in loco da ben tre paia di calzettoni pelosi
  • Bastoncini che le arrivano al naso
  • Vestiti raffazzonati e rigorosamente a strati, ma almeno a misura di Koris (essendo i suoi)

Koris non aveva cogitato che con un paio di sci senza lamine la parte più perigliosa potesse essere la discesa. Gli sci senza lamine non frenano. Almeno, non nel modo in cui Koris è abituata. Morale della favola, Koris è caduta tre volte mentre faceva lo spazzaneve, cosa che non accadeva da almeno venticinque anni. Non si è fatta male da nessuna parte, salvo nell’amor proprio. E chiunque dica che è una cosa da vecchietti in passeggiata mente sapendo di mentire.
Cosa inedita numero due: il fiume sotterraneo. Qui ammettiamo che Koris ha davvero pensato che non avrebbe mai visto l’alba del 2018, se non sotto forma di surgelato venduto alla Findus.
“Andiamo a Pré de Mazel, bisogna andare a quattro zampe nell’acqua, talvolta ci si bagna fino alla vita, l’acqua quando è calda fa otto gradi. E quando usciamo potrebbe nevicare”
Koris non era molto convinta dell’impresa, tanto più che Koris in grotta ha un atteggiamento felino: si tiene alla larga dall’acqua. Però la muta con 5 millimetri di neoprene ha fatto una sorta di miracolo e, piedi a parte, Koris aveva quasi caldo. Almeno, non ha sofferto come quando hanno cercato di gettarla nel sifone a novembre. Il meteo è stato più clemente del previsto, all’uscita c’erano ben cinque gradi e non nevicava. Ora non resta che trovare dei calzini di neoprene da 5 millimetri, visto che quelli da 3 hanno restituito a Koris un paio di piedi insensibili. Ma tanto i Koris-piedi sono gelidi per natura, non è che cambi molto.
Fra due giorni Koris torna al lavoro e ritorneranno gli assilli. Ma il fioretto, o meglio la katana, per il 2018 è prendere tutto con molto sticazzi e qualche santo sarà, in qualunque caso.

Adventures in Playmoville, Fricchettonia Francese

Uno non dovrebbe mai illudersi di aver lasciato Nostra Signora della Sfiga Ferroviaria oltre il confine. Si tratta di un errore da dilettanti. Così come convincersi di passarla liscia prendendo il treno prima, garantedosi così due ore e venti di regionale anziché un’oretta di TGV. Illusi. Il treno rimarrà mezz’ora immobile a St. Charles, perché in fondo Trenitaglia è una filosofia di vita.
Così Koris è arriavata a Valence, ove faceva un umido terrificante, con la tabella di marcia scombussolata, pregando qualunque divinità fosse in ascolto di concederle grazia. Invece le divinità le hanno risposto con graziella e grazie al… vabbé, si è capito. L’autobus che doveva prendere per giungere nello sperduto Boug-les-Valence era appena passato, quindi un altro buon quarto d’ora di attesa. E l’accanimento poteva anche fermarsi lì.Nein.
Perché il siddetto autobus non arrivava fino a destinazione, bensì solo a metà strada. Corsa successiva per tamponare il dramma? A mezzogiorno. Ti saluto concentrazione e calma olimpica.
Che poi è altamente raccomandato non solo arrivare con circa un’ora di ritardo a un colloquio di lavoro, ma anche farsi venire a recuperare in un luogo sperduto dal tizio che dovrebbe interrogare il candidato. Koris ogni tanto pensa che se lo facesse apposta, non le riuscirebbe così bene. Tutto naturale, concentrato di sfiga da agricoltura biologica senza fertilizzanti né pesticidi.
Senza contare che colloquiare con tre diverse persone nella stessa giornata fa sì che non ci si ricordi cosa si è detti all’uno e all’altro. Koris si chiede il perché di tale pratica, ma Koris è un essere che non sa niente, seconda solo a Jon Snow, forse. Comunque si è barcamenata alla meno peggio, cercando di buttarla in caciara alla bisogna. Perché uno che arriva in ritardo di un’ora e necessita di salvataggio non può non buttarla in caciara. E si scopre che uno di quelli che colloquiano è un arrampicatore, ma questo perché il caso è sadico.
Poi andrà come deve andare, come al solito. Intanto Koris ha scoperto che una nuova fobia potrebbe essere il “mangiare con sconosciuti”, visto che in materia di galateo è decisamente carente. E mentre probabilmente mastica a bocca aperta fra un rutto e l’altro le vengono i dubbi. Ma Koris è fatta così.
Il lato positivo è che per una volta la gente era vestita normalmente, ovvero non in giacca e tailleur, elementi che a Koris danno il panico e la fanno sentire inadeguata in un batter d’occhio. E anche la responsabile delle risorse umane, potenziale accumulatore di Tacchettine, non era poi così tanto Tacchettina. E una giornata Tacchettina-free è sempre qualcosa di positivo.
Per rientrare alla base, Koris ha deciso di riporre la fiducia più nei suoi piedi che negli autobus. Decidendo di farsi approssimativamente otto chilometri di riva del Rodano. Perché la giornata non era abbastanza densa di emozioni, senza contare che la vescica richiedeva attenzioni con insistenza. Solo che, a differenza di Marseille, Valence sembra la cittadina della Playmobile e magari la gente non prende le serrande dei negozi per vespasiani pubblici (a Marseille succede con un certa allarmante frequenza). Senza contare che cessi della stazione così puliti si erano visti forse a Kyoto, con l’inserviente che si assicura della pulizia prima che tu possa usufruirne.
Ovviamente il viaggio di ritorno è filato via senza inghippi. I casi sono due: o le divinità si erano già divertite abbastanza ed erano passate a giocare alla Wii, oppure le preghiere di Koris erano finite nella segreteria telefonica, allungando i tempi di reazione. Oppure Nostra Signora della Sfiga Ferroviaria è una sorta di Sun Tzu della strategia del dispetto e colpisce solo quando fa male.
Comunque ora Koris è spalamata sul suo divano-non-divano, stralunata nel vano tentativo di rispondere alle mail e in attesa di concludere la giornata stramazzando nel letto.