Ai confini della realtà svedese

Boing, boing, boing. La giornata di ieri di Koris la Palla Matta.
Dato che la Ya(xa)ris ha marcato visita fingendosi morta, Koris è andata a implorare la macchina di ‘thieu. Che, essendo un uomo tanto generoso quanto temerario, gliela ha concessa. Così Koris è rientrata dall’ufficio ed è zompata sulla macchina non sua alla volta de La Valentine. Again and again and again.
Post dribbling dell’incapacità marsigliese al volante sull’autostrada, Koris arriva al parcheggio dell’Ikea quando l’orologio della macchina segna le 18:36.
Koris corre. Letteralmente. Sale a quattro a quattro i gradini del reparto esposizione. Scansa un Klippan, passa sotto un Bjursta, rovescia una Kajuta, supera un Lilleröd. Giunge quindi al famigerato reparto cucine.
“Devo comprare la cucina”
“Guardi, signorina, sarebbe un po’ tardi…”
Koris scatena l’inferno, minacciando di crocifiggere tutti i commessi presenti a un letto a soppalco Svärta. I commessi decidono di riceverla.
Scelta della nuova anta per la cucina, uguale a quella vecchia, ma non si può mai dire. Ordine degli elettrodomestici. Data di consegna.
“La prima data di consegna disponibile è il 15 ottobre”
“… prego?”
“Eh, mancano i piedi per la cucina e la prima consegna è il 15 ottobre”
“Scusi, ma lei lo sa che io vivo in campeggio?” (vabbé, ogni tanto bisogna concedersi licenze poetiche)
“Possiamo fissare una data prima, veniamo a montarle i pensili e poi a ottobre montiamo il resto”
Come se la cosa risolvesse il problema e come se Koris avesse tempo da perdere dietro all’Ikea.
Vada per ottobre.
Il commesso stampa gli ordini di cucina più montaggio e Koris si dirige alla cassa per mettere più leghe possibili fra lei e La Valentine.
Ma mica finisce qui.
Alla cassa i commessi sono due perché twu is megl’ che uan, in particolare quando si tratta di cazzate. Koris dà il dossier cucina a una bionda svogliata.
“E io che ci devo fare con questo?”
“Può provare a leggerlo, ma non è molto appassionante. Altrimenti può passare sotto al lettore laser il codice a barre e farmi pagare il tutto”
Il brunetto collega suo si anima dal torpore.
“È tutto relativo alla stessa cucina?”
“Visto che non pensavo di rifare la cucina a tutto l’immobile sì”
“Come vuole pagare?”
“Per assegno”
“Mi dia la carta d’identità”
Koris tira fuori la reliquia della sua carta di identità. Il brunetto la rigira sotto sopra la carta, in un’ottima imitazione del doganiere croato che fece la stessa cosa su un treno proveniente dalla Slovenia.
“Chi mi garantisce che non è falsa?”
“… scusi?”
“Eh, io che ne so. Mica mi prendo la responsabilità di farle firmare un assegno che magari non è suo…”
“Senta, qui c’è il passaporto, ma sappia che mi hanno fatto meno problemi all’aeroporto di Mosca”
Un altro quarto d’ora per far capire che il visto per la Russia non è la pagina ricapitolativa per il passaporto. Il brunetto sbuffa, la bionda mastica chewingum con ostentazione e stampa l’assegno. Da ottocento euro.
“Credo che si sia dimenticata di mettere la cucina, questo è solo il montaggio”
“Uffa! E non poteva dirmelo prima?”
“Scusi, chi è che lavora qui, io o lei?”
L’assegno sarebbe da duemila e svaire euri, il brunetto, probabilmente un agente della CIA sotto copertura, non si fida più del solo passaporto. Forse vuole una bolla pontificia o una dichiarazione di Obama. Chiama i suoi superiori in un mormorio che si esaurisce con “eh, ma è un passaporto italiano, come mi fido?”, con una buona pace dell’UE.
Koris può firmare il secondo assegno e andarsene. La prossima vita volta si va all’Ikea a Vitrolles.

Commento di ‘thieu: “Ma che pretendevi, che gli Svedesi fossero svegli? Guarda il Vasa, ha fatto gluglu il giorno stesso del varo. E sono stati così acuti che l’ultimo re abbiamo dovuto rifilarglielo noi…”

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14 thoughts on “Ai confini della realtà svedese

  1. Mezzatazza 28 agosto 2015 alle 09:12 Reply

    Ha già detto tutto ‘thieu 🙂

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  2. altrirespiri 28 agosto 2015 alle 10:32 Reply

    i francesci però sono razzisti “ma è un passaporto italiano, come mi fido?” sarebbe da arrotolare il detto passaporto e farlo ingoiare passando dal naso… solo che poi il passaporto serve
    Io all’Ikea non sono mai stata trattata male… sarà che gli impiegati sono italiani? (per inciso, vale anche lì, il problema non è lo svedese, ma il francese che gestisce quella sede)

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    • yaxara 28 agosto 2015 alle 11:58 Reply

      Il moretto era un Francese del Magreb 😉
      Pero’ onestamente ho sempre dato a tutte le autorità la mia carta d’identità (banca, prefettura, ecc…). Ma battuto ciglio. E all’Ikea non si fidano?! Ma per piacere…!

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      • altrirespiri 29 agosto 2015 alle 06:15

        l’immigrato razzista è ancora più razzista, non ti pare?
        Che poi… non è che avevi una pistola, volevi staccare un assegno….

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      • yaxara 29 agosto 2015 alle 10:50

        Il coglione è internazionale, forse intergalattico!
        Comunque io ero lì per dargli dei soldi, è questo il colmo!

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  3. avvocatolo 28 agosto 2015 alle 12:09 Reply

    Caparbietà koris kaparbietà

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    • yaxara 28 agosto 2015 alle 13:20 Reply

      Un sacco! O cucina o morte!

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      • avvocatolo 28 agosto 2015 alle 13:21

        Adelante adelante c’è una koris al volante ha due occhi…che sembra un diavolooooo

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      • yaxara 28 agosto 2015 alle 13:46

        E questa volta non si fermerà tanto facilmente!

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      • avvocatolo 28 agosto 2015 alle 13:46

        Ua ti vedo proprio co gli occhi rossi e i canini che spuntano e il forcone nel portabagagli e la coda sotto il sedile 👹

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      • yaxara 28 agosto 2015 alle 14:00

        Mi sa che la cosa più inverosimile sia il forcone nel portabagagli, che la Ya(xa)ris è piccola…

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  4. fradicuneo 31 agosto 2015 alle 07:34 Reply

    Questa storia emrita un boikot a tutte le ikea del mondo!!

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    • yaxara 31 agosto 2015 alle 07:36 Reply

      Quello si’, ma qual è l’alternativa? 😦

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